Direttiva 11 maggio 1997 (Metodo Augustus) / Pianificazione di emergenza
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01 Dicembre 2024 | ||
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Direttiva 11 maggio 1997 (Metodo Augustus) / Note e Metodo ID 18228 | 29.11.2022 / In allegato il metodo Augustus (Da DPC Informa "Periodico informativo del Dipartimento della Protezione Civile" Numero 4 Maggio-Giugno 1997) In allegato: La pianificazione di emergenza basata sulla Direttiva dell'Agenzia Nazionale di Protezione Civile dell'11 maggio 1997 denominata "Metodo Augustus" si è rivelata estremamente valida e funzionale. Nata come risposta a decenni di cattiva amministrazione delle emergenze è stata attuata per la prima volta nella gestione del terremoto Umbria e Marche 1997 e viene puntualmente riproposta ed applicata con ottimi risultati, dato il bisogno di unitarietà e semplicità negli indirizzi della pianificazione di emergenza. Il metodo Augustus nasce dall'esigenza di dotare il Servizio Complesso di Protezione Civile, sancito con la legge 225/92 (abrogata dal Decreto Legislativo 2 gennaio 2018 n. 1 - Codice della protezione civile, di un indirizzo unitario di base (linguaggi e procedure, ecc, ecc) per la pianificazione di Protezione civile nei vari livelli di competenza. E' stato pubblicato per la prima volta da Elvezio Galanti responsabile della Pianificazione di Emergenza presso il Dipartimento della Protezione Civile nel maggio-giugno 1997 nella rivista DPC INFORMA “Periodico informativo del Dipartimento della Protezione Civile” – anno II; numero 4. Il nome Augustus nasce da una lettura di Galanti sulla vita dell’Imperatore Ottaviano Augusto di Allen Massie “Augustus. Memoirs of Emperor” – 1986. In questa pubblicazione viene riportata dall’autore un ipotetico dialogo tra l’Imperatore e i suoi figli nel quale l’Imperatore afferma che: “ Il valore della pianificazione diminuisce in conformità con la complessità dello stato delle cose”. Questa affermazione venne adottata da Galanti come assunto del Metodo Augustus per dare alle Autorità preposte di protezione civile uno strumento di pianificazione semplice, snello, flessibile e di facile consultazione agli addetti ai lavori e ai cittadini.. Fu chiamato “metodo” e non “direttiva” proprio per non appesantire, irrigidire la struttura di un qualsiasi piano di protezione civile che può variare da territorio a territorio, popolazione per popolazione. Un metodo di base su cui poi articolare procedure più particolari e puntuali. Le prime esperienze parziali del Metodo Augustus (adozioni delle Funzioni di supporto) furono realizzate per l'Alluvione del Tanaro del 1994 e per l'Alluvione della Versilia del 1996 nonché attraverso incontri operativi internazionali in occasione del terremoto del 1994 a Los Angeles e il Terremoto di Kobe del 1995. Il Metodo Augustus è inserito nel Progetto FORMIDABLE approvato dalla European Commission – Information Society Technologies: Systems and Services for the Citizen Application relating to environmental protection. Elvezio Galanti - Intervista 11 Gennaio 2020 Da una lettura nacque un'idea, ci racconta in breve la cornice culturale in cui si sviluppò il Metodo Augustus? "Dopo la pubblicazione della legge che istituì il Servizio nazionale della protezione civile (la n. 225 del 1992), emerse la necessità di dare un’indicazione metodologica a tutti quei soggetti – componenti e strutture operative – su come lavorare insieme, sia in prevenzione sia in una situazione di emergenza. Le linee guida del Metodo Augustus – che pongono sempre al centro concetti di flessibilità, facilità di utilizzo e adattamento a situazioni impreviste – traggono spunto da diversi episodi. Fecero scuola le emergenze relative alla deviazione della lava dell’Etna del 1992, dove preponderante fu il contributo del mondo scientifico, di cui faceva parte il prof. Franco Barberi, e imprescindibile il lavoro delle specializzazioni della Forze Armate; l’alluvione del Tanaro del 1994 dove per la prima volta adottammo una sala operativa che non era divisa, al suo interno, per singole amministrazioni, ma lavorava per funzioni; il terremoto di Los Angeles dello stesso anno e quello di Kobe, in Giappone, del 1995 dove, andati come osservatori, avemmo la netta percezione che, sia nella fase emergenziale, sia nella preparazione all’emergenza, il lavoro coordinato per funzioni fosse la strada giusta da seguire. Nel 1996, a seguito dell’alluvione in Versilia, il presidente della Giunta della Regione Toscana venne nominato Commissario per la Ricostruzione e i sindaci responsabili dei Centri Operativi Misti (COM): un significativo passo che riconobbe il ruolo determinante svolto dal territorio. Nello stesso anno, in occasione dei 30 anni dall’alluvione di Firenze, venne organizzata la prima esercitazione nazionale che puntava alla salvaguardia dei beni culturali (“Esercitazione Arno 30”), per testare il modello di coordinamento tra Dipartimento, Regioni, Prefetture, Province e Comuni. Poi arrivò il vero banco di prova nel quale mettemmo a frutto queste esperienze: il terremoto del 1997 che colpì Umbria e Marche, dal quale possiamo dire che il metodo Augustus prese forma e sostanza". Perché si fece la scelta di pubblicare un metodo anziché una direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri? Volli che si chiamasse metodo e non direttiva per sottolineare con forza che si trattava di un riferimento di base per l'elaborazione dei piani d'emergenza. Con una direttiva, o con altre forme normative, ci poteva essere il rischio di irrigidire le attività di pianificazione. Doveva invece essere uno strumento flessibile, semplice, snello, leggero, di facile lettura. Avere a disposizione un “Metodo” non vuol dire poter contare su qualcosa da seguire pedissequamente e copiare, ma vuol dire avere a disposizione un mezzo per esprimere, rischio per rischio, territorio per territorio e amministrazione per amministrazione un piano di protezione civile adeguato alla realtà in cui i cittadini vivono o convivono con un determinato pericolo. Il punto di forza del Metodo Augustus è proprio questo. Collegati |
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