Emergenza sanitaria Covid-19 e ciclo dei rifiuti
Appunti Ambiente | ||
24 Novembre 2024 | ||
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Emergenza sanitaria Covid-19 e ciclo dei rifiuti Tra i principali problemi che emergono dalla relazione della Commissione ecomafia su Covid-19 e ciclo dei rifiuti: l'abbandono di rifiuti come mascherine e guanti, l'interessamento delle organizzazioni criminali ai servizi ambientali, alle attività di risanamento e di bonifica nonché ad altri servizi connessi alla gestione dei rifiuti e la battuta d'arresto dell'economia circolare. La relazione della Commissione ecomafia su Covid-19 e ciclo dei rifiuti mette in evidenza come, per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, i temi rilevanti in fase emergenziale, ma anche nel prossimo futuro, siano quelli riguardanti: - la raccolta e il trattamento dei rifiuti ospedalieri; nonché dei rifiuti prodotti da pazienti tutelati a domicilio, in residenze sanitarie assistenziali, in strutture dedicate L’emergenza epidemiologica ha ridotto il quantitativo di rifiuti prodotti, non solo si è avuta una decisa contrazione nella produzione dei rifiuti speciali di origine industriale ma anche dei rifiuti urbani assimilati provenienti da commercio, turismo e terziario. Si è registrato, invece, un aumento dei rifiuti urbani, anche di quelli organici, in ogni caso, secondo i dati forniti da ISPRA alla Commissione, i rifiuti urbani, nel loro complesso, sono diminuiti di circa il 10% (meno 500 mila tonnellate) nel bimestre marzo-aprile 2020. Sempre secondo le stime fornite da ISPRA alla Commissione, in considerazione delle previsioni sulla riduzione del PIL, la produzione dei rifiuti urbani alla fine del 2020 potrebbe ammontare a circa 28,7 milioni di tonnellate, dato confrontabile con quello rilevato nel 2000. Relativamente invece ai rifiuti che si originano dall’uso quotidiano e diffuso di dispositivi di protezione come guanti e mascherine, ISPRA ha stimato, all’inizio di maggio scorso, una produzione complessiva di rifiuti a fine 2020 compresa tra 160mila e 440mila tonnellate, con un valore medio di 300 mila tonnellate. Queste quantità sono gestibili dal sistema impiantistico italiano senza squilibri, ma rimane auspicabile che, anche grazie all’intervento e al lavoro di sensibilizzazione svolto dalla Commissione, tali rifiuti diminuiscano. Purtroppo i presidi individuali di protezione dismessi, talvolta, vengono abbandonati in modo incontrollato nell’ambiente, per questo sarebbe non solo necessario attenersi alle informazioni fornite dalle Autorità nazionali e regionali in merito alla loro corretta gestione ma risulterebbe, altresì, opportuno organizzare adeguati e diffusi punti di raccolta. A questo proposito è in fase di realizzazione, per affrontare la fase 2 dell’emergenza, un tavolo tecnico con l’Ordine dei farmacisti per disporre davanti alle farmacie appositi raccoglitori per i dispositivi a protezione dei cittadini e con Federalberghi, per mettere in campo misure atte ad evitare il massivo “usa e getta”. Un ulteriore aumento è stato stimato nella produzione dei rifiuti sanitari, il quantitativo di rifiuti a rischio infettivo gestiti presso inceneritori o avviati a sterilizzazione, nel 2018, si è attestato a poco meno di 144.000 tonnellate. A fronte di questa produzione la potenzialità degli impianti è significativamente più elevata, pertanto non si evidenziano al momento elementi di criticità anche se, in ogni caso, l’impatto dell’emergenza sanitaria non risulti ancora stimabile con precisione. Il settore dei rifiuti sanitari pare che sia tra quelli verso i quali le organizzazioni malavitose hanno rivolto maggiormente le loro attenzioni. Il rapporto sottolinea come la criminalità abbia da sempre mostrato grande interesse per il settore della raccolta e della gestione dei rifiuti, come emerso da molteplici indagini nel corso del tempo. Pur non essendovi ancora particolari evidenze, può comunque ritenersi, in base alla conoscenza del fenomeno, che l’interesse rimarrà immutato. Dalle audizioni sono emerse alcune situazioni che potrebbero risultare appetibili per la criminalità come, ad esempio, quelle legate all’aumento dei limiti quantitativi gestibili da alcuni impianti determinato con semplici ordinanze regionali derogatorie e la permeabilità a interessi illeciti mostrata da aziende, in difficoltà, che operano nel settore della gestione rifiuti. La legge n. 23 del 2020 ha inserito i servizi ambientali e le attività di bonifica nella lista delle attività maggiormente esposte a rischio di infiltrazione criminale, anche per questo la Commissione continuerà a monitorare i fenomeni di illegalità nel settore dei rifiuti, anche acquisendo informazioni dalle Autorità inquirenti e dagli enti di controllo. Nel complesso, in un quadro di diminuzione dei rifiuti speciali e urbani e pur a fronte dell’aumento di alcuni specifici flussi, il sistema impiantistico italiano appare in grado di affrontare questa situazione di emergenza senza particolari criticità. Nel settore del riciclo, il rapporto mette in evidenza che l’emergenza epidemiologica e il lockdown hanno comportato un “blocco dei mercati”, non inteso come effetto diretto di provvedimenti amministrativi, ma come cessazione o forte riduzione degli acquisiti dei mercati a valle delle raccolte, a causa della sospensione delle attività di molte aziende e dei consumi di materiali da riciclo. La relazione si conclude con una serie di raccomandazioni della Commissione: - rispettare i principi nazionali ed europei in materia di economia circolare e degli obiettivi in questo campo Per quanto riguarda il tema della gestione dei rifiuti ospedalieri, la Commissione invita a: - riflettere sugli effetti della sterilizzazione in situ quale soluzione idonea a evitare aumenti delle quantità di rifiuti inceneriti e trasporti di rifiuti dai presidi ospedialieri agli impianti Per quanto attiene, infine, il fronte del ciclo dei rifiuti, la Commissione propone di: - considerare le criticità di segmenti del sistema impiantistico nazionale e la necessità di costruzione di una filiera economica del trattamento di materia ... Fonte: SNPA Collegati: |
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