Macro-rifiuti galleggianti nei fiumi
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Macro-rifiuti galleggianti nei fiumi: il programma di monitoraggio nazionale di ISPRA per la Strategia Marina
ID 24273 | 12.07.2025 / Quaderno ISPRA 19/2024
Accordo Operativo MASE/ISPRA
I rifiuti marini sono definiti come un qualsiasi materiale solido persistente, fabbricato o trasformato e in seguito scartato, eliminato, abbandonato o perso in ambiente marino e costiero. La loro presenza in tutti i comparti marini (lungo le spiagge, sul fondo del mare, in galleggiamento e nella colonna d’acqua) può determinare conseguenze negative sia per gli ecosistemi marini sia per la salute umana, oltre ad avere un impatto su quelle attività antropiche che fanno affidamento sul buono stato del mare e delle coste, come ad esempio il turismo e la pesca.
Grazie alla Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE (Water Framework Directive - WFD), che rappresenta la norma principale per la tutela e gestione sostenibile dei corpi idrici alla scala di bacino, from source to sea, con un approccio pianificatorio adattivo e ciclico, e alla Direttiva Quadro sulla Strategia Marina 2008/56/CE (Marine Strategy Framework Directive – MSFD), nel seguito “Direttiva”, che rafforza ed estende l’impegno sostenuto dall’Europa in termini di governance, competenze e risorse economiche dedicate al mare, si sta affrontando il problema dei rifiuti marini attraverso un percorso unico, vincolante e comparabile.
Il percorso di applicazione di questa importante direttiva in Italia è coordinato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), e vede il coinvolgimento del Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale - costituito da ISPRA e dalle ARPA - nonché dei rappresentanti delle amministrazioni centrali, delle Regioni e degli enti locali e di numerosi altri soggetti per gli aspetti tecnico/scientifici e le ricadute socio-economiche. La Direttiva, recepita in Italia con il D.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010, rappresenta quindi uno specifico strumento normativo vincolante per gli Stati Membri che considera l’ambiente marino in un’ottica ecosistemica. Basata su un approccio adattivo, la Direttiva prevede periodiche revisioni in merito all’efficacia delle politiche attuate e si implementa attraverso cicli di 6 anni che comprendono valutazioni periodiche dell'ambiente marino.
Le valutazioni si basano su 11 descrittori qualitativi, attraverso la definizione di traguardi ambientali da conseguire e di programmi di Monitoraggio per l’attuazione di misure volte a migliorare lo stato delle acque marine.
Fra questi descrittori, il descrittore 10 prevede che le proprietà e le quantità di rifiuti marini non provochino danni all’ambiente costiero e marino.
L’Italia effettua dal 2015 un intenso programma di monitoraggio dei rifiuti marini. Per definire il buono stato ambientale in riferimento al Descrittore 10 con 6 programmi di monitoraggio, organizzati a livello delle “sottoregioni marine” individuate dalla MSFD (Mar Mediterraneo Occidentale, Mar Ionio e Mar Mediterraneo Centrale, Mare Adriatico), sia per valutare la composizione, la quantità e la distribuzione dei rifiuti e dei microrifiuti sul litorale, nello strato superficiale della colonna d'acqua e nei sedimenti del fondale (compresa la foce dei fiumi), sia per valutare l’impatto dei rifiuti ingeriti da organismi marini, utilizzando come bioindicatore la tartaruga marina Caretta caretta e realizzando mappe di rischio di esposizione.
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