CEI EN 60825-1 Sicurezza Dispositivi Laser | Rev. 1.0 Nov. 2019
ID 2966 | 15.11.2019 Rev. 1.0 del 15.11.2019
Classificazione dei laser, Rischi e Pittogrammi previsti in accordo con la norma tecnica EN 60825-1 armonizzata Direttiva Bassa Tensione 2014/35/UE.
La presente revisione 1.0 del documento aggiunge e modifica il contenuto della revisione 0.0 in riferimento al contenuto della CEI EN 60825-1:2017. La nuova edizione sostituisce completamente la precedente del luglio 2009 e riporta la traduzione completa della EN 60825-1.
La norma si applica solo ed esclusivamente ai dispositivi laser che emettono radiazioni nel campo delle lunghezze d'onda comprese tra 180 nm e 1 mm.
Un prodotto laser può essere composto da un solo laser, con o senza un dispositivo di alimentazione separato, oppure può incorporare uno o più laser a formare un sistema ottico, elettrico o meccanico complesso.
I prodotti laser sono tipicamente utilizzati per la dimostrazione di fenomeni fisici e ottici, per la lavorazione dei materiali, per la lettura e la registrazione dei dati, per la trasmissione e la visualizzazione delle informazioni, ecc.
Questi sistemi hanno trovato applicazione nell'industria, nel commercio, nello spettacolo, nella ricerca, nell'insegnamento, nella medicina e nei beni di consumo.
Il focus di approfondimento non sostituisce la norma tecnica EN 60825-1. La norma deve essere sempre consultata, nella sua versione ufficiale, per la piena comprensione della problematica trattata.
Nel presente documento la numerazione dei paragrafi riportati in ogni capitolo corrisponde alla numerazione della norma tecnica.
0. Premessa 1. Definizioni 2. Classificazione EN 60825-1 3. Guida per la classificazione di dispositivi laser dai parametri forniti 4. Guida per la classificazione di dispositivi laser di classe 1M e 2M 5. Descrizione delle classi e dei potenziali rischi associati 6. Esempi pittogrammi di sicurezza 7. Informazioni sulla radiazione emessa e sulle Norme 8. Etichette per i pannelli di accesso 9. Etichette per pannelli muniti di interblocco di sicurezza 10. Avvertimento nel caso di radiazione laser invisibile 11. Avvertenza nel caso di radiazione laser visibile 12. Avvertenze per potenziale pericolo per la pelle o per le parti anteriori dell’occhio _______
1. Definizioni
3.1 pannello di accesso parte dell’involucro di protezione che permette l’accesso alla radiazione laser quando viene rimossa o spostata
3.2 emissione accessibile livello di radiazione determinato in una posizione e con i diaframmi (quando il valore di LEA è espresso in unità di Watt o Joule) o con i diaframmi limite (quando il valore del LEA è espresso in unità di W-m-2 o J-m‑2) come descritto nell’art. 5
NOTA 1 L’emissione accessibile viene determinata quando l’accesso umano è considerato come specificato nella definizione 3.40. L’emissione accessibile (determinata durante il funzionamento) viene confrontata con il limite di emissione accessibile (definizione 3.3) allo scopo di determinare la classe del prodotto laser. All’interno della presente Norma, quando viene utilizzato il termine “livello di emissione” esso è da intendere nel senso di emissione accessibile.
NOTA 2 Quando il diametro del fascio è maggiore del diaframma, l’emissione accessibile, espressa in Watt o Joule, è inferiore alla potenza o all’energia totale emessa dal prodotto laser. Quando il diametro del fascio è inferiore al diametro del diaframma limite, l’emissione accessibile, espressa in W-m-2 o J-m‑2, vale a dire come irradianza o esposizione radiante mediata sul diaframma limite, è inferiore all’irradianza o all’esposizione radiante effettiva del fascio. Vedi anche la definizione di diaframma (3.9) e di diaframma limite (3.55).
3.3 limite di emissione accessibile LEA livello massimo di emissione accessibile ammesso per una particolare classe
NOTA Quando il testo fa riferimento al “livello di emissione non superiore al LEA”, o a un’espressione simile, questo significa che l’emissione accessibile viene determinata seguendo i criteri di misura specificati nell’art. 5.
3.4 controlli amministrativi misure di sicurezza di tipo non ingegneristico, quali: supervisione, addestramento del personale sulla sicurezza, avvertenze, procedure di conto alla rovescia e controlli di sicurezza
NOTA Questi possono essere specificati dal fabbricante (vedi art. 8).
3.5 angolo di accettanza ɣ angolo piano, normalmente misurato in radianti, entro il quale un rivelatore risponde alla radiazione ottica
NOTA 1 L’angolo di accettanza può essere controllato con aperture o elementi ottici posti di fronte al rivelatore (vedi le Fig. 1 e 2). L’angolo di accettanza viene anche, a volte, indicato come campo visivo.
NOTA 2 Unità di misura SI: radianti.
NOTA 3 L’angolo di accettanza non dovrebbe essere confuso con l’angolo sotteso della sorgente o con la divergenza del fascio
3.6 angolo sotteso angolo piano sotteso da un arco circolare come rapporto tra la lunghezza e il raggio dell’arco
NOTA 1 Unità di misura SI: radianti.
NOTA 2 Per gli angoli piccoli, l’angolo sotteso di una linea a una data distanza si calcola dividendo la lunghezza della linea per la distanza. Per gli angoli di grandi dimensioni, è necessario tenere conto della differenza tra la linea come corda e l’arco.
3.7 angolo sotteso della sorgente apparente α angolo sotteso da una sorgente apparente osservata da un punto nello spazio, come mostrato nella Fig. 1
NOTA 1 Nel caso di un profilo di distribuzione gaussiano dell’irradianza dell’immagine della sorgente apparente, come nel caso di una riflessione diffusa di un fascio TEM00, α si determina con la definizione d63 del diametro del fascio (vedi 3.13). Per i profili di irradianza non uniformi o per le sorgenti multiple, si determina in conformità a 4.3 d).
NOTA 2 Unità di misura SI: radianti.
NOTA 3 La posizione e l’angolo sotteso della sorgente apparente dipendono dal punto di osservazione nel fascio (vedi 3.10).
NOTA 4 L’angolo sotteso di una sorgente apparente è applicabile alla presente Parte 1 solo nell’intervallo di lunghezze d’onda da 400 nm a 1 400 nm, vale a dire nella regione di pericolo per la retina.
NOTA 5 L’angolo sotteso della sorgente laser non dovrebbe essere confuso con la divergenza del fascio. L’angolo sotteso della sorgente laser non può essere maggiore della divergenza del fascio, anzi è normalmente inferiore a essa. _______
3. Guida per la classificazione di dispositivi laser dai parametri forniti
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5. Descrizione delle classi e dei potenziali rischi associati
CLASSE 1 I laser di classe 1 non sono pericolosi durante il loro uso normale e permettono l’osservazione diretta del raggio anche a lungo termine. La classe 1 comprende, tuttavia, anche laser ad alta potenza che devono essere completamente chiusi in modo che nessuna radiazione pericolosa sia accessibile durante l’uso.
Il termine “sicuro per gli occhi” può essere usato solo per i laser di classe 1.
CLASSE 1M I laser di classe 1M emettono un raggio accessibile nelle lunghezze d’onda da 302,5 nm a 4000 nm. La classe 1M non è pericolosa ed è possibile l’osservazione diretta del raggio a lungo termine (a occhio nudo). L’EMP può essere superato, e, quindi, si possono avere delle lesioni agli occhi, se si osserva il raggio con ottiche di osservazione (ad esempio lenti di ingrandimento, binocoli, ecc…).
CLASSE 1C Si tratta di laser destinati all’uso diretto sulla pelle o sui tessuti interni del corpo per uso medico diagnostico, terapeutico o cosmetico. Sebbene la radiazione laser emessa possa essere di classe 3R, 3B o 4, l’esposizione oculare viene impedita con diversi metodi ingegneristici. Il livello di esposizione della pelle dipende dal tipo di applicazione, ma, questo aspetto viene trattato nelle norme verticali specifiche.
La classe 1C è stata inserita all’interno di questa norma perché laser della tipologia descritta sono attualmente presenti sul mercato, ma le misure di controllo specificate per le classi 3B o 4 risultano inadeguate al tipo di applicazione. I comitati tecnici che trattano la classe 1C dovranno creare norme verticali con specificate le caratteristiche di sicurezza. ... segue in allegato
Fonti CEI EN 60825-1:2017
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