Le attività estrattive da cave e miniere | ISTAST 2015/2016
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24 Novembre 2024 | ||
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Le attività estrattive da cave e miniere | ISTAST 2015/2016 Report ISTAT Anni 2015, 2016 Nel 2016 sono presenti in Italia 5.273 siti estrattivi attivi e non attivi nell’anno (5.137 cave e 136 miniere), il 6,2% in meno rispetto al 2015. Circa un quarto dei comuni italiani (2.013) ha almeno un sito estrattivo. I siti attivi produttivi nell’anno sono 2.295 (2.227 cave e 68 miniere) dai quali si estraggono complessivamente circa 167,8 milioni di tonnellate di minerali non energetici (-3,2% rispetto al 2015). Le estrazioni nazionali, comprese le acque minerali, sono costituite per l’83,8% da minerali da cave, con 154 milioni di tonnellate (-3,2%% rispetto al 2015); l’aggregato “calcare, travertino, gesso e arenaria” è il più rappresentativo (48,6% del totale estratto dalle cave). Circa il 44% delle estrazioni nazionali da cave si concentra nel Nord del Paese (68 milioni di tonnellate); in testa la Lombardia, per numero di cave in produzione (273) ed estrazioni (14,4% dei prelievi totali). Risultano tendenzialmente stabili rispetto al 2015 le estrazioni di minerali solidi da miniere, con 13,7 milioni di tonnellate. In prevalenza sono estratti “minerali ceramici e industriali” (5,7 milioni di tonnellate) e “marna da cemento” (5,5 milioni di tonnellate). Il 58,5% del totale nazionale proviene da Sardegna, Toscana e Umbria. Figura 1 - Estrazione di minerali da cave e miniere a livello nazionale. Anno 2016, composizione percentuale Fra i minerali da miniera, le estrazioni di acque minerali ammontano a 16,2 milioni di metri cubi, e sono concentrate per il 57% al Nord. Fra le regioni, la Lombardia ha i maggiori prelievi con quasi 3,3 milioni di metri cubi, seguono Piemonte e Veneto che insieme rappresentano il 50,7% del totale nazionale. Gli indicatori di pressione ambientale Densità dei siti estrattivi attivi (DSE) e Intensità di estrazione (IE) mostrano a livello comunale, per il 2016, che il 40% dei comuni con siti estrattivi attivi registra una pressione medio-alta, per la presenza di più di 5 siti. Secondo gli indicatori di pressione territoriale - che misurano il fenomeno estrattivo in comuni costieri, con aree protette e con aree a rischio idrogeologico (alluvioni e frane) - il 19,6% delle estrazioni nazionali avviene in comuni costieri, con percentuali più alte nelle Isole (40%) e al Sud (37,7%). In numerose regioni si registra una rilevante presenza di attività estrattive in aree esposte a rischi naturali (Liguria, Molise, Umbria, Sicilia, Valle d'Aosta, Marche, Toscana). Figura 2 - Indicatore di densità dei siti estrattivi attivi (DSE) per comune. Anno 2016, siti estrattivi per Kmq In lieve flessione i siti estrattivi nel territorio nazionale Le attività estrattive di risorse minerali non energetiche da cave e miniere (1) sono molto diffuse nel Paese, legate ad una grande varietà geologica. Siti estrattivi sono presenti in tutte le regioni. Le implicazioni per l’ambiente naturale, in termini di “pressioni" , fenomeni riconducibili ad attività antropiche che alterano lo stato delle componenti ambientali, sono legate a numerosità di siti estrattivi, dimensione fisica dei prelievi e caratteristiche del territorio. Nel 2016 i siti estrattivi risultano complessivamente 5.273, in flessione del 6,2% rispetto al 2015 (Prospetto 1)(2) Prospetto 1. Siti estrattivi per tipo e stato di attività, per regione. Anno 2016, valori assoluti e variazioni percentuali a) Dati stimati. Sono 5.137 i siti di seconda categoria (cave) e 136 quelli di prima categoria (miniere) dichiarati attivi o non attivi nell'anno osservato dalle Istituzioni pubbliche locali. Il 43,5% delle cave italiane si concentra al Nord, per lo più in Lombardia (9,8% del totale nazionale), Piemonte (8,9%) e Veneto (8,4%). Seguono il Sud e Isole con il 36,6% (in particolare in Sicilia e Puglia rispettivamente con 9,1% e 8,3% del totale nazionale). Al Centro si trova il 19,9% delle cave nazionali, presenti soprattutto in Toscana (7,9%) e Lazio (6,3%). Le miniere si trovano solo in alcune aree del Paese, localizzate per lo più al Nord (58 siti). I siti di Sardegna (30) e Piemonte (25) insieme rappresentano circa il 40% del totale nazionale, seguite ad una certa distanza da Toscana (15), Lombardia (11) e Veneto (10). A conferma della diffusione del fenomeno estrattivo nel territorio, sono 2.013 i comuni interessati dalla presenza di almeno un sito estrattivo (cava o miniera). In quasi il 40% di questi comuni sono presenti da 2 a 5 siti, dichiarati attivi o non attivi nell’anno osservato dalle Istituzioni pubbliche locali. In particolare, dei 46 comuni che hanno nel proprio territorio più di 10 siti, 19 sono localizzati nel Nord (soprattutto nelle province di Trento, Brescia, Verona, Vicenza), 10 nel Centro (con una concentrazione maggiore nelle province di Roma e Massa Carrara) e i restanti 17 comuni al Sud (prevalentemente nelle province di Sud Sardegna (3), Trapani, Barletta-Andria-Trani, Bari). Nel 2016 i siti estrattivi attivi sono 4.679, in leggero calo rispetto all’anno precedente (-1,6%), soprattutto per effetto di una riduzione complessiva del numero delle cave attive, 74 in meno rispetto al 2015. Le cave attive sono 4.568, delle quali 2.227 risultano produttive nell’anno considerato. Nel 2016 le cave in produzione sono concentrate in prevalenza in Lombardia, Toscana, Piemonte e Sicilia, rappresentando insieme poco meno del 45% del totale nazionale. Le miniere attive sono 111, di cui 68 interessate da attività di estrazione. Tali siti in produzione si trovano per lo più in Piemonte (17), Sardegna (16) e Toscana (11), regioni dove complessivamente si concentra il 64,7% delle miniere italiane produttive. Rispetto al 2015, il numero delle cave attive produttive nel Paese segna una flessione del 5,3%, (125 cave in meno). Tale diminuzione appare superiore alla media nazionale in oltre la metà delle regioni. Modesto è invece il calo delle miniere (-1,4%) che passano da 69 nel 2015 a 68 nel 2016. In riferimento al tipo di minerale, il 34% delle cave attive produttive nel Paese è impegnato nell’estrazione di “calcare, travertino, gesso e arenaria” e il 32% in quella di “sabbia e ghiaia”. Nel 66,2% delle miniere in produzione si estraggono “minerali ceramici e industriali”. Nel 2016, risultano complessivamente 594 i siti estrattivi non attivi - cioè siti dichiarati sospesi e cessati nell’anno - e comprendono 569 cave e 25 miniere. Prosegue la diminuzione delle estrazioni a livello nazionale Nel 2016 sono stati estratti complessivamente 167,8 milioni di tonnellate di risorse minerali non energetiche solide da cave e miniere con una diminuzione del 3,2% rispetto al 2015 (pari a circa 5,5 milioni di tonnellate), proseguendo una tendenza flessiva rilevata a partire dal 2013 (Figura 1). Nel 2016 l’Italia si posiziona al quinto posto per estrazione interna di minerali non energetici (4), dopo Germania, Romania, Francia e Polonia, confermandosi fra i Paesi Ue tradizionalmente rappresentativi del settore. Il 92% dei prelievi nazionali è rappresentato da estrazioni di minerali da cave (circa 154 milioni di tonnellate), con una diminuzione del 3,2% rispetto al 2015 diffusa a tutti i macro-aggregati esaminati (5). Tendenzialmente stabili, le estrazioni da miniere si attestano intorno ai 13,7 milioni di tonnellate (-2,2%). Nel 2016 l’aggregato “calcare, travertino, gesso e arenaria” si conferma il più rappresentativo in peso, con quasi 75 milioni di tonnellate estratte, vale a dire il 48,6% del totale nazionale di minerali provenienti da tutte le cave in produzione nel Paese. Fra i minerali che compongono l’aggregato, il calcare è il più estratto, con circa 65,5 milioni di tonnellate (770 mila tonnellate prelevate in più rispetto al 2015). Tale roccia sedimentaria, molto diffusa nel nostro territorio, caratterizza la morfologia di vaste aree con stratificazioni di notevole estensione. Il calcare ha numerosi utilizzi, quali produzione di calcestruzzo, costruzioni stradali, industria dell'acciaio e della chimica. In forte aumento anche l’estrazione del travertino (circa 1,8 milioni di tonnellate, +29,6% rispetto al 2015), largamente usato come materiale da costruzione e da rivestimento, per qualità estetica e notevole resistenza agli agenti meteorici. Sebbene in calo rispetto al 2015 (circa il -3,1%), il secondo aggregato per quantità estratte si mantiene “sabbia e ghiaia” con 54,9 milioni di tonnellate (pari al 35,6% del totale nazionale dei prelievi da cave). Le estrazioni di “porfido, basalto, tufo e altre rocce vulcaniche” sono complessivamente pari a quasi 8 milioni di tonnellate (-8,3% rispetto al 2015). In prevalenza sono stati prelevati quantitativi di basalto (circa 5,5 milioni di tonnellate, equivalenti al 68,5% dell’aggregato) e di porfido (963 migliaia di tonnellate), pietra ornamentale molto apprezzata per la bellezza dei cromatismi.
Altri materiali ornamentali si trovano nell’aggregato “granito e altre rocce intrusive, scisti e gneiss” per il quale le quantità estratte sono costituite in prevalenza da granito, con quasi 1 milione di tonnellate (pari al 32,4% dell’aggregato), roccia ignea intrusiva molto concentrata nelle Alpi, in Calabria ed in Sardegna. Nel 2016 le estrazioni dell’aggregato diminuiscono del -4,8% (circa 150 mila tonnellate). A tale diminuzione contribuiscono per lo più le minori estrazioni di granito, gneiss e serpentina (225 mila tonnellate in meno) mentre risultano in controtendenza le estrazioni di calcescisto e ardesia (rispettivamente +39,8% e +24,9%). Nel 2016 le estrazioni di “marmo” (5,8 milioni di tonnellate) segnano una sensibile flessione (-8,1%) che corrisponde a minori prelievi per circa mezzo milione di tonnellate. Questa roccia metamorfica si presenta con varietà molto pregiate nei giacimenti dei territori di alcune regioni (6). Ampliamente utilizzato a fini ornamentali per decorazioni e rivestimenti e in opere di valore artistico, il marmo italiano è molto apprezzato sui mercati internazionali e alimenta importanti flussi di esportazione - soprattutto verso paesi extra-Ue - di risorse grezze e prodotti lavorati. Per quanto riguarda le estrazioni da miniere, nel 2016 in Italia sono stati estratti in prevalenza “minerali ceramici e industriali” (5,7 milioni di tonnellate) e “marna da cemento” (5,5). Tali aggregati, entrambi in aumento, rappresentano rispettivamente il 41,7% ed il 40,5% del totale nazionale estratto da miniere. Il minerale prevalentemente estratto è costituito dai feldspati (quasi 3,2 milioni di tonnellate nel 2016), che rappresentano il 55,8% del primo dei due aggregati. Restano stabili le estrazioni di “salgemma” che si attestano intorno a 2,1 milioni di tonnellate. L’aggregato “talco, bauxite e fluorite”, modesto in peso nel panorama delle estrazioni minerarie, registra una flessione principalmente dovuta al forte calo dei prelievi di fluorite e all’assenza di estrazioni di bauxite nel 2016. (1) Attraverso la rilevazione dell’Istat Pressione antropica e rischi naturali sono stati acquisiti da archivi amministrativi di Istituzioni pubbliche locali (Regioni, Province, Province Autonome di Trento e Bolzano, Distretti Minerari della Sicilia) dati riferiti ai siti estrattivi di cave e miniere autorizzati e ad estrazioni di minerali di I categoria (miniere) e II categoria (cave), definite nel vigente Regio Decreto 1443/1927. Non sono oggetto della rilevazione Istat le estrazioni di minerali che producono energia. Fonte: ISTAT Collegati: |
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