Certificazione forestale: Sistemi esistenti ed esempi
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25 Novembre 2024 | ||
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Certificazione forestale: Sistemi esistenti ed esempi ID 7755 | 11.01.2019 Descrizione dei sistemi di certificazione presenti nel mondo. Attività svolta per il CFS in Italia nella foresta di Tarvisio (Ud) e nella foresta di Vallombrosa (Fi) e nella FORESTA 2000 a Malta. Affinchè un prodotto di origine forestale o un'opera realizzata in legno, siano realmente rispettose nei confronti dell'ambiente, ci deve essere la garanzia che il legno provenga da foreste gestite in modo responsabile; la certificazione forestale è l'unico strumento che fornisce garanzia sulla gestione sostenibile delle foreste e sulla tracciabilità dal taglio del bosco fino al prodotto finito. La certificazione forestale rappresenta anche un impegno per la promozione di una gestione oculata e corretta dei boschi, e per le imprese private un utile strumento di marketing, un'opportunità di ufficializzare e l'impegno imprenditoriale verso l'ambiente. Nel corso degli ultimi anni è cresciuta enormemente la sensibilità dell’opinione pubblica mondiale verso i temi della salvaguardia ambientale, in tutti i suoi aspetti, e nel contempo sono cresciuti l’interesse e la domanda dei Paesi più sviluppati per l’acquisto di beni e servizi rispondenti a precisi criteri di qualità ambientale e di etica, certificati secondo norme e standard nazionali e internazionali. Tra questi beni, anche le produzioni legnose sono entrate a far parte della schiera dei prodotti per i quali il mercato sempre più spesso richiede una certificazione comprovante la compatibilità ambientale del processo produttivo e l’origine legale e sostenibile della materia prima legno. Sia gli operatori della filiera foresta-legno che i consumatori, hanno nel frattempo incrementato la consapevolezza che la commercializzazione di un prodotto non è più la semplice transazione del manufatto, ma comprende una serie di valori che coinvolgono una pluralità di fattori, ad esempio i criteri di produzione, gli impatti ambientali, sociali ed economici del processo produttivo specifico. Il produttore ha visto il proprio ruolo modificarsi rapidamente: le competenze e le funzioni gestionali si sono notevolmente ampliate e ne è cresciuta la complessità. Rispetto al passato, oggi il produttore deve interessarsi: 1. al comportamento degli altri operatori con cui interagisce lungo la filiera, compresi gli impatti dei processi produttivi con cui sono stati ottenuti gli input che utilizzerà nel proprio processo produttivo, anche se prodotti in altre aziende; Nel mondo occidentale, grazie alla crescita del benessere, alla maggiore disponibilità di tecniche e tecnologie produttive e mediatiche, di rapporti, studi e ricerche da parte di organismi, Istituzioni e gruppi di interesse nazionali e internazionali, anche i consumatori hanno acquisito un ruolo più attivo sul mercato. A seconda del livello culturale, della sensibilità morale ed etica, i diversi tipi di consumatore hanno iniziato ad esigere etichette sempre più precise e ad effettuare sempre più accuratamente le scelte d’acquisto, non solo in relazione alla utilità specifica del prodotto, ma considerando anche gli aspetti che coinvolgono il ciclo produttivo del bene, i comportamenti assunti dal produttore nell’ambito della direzione dell’impresa, delle sue strategie aziendali ed extra aziendali. Non a caso recentemente è entrato nel linguaggio aziendale anche un nuovo termine, cioè responsabilità sociale d'impresa (o Corporate Social Responsibility, CSR), con cui si intende l'integrazione di preoccupazioni di natura etica all'interno della visione strategica d'impresa: è una manifestazione della volontà delle grandi, piccole e medie imprese di gestire efficacemente le problematiche d'impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività. Ne consegue che l’atto d’acquisto viene percepito come una manifestazione di consenso verso tutti gli aspetti e valori del prodotto sopra citati. Ecco quindi che il concetto di “qualità” si è ampliato comprendendo, oltre alle caratteristiche proprie del prodotto, anche aspetti legati alla localizzazione, alla struttura e all’organizzazione dell’intera filiera produttiva e dei soggetti coinvolti. In questo quadro generale si è rafforzato il ruolo della “certificazione” (dal latino: “certum facere”, rendere noto, fornire certezza) da strumento prettamente aziendale, finalizzato all’adempimento di obblighi amministrativi, la certificazione ha acquistato una valenza di strumento di mercato e di comunicazione tra impresa e consumatore, quale attestazione da parte dell’azienda di comportamenti coerenti con le attese del consumatore. Nel caso del prodotto-legno/carta, ma anche per l’attività dell’edilizia che utilizza il legno, sia per la carpenteria (strutture portanti, coperture, pensiline), la serramentistica (serramenti in genere, rivestimenti esterni, facciate, pareti divisorie, porte, infissi, ecc) e l’arredamento interno ed esterno, ciò equivale ad attestare la compatibilità dell’attività produttiva con gli obiettivi di salvaguardia delle risorse (ambientali, sociali ed economiche), nonché dei valori etici e morali dei soggetti coinvolti. I due schemi di certificazione: di “gestione forestale” e di “catena di custodia” La certificazione forestale deve essere concettualmente divisa in due diversi schemi: un primo tipo di certificazione, la certificazione della gestione forestale sostenibile, riguarda il fatto che una proprietà forestale venga gestita secondo criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Il legname o la fibra che ne deriva viene marchiato ed è quindi commerciabile come proveniente da boschi gestiti in modo sostenibile. Quali sistemi di certificazione per la filiera “foresta-legno” Un’azienda italiana della filiera foresta-legno che si occupi di gestione del bosco e/o di lavorazione e vendita di prodotti a base di legno ha la possibilità di scegliere tre diversi tipi di certificazione del sistema di gestione ambientale: 1. La certificazione secondo la norma ISO 14001 La caratteristica che li accomuna è che le aziende possono adottarle su base volontaria, cioè non sono obbligatorie per poter accedere al mercato (come per il rispetto delle norme CE, CITES, o della certificazione fitosanitaria). Resta inteso ovviamente che un’azienda forestale o del legno, per esempio una ditta di utilizzazioni boschive o un consorzio o qualunque altro tipo di organizzazione, (incluse quelle commerciali di prodotti legnosi) può decidere di adottare anche altre certificazioni, come la certificazione del proprio sistema di qualità sulla base delle norme ISO 9000 o la certificazione della sicurezza, la OHSAS 18001. A parte alcune differenze specifiche, tutti e tre gli schemi di certificazione applicabili alla gestione dei boschi e ai prodotti a base di legno in linea di massima richiedono alle aziende:
Tutti questi elementi comuni sono alla base di qualunque sistema di gestione razionale. Nella tabella 1 sono confrontate le caratteristiche degli schemi di certificazione del settore forestale e del legno a livello internazionale.
...segue in allegato La Matrice (tabella 2) compilata indica quantitativamente quanto sia pronta un’organizzazione forestale (sia essa un’azienda privata o un consorzio forestale) a certificare la propria gestione forestale o meglio, quando potrà raggiungere il livello minimo accettabile per certificarsi PEFC o FSC. Tab. 2 - Matrice di verifica di un’organizzazione forestale, finalizzata alla valutazione del proprio livello di organizzazione e dell’attitudine ad iniziare un percorso di certificazione del proprio sistema di Gestione Forestale (Brunori et al., 2008) * Persona: si intende una figura professionale (dipendente o consulente) incaricata a svolgere una o più mansioni contemporaneamente, all’interno dell’Organizzazione (sicurezza, qualità, aggiornamento legislativo, ecc.). Quindi non si intende necessariamente un incarico di natura esclusiva. __________ Certifico Srl - IT | Rev. 00 2019 Fonti: Collegati:
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