Raccolta differenziata del tessile: obbligo dal 1° gennaio 2022
Appunti Ambiente | ||
28 Novembre 2024 | ||
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Raccolta differenziata del tessile: obbligo dal 1° gennaio 2022 ID 15372 | News SNPA del 05.01.2022 / Documento allegato L’obbligo di raccogliere separatamente i rifiuti tessili, in Italia, è scattato dal 1 gennaio 2022, come previsto dal decreto legislativo n.116/2020 che ha modificato il decreto legislativo n.152/2006, mentre a livello europeo, la raccolta differenziata di questa tipologia di rifiuto diventerà obbligatoria entro il 2025. Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 L’obiettivo è quello di diminuire l’impatto ambientale del tessile e incentivare il riutilizzo e il riciclo. Secondo le stime di Ispra il 5,7% dei rifiuti indifferenziati è composto da rifiuti tessili, si tratta di circa 663mila tonnellate/anno destinate a smaltimento in discarica o nell’inceneritore e che potrebbero essere, in grande parte, riutilizzate o riciclate. Sempre secondo Ispra, la media nazionale pro capite di raccolta di rifiuti tessili è di 2,6 chili per abitante; al nord si raggiunge la quota di 2,88, al centro di 2,95 kg, quantità che si abbassa a due chilogrammi al sud. Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Marche hanno già superato la soglia dei 3 chilogrammi per abitante, mentre Valle d’Aosta e Basilicata sono vicine alla soglia dei 4 Kg, quota superata dal virtuoso Trentino Alto-Adige. Al contrario, Umbria e Sicilia raccolgono in modo differenziato meno di 1 Kg di tessile per abitante. Al momento la raccolta differenziata del tessile è strutturata solo parzialmente sul territorio nazionale e colmare, in breve tempo, le differenze tra regioni non sarà facile. Con l’obbligatorietà, i Comuni e i gestori, che non hanno ancora attivato questo servizio di raccolta, dovranno realizzarlo quanto prima e regolamentarlo al meglio, comprendendo sia gli indumenti che altri materiali tessili, come ad esempio la tappezzeria, le lenzuola, gli asciugamani e altri prodotti tessili che, per lo più, si trovano nelle nostre abitazioni. Questo comporterà un aumento della presenza di frazioni non facilmente valorizzabili, con un possibile aumento dei costi di cernita e smaltimento che preoccupa non poco gli operatori del settore. In sostanza, con l’introduzione dell’obbligo di raccolta differenziata del tessile, si teme l’immissione sul mercato di maggiori quantitativi di rifiuti tessili che possono determinare degli squilibri sullo stesso e un contestuale abbassamento della qualità degli stessi. Qualcuno ha già invocato una proroga, quantomeno parziale, dell’obbligo che scatterà tra pochi giorni, prevedendo una limitazione, nella fase iniziale, ai soli abiti usati, in attesa che l’Europa definisca la propria strategia sull’economia circolare nel tessile. La strategia europea prevede, tra le sue principali novità, l’introduzione dell’estensione della responsabilità del produttore (Epr) nel comparto industriale tessile-moda, visto come uno dei migliori strumenti per raggiungere gli obiettivi previsti a livello comunitario per rendere concreto il principio del “chi inquina paga”. Qualcuno ha già ammonito di fare attenzione che i costi non ricadano due volte sui cittadini: prima come consumatori poi in veste di “inquinatori”, chiamati a pagare una tassa sullo smaltimento dei rifiuti prodotti. In più bisognerà scongiurare anche il possibile pericolo che qualche produttore possa approfittarne, facendo propria la somma pagata dal consumatore per lo smaltimento senza garantirne uno realmente rispettoso della normativa e dell’ambiente. L’esempio da seguire per fortuna esiste, basterà rifarsi alle esperienze già operative da anni nel settore degli imballaggi. Fonte: SNPA Collegati |
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