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Malprof | Le malattie psichiche sul lavoro

Malprof | Le malattie psichiche sul lavoro

Malprof | Le malattie psichiche sul lavoro / INAIL 2025

ID 24543 | 05.09.2025 / In allegato

Malprof | Le malattie psichiche sul lavoro (Scheda n. 11/2025)
Le malattie professionali causate da condizioni stressanti nel luogo di lavoro rientrano nella categoria delle cosiddette patologie psichiche.

La gestione del lavoratore con suddette patologie è di particolare interesse e attualità; tale esigenza deve basarsi sulla conoscenza dei dati sul fenomeno e sulla possibilità della messa in atto di azioni di assistenza per la salute mentale e prevenzione sul lavoro, nonché sulla valutazione della loro efficacia.

Questa scheda fornisce una panoramica dei dati disponibili sulle malattie psichiche sul lavoro partendo dagli archivi Inail delle denunce e indennizzi e utilizzando le informazioni fornite dai sistemi di sorveglianza Malprof e Marel incentrati sulle storie lavorative.

Gli effetti nocivi dello stress occupazionale rientrano nelle malattie professionali non tabellate, ossia non presenti nelle Tabelle delle malattie professionali della gestione industria e agricoltura e, quindi, ai fini dell’indennizzo il carattere professionale della patologia può essere riconosciuto con l’onere della prova a carico del lavoratore.

Le malattie professionali di natura psichica sono, invece, declarate tra le malattie per le quali è obbligatoria la segnalazione da parte dei medici ai sensi dell’articolo 139 del d.p.r. 1124/1965: sono presenti, infatti, nella lista II “malattie di cui l’origine è di limitata probabilità”. Per quanto riguarda, infine, la classificazione ICD-10, definita dall’ Organizzazione mondiale della sanità, le malattie psichiche sono racchiuse nel capitolo quinto, come “patologie mentali e del comportamento” e corrispondono ai codici compresi tra F00 e F99.

Data la suddetta complessità, si ritiene utile sottolineare, alla luce della circolare Inail del 2006, che, nel percorso di valutazione del nesso causale, viene riconosciuta la malattia professionale nel caso in cui gli agenti patogeni lavorativi siano dotati di efficienza adeguata tale da provocare una tecnopatia da rischi di stress lavoro-correlato e da rischi psicosociali, anche qualora si possano rilevare nel lavoratore degli agenti patogeni extralavorativi o una predisposizione genetica.

I fattori di rischio psicosociali e da stress lavoro-correlato possono anche riguardare quei fenomeni di violenze e di molestie come eventi improvvisi e acuti, rientrando così nella categoria degli infortuni. Nel presente lavoro si focalizzerà l’attenzione sulle evidenze legate alla condizione di malattia professionale. Lo stress lavoro-correlato è un rischio di natura organizzativa che appartiene alla rosa dei rischi psicosociali o cosiddetti trasversali, come l’organizzazione del lavoro, la sua progettazione e gestione, nonché le relazioni interpersonali e l’ambiente in cui si esegue il lavoro.

La risposta allo stress (distress) occupazionale è una reazione aspecifica psicofisica che avviene quando le richieste lavorative e gli eventi nell’ambiente di lavoro non sono adatte alle capacità e alle risorse del lavoratore.

L’accordo quadro europeo sullo stress lavoro-correlato del 2004 definisce lo stress come “una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro”. Le patologie da stress lavoro-correlato vanno esclusivamente riferite a situazioni di disfunzioni dell’organizzazione del lavoro, ossia da costrittività organizzativa. A causa dello squilibrio tra persona e ambiente si possono manifestare una serie di sintomi: l’ansia, l’astenia, la tensione psichica e muscolare. Questo accade per l’attivazione del sistema nervoso autonomo-sistema simpatico della persona quale risposta fight or flight. Oltre al rischio di stress lavoro-correlato, il lavoratore e la lavoratrice possono incorrere nel rischio di subire molestie e/o violenza durante l’attività lavorativa, in qualsiasi luogo esercitino la prestazione, durante la pausa lavorativa, in itinere e così via.

Rientrano nelle forme di violenza anche il bossing e il mobbing. L’accordo quadro del 2016 tra Confindustria e Cgil-Cisl-Uil definisce la violenza e la molestia nei luoghi di lavoro come insieme di atti ripetuti esercitati da uno o più superiori, o da uno o più lavoratori con l’obiettivo di nuocere alla salute e/o creare un ambiente di lavoro ostile. Le
molestie sul lavoro, per la propria peculiarità, tendono ad essere difficilmente visibili e possono essere di natura sia fisica sia psicologica.

Le conseguenze sulla persona possono essere differenti e varie; alcuni disturbi possono manifestarsi con un aumento dello stress sia per chi subisce l’atto di violenza sia per chi assiste, con problematiche sulla salute psicofisica, con una disregolazione degli stili di vita, con sintomi post-traumatici come reazioni fobiche, attacchi di panico, disturbi del sonno, astenia, emicrania, paure, ansia e depressione. A livello fisico si possono presentare una serie di disturbi, che possono diventare patologie, a carico dei sistemi e organi: muscolo-scheletrico, intestino, derma, cardiaco, respiratorio e pressorio.

Nel caso di tecnopatia da stress lavoro-correlato e da molestie e violenza, le patologie psichiatriche che solitamente rispondono direttamente allo stress sono le seguenti: 

- il disturbo dell’adattamento (DA), che si caratterizza da una condizione psicoemotiva tale da compromettere le funzioni e le prestazioni sociali a causa di eventi e/o cambiamenti di vita stressanti di tipo acuto, che sono identificabili e non estremi. I sintomi possono esordire entro i tre mesi e risolversi entro i sei. Se ciò non si verifica si passa ad una condizione di cronicità;

- il disturbo acuto da stress (DAS), che avviene in conseguenza di gravi traumi di tipo fisico (es. minaccia o molestia) e mentale con esordio poco dopo l’evento o entro un mese.  Se il disturbo persiste più di tre mesi si può supporre di giungere al disturbo post-traumatico da stress (DPTS);

- il disturbo post-traumatico da stress, che si determina a causa di eventi altamente minacciosi e catastrofici che possono riguardare la persona sia direttamente sia indirettamente (aver assistito o essere venuto a conoscenza). I sintomi si caratterizzano da un persistente ricordo dell’evento (flashback), una risposta di evitamento agli stimoli stressogeni e un’attivazione del sistema simpatico e del nervo vago.

Nell’ambito della sorveglianza sanitaria, il medico competente ha l’obbligo di denunciare i casi di disturbo dell’adattamento cronico da stress e il disturbo post-traumatico da stress da costrittività organizzativa anche quando viene a conoscenza di condizioni di vessazione e violenza morale sul lavoratore. In questa delineata cornice, quindi, la tecnopatia di origine mentale e del comportamento prevede l’indennizzo da danno biologico.

[...]

Fonte: INAIL

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