Rapporto Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato ISS 2017
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Rapporto Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato ISS 2017
Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni - Valutazione dell’Osservatorio Nazionale Alcol-CNESPS sull’impatto del consumo di alcol ai fini dell’implementazione delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute Rapporto 2017
ISS 12/04/2017
La valutazione epidemiologica del rischio alcol-correlato finalizzata all’incremento di solide basi conoscitive, in supporto al Piano Nazionale di Prevenzione e all’implementazione del Piano Nazionale Alcol e Salute, è stata valorizzata dal Piano Sanitario Nazionale (PSN), inserita nel Programma Statistico Nazionale per l’anno 2011-2013, e di recente nell’aggiornamento per il triennio 2014-2016.
Le informazioni fornite dalle attività di monitoraggio sull’andamento delle Problematiche e Patologie Alcol-Correlate (PPAC), a livello sia nazionale che regionale e di Provincie Autonome consentono una valutazione del soddisfacimento dei bisogni sanitari e dell’adempimento di quanto richiesto dal PSN a livello delle singole regioni. Gli indicatori di consumo e delle patologie alcol-correlate utilizzate per le attività di monitoraggio, forniscono inoltre gli elementi utili per la valutazione periodica delle azioni a suo tempo identificate dal Piano Nazionale Alcol e Salute e attualmente recepite dal Piano Nazionale Prevenzione; informazioni evidentemente indispensabili per orientare l’adozione di adeguate iniziative strategiche. A partire dl 2012 le elaborazioni per il monitoraggio, dei dati dell’indagine Multiscopo sulle famiglie - Aspetti della vita quotidiana, svolte dall’ISTAT, e della banca dati sulla mortalità dell’ISTAT sono state inserite nel PSN e affidate formalmente all’ONA-ISS; rispetto alle statistiche prodotte dall’ISTAT, a cui si integrano, hanno quale valore aggiunto l’utilizzo di procedure e metodologie originali sviluppate dal gruppo di ricerca dell’ONA in collaborazione con i principali gruppi attivi a livello europeo e internazionale al fine di provvedere alla definizione di flussi informativi e di stime armonizzate sviluppate in Europa in una chiave di interpretazione più aderente alla prospettiva di salute pubblica.
L’ONA si avvale della collaborazione del Ministero della Salute, del Servizio di Statistica dell’Istituto Superiore di Sanità e ove possibile delle Regioni per l’analisi di dati socio-sanitari e dei flussi informativi rientranti nelle competenze del Sistema Informativo Sanitario, come quello della banca dati di mortalità e della rilevazione periodica delle attività dei gruppi per la riabilitazione degli alcol-dipendenti.
Per la redazione del report annuale l’ONA-ISS si collega non solo alle strutture istituzionali dedicate all’elaborazione statistica ma anche ad altri enti pubblici, società scientifiche o associazioni che possano favorire la disponibilità e facilitare l’elaborazione delle banche dati esistenti. In funzione dell’esigenza di poter fruire dei dati europei per la comparazione con il contesto nazionale vengono assicurati anche i contatti europei e internazionali tramite il WHO CC Research on alcohol che ha sede presso l’ONA-ISS; anche le associazioni europee di advocacy quali EUROCARE (European Alcohol Policy Alliance) collaborano al reperimento, aggiornamento ed elaborazione dei database che non sono usualmente nelle disponibilità istituzionali e nazionali. L’aggiornamento in tempo reale delle fonti statistiche e dei database è garantito anche dalla partecipazione attiva alle riunioni formali nazionali ed europee dedicate al monitoraggio alcol correlato.
Sono in aumento in Italia i consumi di bevande alcoliche, soprattutto tra i giovanissimi. Aumento dei consumi pro-capite che sono coerenti con le tendenze rielaborate sui dati ISTAT di oltre 35 milioni di consumatori di più di 11 anni di almeno una bevanda alcolica con prevalenza maggiore tra gli uomini rispetto alle donne con una evidente crescita dei consumi al di fuori dei pasti (nel 2013 erano il 25,8%, nel 2014 erano il 26,9%, nel 2015 risultano il 27,9%) e dei consumatori occasionali (dal 38,6%del 2014 al 42,3% del 2015). Sono soprattutto le donne e naturalmente i giovani, adolescenti e minori a bere fuori pasto.
"I nuovi modelli del bere proposti dal marketing e dalle mode sostenute negli anni da strategie di mercato sono una realtà ben evidenziata in tutta Europa. L’Italia è oggi sotto l’effetto dell’onda lunga di abitudini di consumo avviate in realtà nord-europee - commenta Emanuele Scafato, Direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’ISS che elabora i dati per la Relazione al Parlamento del Ministro alla Salute appena pubblicata - tuttavia, grazie a importante campagne di sensibilizzazione, si è già incominciata a verificare tra i giovani la sostituzione di queste abitudini con alternative culturali più salutari e socializzanti ad esempio legate al fitness o al cibo".
In Italia il fenomeno del binge drinking ha coinvolto all’incirca l’11 % dei consumatori e poco più del 3 % delle consumatrici con oltre 3.700.000 binge drinkers di età superiore a 11 anni e valori massimi registrati nell’adolescenza e tra i 18-24enni, fascia in cui 1 maschio su 5 e 1 femmina su 10 bevono sino all’intossicazione episodica ricorrente. Sono i maschi a superare significativamente le femmine in ogni classe di età, ad eccezione degli adolescenti, dei minori per i quali la forbice si restringe accomunando i pari in termini di rischio; una fascia di popolazione per la quale sarebbe attesa una frequenza pari a zero considerando il divieto, rafforzato dall’ultima normativa di febbraio 2017, che vieta vendita e somministrazione di bevande alcoliche al di sotto 18 anni. Divieto ampiamente disapplicato e che suggerisce una riflessione sull’esigenza di iniziative a supporto del rispetto della legalità.
Nell’ambito della Joint Action europea RARHA (Reducing Alcohol Related Harm) – conclusa a dicembre 2016 – l’Ona è stato designato dal ministero della Salute come partner formale di riferimento per collaborare nel coordinamento della produzione dell’evidenza scientifica e dei principali elementi di orientamento per la definizione e implementazione di Linee guida europee basate su definizioni comuni di “consumo a più basso rischio”, delle indicazioni degli elementi nutrizionali (e non) da porre in etichetta, dei contenuti e delle modalità relative ai possibili messaggi per la tutela della salute e in particolare per i minori, dei “warning message” sul rischio di patologie (come il cancro) causato dall’alcol, e sui contenuti e le modalità di comunicazione e prevenzione basate sull’evidenza scientifica. L’Istituto superiore di sanità ha prodotto e presentato alla Commissione europea e a tutti gli Stati membri un rapporto di buone pratiche per la definizione di linee guida sul consumo a basso rischio a cura delle istituzioni preposte e dei policy makers. Le stime dei consumatori a rischio, elaborate dall’Istituto Superiore di Sanità, fanno emergere una vasta platea d’intervento orientato all’identificazione precoce per quasi 8.500.000 individui che sono considerati consumatori rischiosi secondo i limiti stabiliti dalle Linee Guida correnti di recente condivise anche attraverso la Joint Action Europea RARHA. Circa il 23% degli uomini e il 9% delle donne di età superiore a 11 anni potrebbero essere ricondotti ad un consumo moderato anche con l’intervento dei medici che possono suggerire nuovi stili di vita.
"Dei circa 6.000.000 di consumatori rischiosi di bevande alcoliche e dei 2.500.000 di consumatrici a maggior rischio che nel 2015 non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica riguardo alle quantità da non superare nel consumo di bevande alcoliche, circa 710.000 seguono modalità di consumo che hanno già procurato un danno all’organismo o un’alcoldipendenza - conclude Scafato - Si tratta di pazienti che si trovano in necessità di un trattamento che oggi è fornito a poco più di 72.000 alcolisti nei 499 servizi alcologici del SSN. La sfida è intercettare il rischio prima che possa evolvere in danno e alcoldipendenza e quindi far salire la quota dei pazienti in carico ai servizi che oggi intercettano poco più del 10 % di quanti avrebbero necessità di cure specifiche".
Una risposta di Salute Pubblica richiesta ai policy-makers per i quali è stato realizzato, in collaborazione con l’OMS, un manuale di interventi per la riduzione del danno alcol-correlato, tradotto in italiano dall’ISS e presentato nel corso dell’Alcohol Prevention Day. Un manuale indirizzato principalmente a coloro che operano nei ministeri della Salute o che sono responsabili, a livello regionale o locale, dello sviluppo di strategie e piani d’intervento volti a ridurre il danno alcol-correlato. È la versione italiana, curata dall’Ona, del documento “Handbook for action to reduce alcohol-related harm” pubblicato nel 2009 dall’Oms Europa. Il manuale evidenzia le infrastrutture necessarie per un valido piano di azione sull'alcol, per poi descrivere le 10 aree di azione fondamentali per un intervento efficace. Per ciascuna area, il manuale delinea le strategie specifiche, elenca una serie di questioni da prendere in considerazione, formula le opzioni di intervento, individua le collaborazioni necessarie e fornisce spunti bibliografici per l'individuazione di strumenti e materiali di supporto.
Il rapporto risulta essere così strutturato:
Prefazione
Consumo di bevande alcoliche in Europa
Health for All, il database europeo della WHO
Consumo di alcol e mortalità alcol-attribuibile nella Regione europea della WHO tra il 1990-2014
Consumo di alcol in Europa
Mortalità alcol-attribuibile in Europa
Consumi nella popolazione italiana generale
Consumatori di alcol (di almeno una bevanda alcolica)
Consumatori di vino, birra, aperitivi alcolici, amari e superalcolici
Comportamenti a rischio
Linee guida sul consumo di alcol a basso rischio della Joint Action RARHA
Indagine conoscitiva sull’implementazione delle linee guida sul consumo di alcol
Opinione di esperti RARHA sul linee guida sul consumo di alcol
Consumatori abituali eccedentari
Consumatori fuori pasto
Consumatori binge drinking
Consumatori a rischio (criterio ISS)
Consumi alcolici e modelli di consumo nelle Regioni
Italia nord-occidentale
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Liguria
Italia nord-orientale
Provincia Autonoma di Bolzano
Provincia Autonoma di Trento
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Emilia Romagna
Italia centrale
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Italia meridionale
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Italia insulare
Sicilia
Sardegna
Mortalità per decessi totalmente alcol-attribuibili
Mortalità alcol-attribuibile per età e genere
Mortalità alcol-attribuibile per regione di residenza
Consumo di alcol tra i giovani
Consumatori di 11-17 anni
Consumatori di 18-20 anni
Consumatori di 21-25 anni
Consumo di alcol tra gli anziani
Consumatori giovani anziani (65-74 anni)
Consumatori anziani (75-84 anni)
Consumatori grandi anziani (≥ 85anni)
Conclusioni
Bibliografia
Fonte: Istituto Superiore di Sanità
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