Glifosato in UE: per altri 15 anni, si decide su posizioni differenti di EFSA e OMS
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24 Novembre 2024 |
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Glifosato: i documenti normativi e le posizioni EFSA e OMS Glifosato: la Commissione europea ne autorizzerà l’uso per altri quindici anni? Lo Iarc (OMS) lo classifica come “potenzialmente cancerogeno”, l’Efsa lo assolve. L'Unione Europea dovrebbe sul rinnovo dell'autorizzazione all'uso del glifosato per altri 15 anni, ma le posizioni degli Stati membri sono distanti. Da diverse settimane tutti i giornali parlano del glifosato, un diserbante non selettivo che oggi risulta utilizzato in 140 Paesi nel mondo, compresa tutta l’Europa. Prima l’allarme scattato in Germania per la sua rilevazione - da parte dell’Istituto per l’ambiente di Monaco - all’interno di 14 marche di birra oltre il livello di 0,1 microgrammi, limite consentito dalla legge per l’acqua potabile. Poi la notizia della «battaglia» politica in corso a Bruxelles, dove la Commissione Europea è chiamata a decidere entro giugno sul rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato nel Vecchio Continente per altri quindici anni. Ma perché c’è tanto interesse attorno a questo diserbante? Cerchiamo di fare chiarezza. Cos’è il glifosato? Il glifosato è un diserbante sistemico e viene definito «totale», ovvero non in grado di agire in maniera selettiva. L’assorbimento avviene a livello fogliare, ma nell’arco di sei ore l’erbicida risulta diffuso in tutta la pianta. Il disseccamento si registra in poco meno di due settimane ed è dovuto all’azione chelante del glifosato, in grado di sottrarre alcuni micronutrienti (ferro, magnesio) cruciali per la vita e lo sviluppo delle piante. Da quanto tempo si usa il glifosato? L'uso del glifosato in agricoltura è stato autorizzato per la prima volta negli anni settanta ed è oggi diffuso in oltre 140 Paesi nel mondo. Ad agevolarne la diffusione nei primi anni, in un periodo in cui si iniziavano a scoprire le conseguenze legate all’uso dei pesticidi, la ridotta tossicità e la scarsa capacità di penetrare nel suolo. L’utilizzo del glifosato è cresciuto negli anni - 127mila le tonnellate usate nel 2012 nei campi degli Stati Uniti - con la diffusione di coltivazioni di piante Ogm (organismi geneticamente modificati). L’introduzione di specie vegetali resistenti al glifosato (soia, mais e cotone) ha permesso ai coltivatori di utilizzare l’erbicida su queste piante senza danneggiare i raccolti. Nel 2011 è scaduto il brevetto in possesso della Monsanto, prima multinazionale a produrre il glifosato. Oggi sarebbero 750 i prodotti in commercio a base di questo erbicida, le cui tracce, come documenta la recente notizia giunta dalla Germania, possono essere ritrovate nel terreno, negli alimenti, nell’aria e nell’acqua. Nel mondo si stima che il mercato del glifosato ammonti a 5,4 miliardi di dollari. Quali sono i rischi noti per la salute legati all’esposizione al glifosato? Lo scorso anno l’Agenzia per la Ricerca sul Cancro, il braccio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si occupa dell’ambito oncologico, ha catalogato il glifosato come un «probabile cancerogeno per l’uomo» e come tale lo ha inserito nel gruppo 2A (66 sostanze e fattori di rischio, tra cui l’acrilamide e le carni rosse, il bitume, i fumi da combustione di legna, da frittura ad alte temperature, gli anabolizzanti, l’esposizione occupazionale per i parrucchieri, il lavoro notturno). Cosa vuol dire che una sostanza è probabilmente cancerogena per l’uomo? Questa categoria (2A) viene utilizzata quando c’è limitata evidenza di cancerogenicità nell’uomo, sufficiente evidenza nell’animale da esperimentoe forte evidenza che il meccanismo di cancerogenesi osservato negli animali valga anche per l’uomo. Altre categorie di valutazione del rischio comprendono le sostanze sicuramente cancerogene per l’uomo (gruppo 1), le sostanze possibilmente cancerogene (2B), le sostanze non classificabili in relazione alla loro cancerogenicità per l’uomo (gruppo 3) e quelle probabilmente non cancerogene per l’uomo (gruppo 4). Quanto è utilizzato il glifosato in Italia? La Lombardia è l’unica Regione a presentare i dati sul monitoraggio del glifosato nelle acque (laghi e fiumi). Rileggendo l’ultimo rapporto nazionale pesticidi nelle acque dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), «la presenza del glifosato e del suo metabolita, l’acido aminometilfosfonico, è ampiamente confermata. In Lombardia, dove la sostanza è presente nel 31,8% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali, mentre il metabolita nel 56,6%». L’erbicida è dunque largamente impiegato e se fosse monitorato ovunque allo stesso modo l’aumento dei casi di non conformità sarebbe molto probabile. Qual è la posizione del governo italiano in merito alla vicenda glifosato? In Italia l’erbicida è utilizzato da più di trent’anni, ma di recente i ministri della Salute (Beatrice Lorenzin), delle politiche agricole (Maurizio Martina) e dell’ambiente (Gian Luca Galletti) hanno richiesto - assieme a 34 associazioni e col sostegno della Francia e dall’Olanda - alla Commissione Europea di vietare l’utilizzo del glifosato in agricoltura. Più prudenti si stanno dimostrando le associazioni di categoria, Coldiretti e Confagricoltura. La prima chiede che il divieto sia eventualmente esteso anche a prodotti alimentari che giungono da altri continenti, mentre la seconda attenderebbe ulteriori riscontri scientifici prima di assumere una decisione che rischia di danneggiare i produttori e l’ambiente. Posizione IARC (OMS) Posizione EFSA L'EFSA e gli Stati membri dell’UE hanno portato a termine la nuova valutazione del glifosato, una sostanza chimica ampiamente utilizzata nei pesticidi. Il rapporto conclude che è improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l'uomo e propone nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui di glifosato negli alimenti. Tale conclusione sarà utilizzata dalla Commissione europea per decidere se mantenere o meno il glifosato nell’elenco UE delle sostanze attive approvate, e dagli Stati membri dell'UE per valutare ex novo la sicurezza dei prodotti fitosanitari contenenti glifosato che vengono impiegati sui loro territori. Fonte: EFSA/IARC
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