Informazione tecnica HSE / 25 ° anno
/ Documenti disponibili: 45.118
/ Documenti scaricati: 33.449.738
Featured

PFAS - Sostanze Alchiliche Perfluorurate e Polifluorurate | CIIP 2025

PFAS - Sostanze Alchiliche Perfluorurate e Polifluorurate 2025

PFAS - Sostanze Alchiliche Perfluorurate e Polifluorurate | CIIP 2025

ID 24840 | 03.11.2025 / In allegato

Documento che affronta il tema dei PFAS, le Sostanze Alchidiche Fluorurate e Perfluorurate che da quasi un secolo sono utilizzate in molti settori.

La storia degli PFAS in Italia ha origine dagli stabilimenti chimici attivi a partire dalla fine degli anni Sessanta a Trissino, in provincia di Vicenza. Questi stabilimenti, di proprietà della “Miteni Spa” svolsero attività produttive protratte negli anni con scarsa attenzione all’impatto ambientale e solo con il passare del tempo emerse che le acque sotterranee, le falde, i pozzi e gli acquedotti di molti comuni erano stati potenzialmente esposti agli PFAS. La “Miteni Spa” produceva intermedi contenenti composti fluorurati principalmente per l’industria tessile, agronomica e farmaceutica con un ramo specializzato nella produzione di ingredienti per le schiume antincendio e scioline al fluoro.

La “Miteni Spa” è stata fondata nel 1965 come centro di ricerca (RiMar - Ricerche Marzotto) di fluorurazione elettrochimica per la produzione di composti fluorurati per l’impermeabilizzazione dei tessuti. Nel 1988 le multinazionali “Enichem Synthesis Spa” e “Mitsubishi Spa” rilevano la società e nel 1992 gli danno il nome di “MitEni Spa” (Mitsubishi-Eni). Nel 2009 la “Miteni Spa” viene acquistata dalla multinazionale ICIG (International Chemical Investors Group).

Nel 2011 due ricercatori del CNR (Centro Nazionale Ricerche) scoprirono la più alta concentrazione di PFAS al mondo mai trovata prima presso le acque di scarico della “Miteni Spa”.
La situazione divenne ufficiale solo nel 2013 quando il Ministero dell’Ambiente informò la Regione Veneto che in alcune acque potabili erano stati misurati livelli “preoccupanti” di PFAS. Da allora, la Regione con ARPAV e le autorità sanitarie locali iniziarono campagne di monitoraggio sistematico e la definizione, per zone, dei territori più esposti. Nacquero così le cosiddette zone rosse, arancioni e gialle, secondo criteri di gravità della contaminazione e grado di esposizione della popolazione.

Nel frattempo, la comunità civile locale si era mobilitata tramite associazioni, gruppi di cittadini e vari comitati. Uno di questi, le “Mamme No PFAS” denunciarono, chiedendo trasparenza, informazione, controlli sanitari e diritti relativi alla salute ambientale. Le prime analisi del sangue su giovani e residenti mostrarono che la contaminazione non era limitata all’ambiente, ma aveva raggiunto anche le persone.

Gli anni fra il 2015 e il 2022 sono stati segnati da studi, aggiornamenti, ampliamenti del perimetro della zona rossa, con centinaia di punti di prelievo su falde, acqua potabile e terreni agricoli.

Nell’aprile 2021 prese avvio il processo giudiziario - noto come “Processo Miteni” - presso la Corte d’Assise di Vicenza che è considerato il più importante processo ambientale d’Italia e, attualmente anche d’Europa. Nel novembre 2018 lo stabilimento “Miteni Spa” chiuse per fallimento.

Il momento decisivo è arrivato il 26 giugno 2025, quando la Corte d’Assise di Vicenza ha pronunciato la sentenza di primo grado del “Processo Miteni”. Undici ex dirigenti sono stati condannati e quattro assolti. In totale, le pene inflitte sommano 141 anni di reclusione. Il Ministero dell’Ambiente, la Regione Veneto, l’ARPAV, numerosi comuni, cittadini e associazioni dichiarati parti civili hanno ottenuto obbligo di risarcimenti per milioni di euro.

Tuttavia, dopo la sentenza, la vicenda non si è conclusa: infatti, emergono continuamente nuovi allarmi in comuni periferici, segnalazioni su contaminazioni residue in falde, acque potabili, terreni agricoli. Una recente segnalazione riguarda un contaminante (PFBA) che avrebbe avuto come mezzo di diffusione le terre di scavo dei cantieri per l’autostrada “Pedemontana Veneta”. Si stanno attualmente discutendo modifiche al perimetro delle zone rosse e interventi urgenti per la bonifica.

Parallelamente alla vicenda veneta, l’altro importante polo chimico italiano coinvolto nella produzione e nella gestione di composti fluorurati è stato lo stabilimento “Solvay Specialty Polymers Italy S.p.A”. di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria. Lo stabilimento è attivo da decenni e rappresenta uno dei centri più significativi per la produzione di fluoropolimeri e altre sostanze fluorurate utilizzate in settori industriali ad alta tecnologia come l’automotive, l’aerospazio e l’elettronica.

Nel sito piemontese sono stati individuati nel tempo diversi composti appartenenti alla famiglia degli PFAS. Le analisi condotte da ARPA Piemonte hanno riscontrato la presenza di tali sostanze nelle acque di falda e nei piezometri interni ed esterni allo stabilimento, con concentrazioni variabili ma in alcuni casi elevate. L’attenzione si è concentrata in particolare sulla falda superficiale, dove nel periodo 2021-2022 sono stati registrati valori significativi di contaminazione.

A seguito di queste evidenze, le autorità ambientali regionali hanno attivato un monitoraggio continuo dell’area, comprendente campionamenti trimestrali di acque, suoli e aria. I risultati delle indagini hanno evidenziato la diffusione dei composti fluorurati anche al di fuori del perimetro industriale, con ripercussioni sull’ambiente circostante e preoccupazioni per la salute pubblica. Studi di biomonitoraggio hanno infatti rilevato la presenza di PFAS nel sangue di una larga parte della popolazione residente nel raggio di tre chilometri dallo stabilimento.

L’azienda, da parte sua, ha dichiarato di aver avviato un processo di revisione dei propri cicli produttivi, con l’obiettivo di eliminare entro il 2026 l’uso dei fluorotensioattivi e di realizzare un sistema a circuito chiuso per la gestione dei reflui. Nonostante ciò, la Procura della Repubblica di Alessandria ha aperto un’inchiesta per disastro ambientale, con richiesta di rinvio a giudizio per alcuni dirigenti dell’impianto per presunta omessa bonifica e contaminazione delle acque.

[...] Segue in allegato

Questi gli argomenti trattati

1. Origini e sviluppi dei PFAS nel mondo 
2. Storia dei PFAS in Italia 
3. Chimica dei PFAS 
4. Ciclo di vita dei PFAS 
5. Metodi di produzione industriale dei PFAS 
6. Settori e materiali di utilizzo dei PFAS 
7. Farmacocinetica
8. Farmacodinamica  
9. Prodotti alternativi ai PFAS 
10. Normativa europea
11. Proposte di restrizione e documenti recenti da parte di ECHA e EFSA 
12. Biomonitoraggio ambientale e biologico 
13. Prevenzione e analisi dei rischi nei luoghi di lavoro secondo la normativa italiana 

...

Fonte: CIIP

Collegati

Allegati (Riservati) Abbonati Sicurezza Lavoro
Allegati
Descrizione Lingua Dimensioni Downloads
Scarica il file (PFAS - Sostanze Alchiliche Perfluorurate e Polifluorurate ) IT 2780 kB 9

Articoli correlati Sicurezza Lavoro

Image

Sicurezza L.

Image

Ambiente

Image

Normazione

Image

Marcat. CE

Image

P. Incendi

Image

Chemicals

Image

Impianti

Image

Macchine

Image

Merci P.

Image

Costruzioni

Image

Trasporti

Image

HACCP

Certifico s.r.l.

Sede: Via A. De Curtis, 28 - 06135 Perugia - IT
Sede: Via Madonna Alta 138/A - 06128 Perugia - IT
P. IVA: IT02442650541

Tel. 1: +39 075 599 73 63
Tel. 2: +39 075 599 73 43

Assistenza: 800 14 47 46

www.certifico.com
info@certifico.com

Testata editoriale iscritta al n. 22/2024 del registro periodici della cancelleria del Tribunale di Perugia in data 19.11.2024