Progettazione di ambienti dedicati alla manipolazione di sorgenti non sigillate
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Progettazione di ambienti dedicati alla manipolazione di sorgenti non sigillate e alla produzione di radiofarmaci
ID 17599 | 15.09.2022
Il volume si è posto l’obiettivo di aggiornare e ampliare le indicazioni di un triennio fa, allineandole al quadro normativo attuale. A corredo sono stati anche identificati degli indicatori utili alla realizzazione di liste di controllo da proporre quali schede di autovalutazione per le strutture interessate.
L’utilizzo di radionuclidi in ambito sanitario trova oggi una sempre più ampia diffusione nelle applicazioni di medicina nucleare (MN), ovvero nelle attività riguardanti la produzione e l’utilizzo di sorgenti sigillate e/o non sigillate a scopo medico, sia diagnostico che terapeutico, le quali devono essere approcciate, da un punto di vista radioprotezionistico, conformemente sia alle buone prassi applicabili, sia alle disposizioni normative vigenti, che hanno visto in tempi recenti l’entrata in vigore del d.lgs. 101/2020, evento alla base del presente lavoro.
Le principali attività con radionuclidi in MN sono dunque:
- diagnostica medico-nucleare convenzionale;
- diagnostica PET;
- terapia medico nucleare mediante somministrazione di radiofarmaci e isotopi radioattivi a pazienti;
- produzione di emettitori di positroni mediante ciclotrone in situ e sintesi dei radiofarmaci nel laboratorio di radiofarmacia per l’uso clinico in diagnostica PET.
Le principali attività svolte all’esterno dell’Unità operativa (UO) di MN ma che comportano l’utilizzo di sorgenti radioattive non sigillate sono:
- chirurgia radioguidata;
- radioembolizzazione con microsfere radioattive 90Y o 166Ho.
La scelta dei radiofarmaci da impiegare segue criteri differenti a seconda che si svolgano attività di diagnostica o di terapia e, inoltre, in base alle attività cliniche e alle dotazioni tecnologiche.
L’utilizzo, lo stoccaggio e lo smaltimento di sostanze radioattive non sigillate possono esporre i lavoratori a un rischio sia di irradiazione esterna, che risulta la fonte di rischio prevalente, sia di contaminazione interna.
Risulta quindi evidente la necessità che la progettazione dell’UO di MN preveda caratteristiche e dotazioni tali da limitare i rischi da irraggiamento e prevenire la contaminazione dei lavoratori, dell’ambiente di lavoro e delle apparecchiature e la dispersione di sostanze radioattive all’esterno dell’UO, garantendo così anche la protezione della popolazione.
A questo scopo l’UO di MN dovrà garantire il soddisfacimento di diversi requisiti tecnici e procedurali tra cui:
- una corretta distribuzione e predisposizione dei locali;
- un’adeguata scelta delle superfici di rivestimento;
- un opportuno sistema di ventilazione;
- la predisposizione di attrezzature speciali, tra cui cappe ventilate, celle schermate, isolatori, schermature e sistemi di monitoraggio; adeguate soluzioni per la gestione e lo stoccaggio dei rifiuti solidi e liquidi e degli effluenti liquidi e gassosi;
- procedure di lavoro finalizzate alla gestione in sicurezza delle attività che comportano un rischio di esposizione alle radiazioni ionizzanti.
L’elaborazione di questo testo è dedicata alla definizione dei requisiti minimi tecnici e procedurali utili ad approcciare nel modo più efficace e rispettoso dei principi della radioprotezione e di una strategia prevenzionistica e protezionistica ispirata a standard di adeguato livello. Si intende rappresentare un doveroso aggiornamento del testo proposto tre anni fa alla luce del d.lgs. 101/2020, così da fornire al lettore un modello di confronto derivante dall’aggregazione delle esperienze professionali acquisite dagli autori coinvolti.
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Fonte: INAIL
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