Acque consumo umano D.Lgs. 2 febbraio 2001 n. 31 / Testo Consolidato 07.2021
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27 Novembre 2024 | |||||||||||
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Decreto Legislativo 2 febbraio 2001 n. 31 / Consolidato 07.2021 Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano. Decreto Legislativo 2 febbraio 2001 n. 31 (GU n. 52 del 3 marzo 2001 S.O. n. 41) In allegato il Testo consolidato: Il Decreto Legislativo n.31 del 2001, che recepisce la Direttiva 98/83/CE e si applica a tutte le acque destinate all'uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, sia in ambito domestico che nelle imprese alimentari, a prescindere dalla loro origine e dal tipo di fornitura. La dizione "qualità dell'acqua destinata al consumo umano" implica, oltre all'uso potabile, anche il contatto dell'acqua con il corpo umano durante le varie pratiche di lavaggio, tenendo conto sia della popolazione media, adulta e sana, che delle fasce sensibili quali bambini, anziani e malati. L'attuazione, perciò, di tutte le disposizioni descritte nella norma ed il rispetto dei valori di parametro dell'allegato I, nel punto in cui le acque sono messe a disposizione del consumatore, determinano la valutazione di "idoneità" dell'acqua al consumo umano in condizioni di sicurezza per l'intero arco della vita. I parametri e i valori massimi consentiti, di cui all'allegato I, sono in genere fondati sugli orientamenti stabiliti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e sul parere del comitato scientifico della Commissione Europea, mentre, valori più restrittivi e parametri supplementari, ad esempio "clorito" e "vanadio", sono determinati dall'Istituto Superiore di Sanità, sentito il Consiglio Superiore di Sanità. I controlli I controlli devono garantire che le acque destinate al consumo umano soddisfino, nei punti di rispetto della conformità, i requisiti del decreto 31/2001 e devono essere effettuati: - ai punti di prelievo delle acque superficiali e sotterranee da destinare al consumo umano, tenendo conto anche dei dati di monitoraggio ambientale sulle acque e altre informazioni sulle risorse idriche acquisite in applicazione del D.lgs. 152/2006; Per verificare l’efficacia della disinfezione è importante controllare i sottoprodotti della disinfezione. Le Regioni elaborano i programmi di controllo che riguardano l'ispezione degli impianti, compresi quelli domestici, la fissazione dei punti di prelievo dei campioni da analizzare e le frequenze dei campionamenti, la cui base minima è stabilita dalla normativa. Parametri chimici associati a contaminazioni delle acque Alcuni parametri chimici associabili a fenomeni di contaminazione delle acque destinate al consumo umano sono riassunti nella Tabella.
La classificazione della tabella si basa sulle indicazioni delle linee guida per la qualità delle acque dell’OMS, in funzione della tipologia ed origine della contaminazione. Tale classificazione risulta funzionale all’identificazione della fonte primaria di esposizione, e presiede all’applicazione di sistemi di prevenzione e gestione della contaminazione basati sul rischio, per la definizione di soluzioni vantaggiose in una logica costo/beneficio. L’identificazione delle fonti di contaminazione in fase retrospettiva consente di riconoscere e rimuovere le cause di non conformità e ripristinare la qualità delle acque per la tutela della salute. Questo approccio applicato in prevenzione è la base del sistema di analisi dei rischi proposto dall’OMS nei water safety plan presente nella revisione della dir 98/83/CE sulla qualità delle acque destinate a consumo umano. Contaminanti chimici di origine naturale Tra i contaminanti chimici di origine naturale figurano principalmente composti chimici inorganici presenti nella composizione geologica del terreno sottostante gli acquiferi – come arsenico, boro, fluoro, vanadio, uranio - trasferiti alle acque per fenomeni naturali di rilascio, in funzione anche dalla natura chimico-fisica delle acque. La gestione di tali fenomeni, alla base di superamenti sistematici dei valori di parametro stabiliti nella normativa europea, richiede in molti casi strategie complesse, considerevoli risorse e tempi prolungati. In considerazione di ciò è stato frequente in Italia il ricorso allo strumento normativo della “deroga”, stabilito nella stessa direttiva e trasposto nell’ordinamento nazionale. Le deroghe, concesse sulla base di un processo di valutazione dei rischi connessi all’ingestione delle acque, sono funzionali a garantire in sicurezza l’approvvigionamento idrico alla popolazione, contestualmente all’implementazione da parte del gestore idrico di misure che garantiscano il ripristino del valore del parametro nei limiti di legge. L’applicazione delle deroghe in Italia ha in generale consentito di superare criticità per le quali non esistevano soluzioni alternative. Un caso di contaminazione alquanto raro ha riguardato la presenza di tallio in ristrette circostanze territoriali della Toscana: l’elemento, costituente della crosta terrestre con diffusione ubiquitaria, è stato rilasciato negli acquiferi in concentrazioni relativamente elevate a seguito di fenomeni di estrazione mineraria operati nel passato. Tra i composti chimici di origine naturale responsabili di contaminazioni talvolta improvvise e massive è da annoverare con crescente frequenza la presenza di cianotossine, metaboliti organici prodotti da cianobatteri, alghe che proliferano nei corpi idrici superficiali, caratterizzati da fenomeni di eutrofizzazione. Lo sviluppo abnorme di popolazioni algali può essere ascrivibile a cambiamenti climatici in grado di favorire straordinarie sequenze di crisi idrica ed inondazioni, con drastici effetti di rimozione di nutrienti dai sedimenti, sostenendo, in un periodo di tempo particolarmente breve, la proliferazione di specie selettivamente adattate. Contaminanti chimici di origine antropica Rientrano in questa categoria i fenomeni di contaminazione riconducibili ad attività industriali o insediamenti umani più o meno circoscritti o diffusi. Sostanze o miscele complesse di natura chimica organica e/o inorganica, possono trasferirsi nelle acque superficiali o in falda e persistere in molti casi per lunghi periodi, veicolate attraverso acque reflue o trasferite direttamente da rifiuti solidi o liquidi impropriamente smaltiti a livello industriale o domestico, o più di rado diffuse in fase gassosa. Molti di questi fenomeni sono correlati all’uso massiccio di sostanze chimiche nel passato e al loro inappropriato smaltimento in poli produttivi od urbani, come per il caso della contaminazione da metalli e solventi organo-clorurati delle falde a Bussi sul Tirino, dovute alla presenza di molteplici estese discariche illecite di sostanze tossiche. La soluzione di tali criticità comporta in alcuni casi l’abbandono delle fonti di approvvigionamento o il ricorso a trattamenti specifici delle acque per la rimozione dei fattori di rischio. Il complesso risanamento delle aree inquinate è correlato alla bonifica dei siti secondo una specifica normativa. Alcune sostanze chimiche che hanno dato luogo a recenti fenomeni di emergenza, quali i composti perfluoro-alchilici in Veneto sono ampiamente utilizzate nel settore industriale ed in molti prodotti utilizzati in ambiente domestico. Le attuali strategie di prevenzione e controllo dei fenomeni di inquinamento ambientale di origine antropica, elaborate in sede europea e trasposte sul piano nazionale, si fondano su una complessa serie di azioni che investono la ricerca, la sicurezza e il controllo della circolazione delle sostanze chimiche in regime di REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemical substances). A ciò si affianca il monitoraggio e protezione delle risorse idriche in un contesto integrato che prescinde dalla destinazione d’uso, ed il controllo da parte delle autorità di ambito del ciclo idrico integrato, che comprende trattamenti e distribuzione delle acque potabili, raccolta e trattamenti dei reflui e restituzione all’ambiente. Per le acque destinate a consumo umano sono previste, da parte delle autorità sanitarie, indagini specifiche sullo stato di contaminazione delle risorse idriche e sulle azioni di trattamento, laddove sia plausibile la presenza di componenti chimici non espressamente previsti tra le sostanze oggetto di ordinario monitoraggio. Contaminanti chimici di origine legata ad attività agricole Un esempio sono i nitrati, rilasciati da organismi vegetali in decomposizione o più spesso dovuti all'utilizzo di fertilizzanti. Essi possono essere presenti nelle acque come conseguenza di fenomeni di contaminazione recenti o pregressi, data la loro notevole persistenza e l’estensione delle contaminazioni. La prevenzione degli inquinamenti dovuti a nitrati è da molto tempo oggetto di attenzione sul piano europeo con l’emanazione ed implementazione di una direttiva specifica per la prevenzione ed il controllo. I superamenti di valori di parametro per i nitrati ricorrono ancora in diverse aree del nostro paese e richiedono l’abbandono delle captazioni inquinate o l’adozione di trattamenti adeguati delle acque con costi significativi. La contaminazione delle acque da “pesticidi”, benché desti crescente attenzione sotto il profilo del degrado della qualità di molte acque sotterranee non si correla in genere a rischi sanitari associati a consumo delle acque, in quanto l’efficienza dei sistemi di controllo ed i trattamenti di potabilizzazione prevengono la presenza anche di tracce delle sostanze nelle acque distribuite; inoltre, i valori parametrici adottati per questa classe di composti nelle acque sotterranee e potabili sono notevolmente conservativi rispetto ai rischi sanitari potenzialmente ravvisabili. Anche nel caso della contaminazione da pesticidi le strategie integrali di prevenzione europee e nazionali si fondano sulla sicurezza dei principi chimici utilizzati rispetto alla salute ed all’ambiente e sul controllo e circolazione delle sostanze, regolate dalle norme sui “biocidi” di recente oggetto di revisione da parte dell’UE. Contaminanti chimici di origine dovuta a trattamento e distribuzione Alcuni contaminanti quali i trialometani sono originati da reazioni di prodotti usati per la disinfezione delle acque e sostanze organiche naturalmente presenti nelle risorse idriche di origine. La valutazione dei rischi correlati a superamenti di valori di parametro per trialometani, ravvisati in talune circostanze territoriali, deve tenere conto dell’adozione in Italia di un valore di sicurezza notevolmente più restrittivo rispetto al limite in direttiva. Sul piano della prevenzione, la riduzione della formazione di trialometani è correlata all’ottimizzazione dei processi di rimozione delle componenti organiche, in particolare acidi umici e fulvici dall’acqua e della reazione di disinfezione. Tra i contaminanti potenzialmente ceduti dalle reti di distribuzione riveste particolare importanza il piombo per il quale è stato progressivamente ridotto il valore di parametro, in considerazione dei potenziali effetti neurologici soprattutto per soggetti in età pediatrica. La prevenzione dei fenomeni di contaminazione da materiali a contatto con le acque si fonda sulla sicurezza dei materiali e prodotti usati (è attualmente in corso la revisione della normativa nazionale vigente) e sulla corretta installazione delle componenti del sistema idrico; a tal fine sono state di recente elaborate linee guida OMS specificamente dedicate all’analisi dei rischi correlati alle acque negli edifici (Water Safety in buildings). Linee guida specifiche per il controllo del rischio da piombo negli edifici pubblici ed in ambienti domestici sono state elaborate dal Ministero della Salute e dall’ISS, di concerto con le autorità sanitarie regionali. In allegato Testo consolidato con modifiche e abrogazioni intervenute dal 2002 al 2021: 09/03/2002 22/09/2020 01/07/2021 Collegati: |
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