Documentazione interventi VVF di maggiore entità dal 1951
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Documentazione interventi VVF di maggiore entità 1951/2013
ID 9157 | 28.09.2019
Documentazione degli eventi incidentali di maggiore entità che hanno colpito il Paese negli ultimi cinquant'anni.
Eventi incidentali di maggiore entità che hanno colpito il paese negli ultimi 50 anni, dall'alluvione del Polesine al terremoto del Belice, dall'incidente di Seveso all'alluvione del Piemonte ed altri eventi passati.
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Il 14 novembre il Po straripa invadendo la regione del Polesine; in pochi istanti otto miliardi di metri cubi d'acqua invadono le campagne.
Il primo bilancio del disastro è drammatico: 107.000 ettari su 157.000 coltivabili sono allagati, i raccolti distrutti.
Il Paese si mobilita per la prima grande campagna di solidarietà del dopoguerra
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L'Italia Centro Meridionale resta completamente isolata a causa del maltempo e delle eccezionali nevicate.
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Il 9 ottobre 1963 un'enorme frana precipita dal monte Toc nelle acque della diga del Vajont.
Un'ondata alta 200 metri travolge immediatamente i paesi vicini: Longarone, Rivalta, Pirago, Villanova, Faè, Erto, Casso, Castellavazzo sono ridotti a cumuli di macerie e di fango.
Muoiono 2500 persone, migliaia sono i senzatetto.
I Vigili del Fuoco lavorano ininterrottamente per settantadue giorni, salvando la vita di oltre settanta persone e recuperando i corpi di 1243 vittime.
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La piena del fiume Arno travolge la città di Firenze.
Il centro cittadino resta per giorni semi-sommerso dall'acqua e da migliaia di tonnellate di detriti e fango che danneggiano, soprattutto, il patrimonio artistico.
Nella sola Firenze, tra il 4 ed il 5 novembre, vengono effettuati oltre 9.000 salvataggi.
Il dispositivo del C.N.VV.F. consente di portare soccorso a circa 34.000 persone.
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Il 15 gennaio si registra una forte scossa di terremoto nella Sicilia occidentale che provoca la morte di 231 persone.
Nei soccorsi si alternano sul posto circa 7.000 vigili.
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La notte del 4 agosto 1974 una bomba esplode nella vettura numero 5 dell'espresso Roma-Brennero.
I morti sono 12 e i feriti circa 50, ma una strage spaventosa è stata evitata per questione di secondi: se la bomba fosse esplosa nella galleria che porta a San Benedetto Val di Sambro i morti sarebbero stati centinaia.
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Il 10 luglio una nuvola di diossina fuoriesce da uno stabilimento chimico contaminando il territorio circostante.
Una delle più grandi catastrofi chimiche comincia in una fabbrica di profumi e disinfettanti.
All'interno di un reattore della fabbrica veniva prodotto il triclorofenolo (Tcf), materia prima per la produzione di cosmetici, disinfettanti ospedalieri e diserbanti.
La temperatura doveva essere mantenuta sotto i 156 gradi. A temperature superiori, infatti, comincia la formazione di diossina (Tcdd), un potentissimo veleno. Più alta è la temperatura, più diossina si forma.
Il 10 luglio, invece, nel reattore, la temperatura sale improvvisamente fino a superare i 300 gradi. La valvola di sicurezza si rompe e fuoriesce una nube di vapori che il vento trasporta per qualche chilometro in direzione sud-est, sopra le città di Meda e Cesano Maderno.
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La sera del 6 maggio la terra trema in Friuli, a nord di Udine.
La scossa investe 77 comuni con circa 60.000 abitanti.
Muoiono 965 persone, 45.000 sono i senzatetto.
Migliaia di Vigili del Fuoco, con oltre 600 mezzi, intervengono immediatamente con le componenti dello Stato presenti sul territorio colpito (Esercito, forze dell'ordine, volontari).
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Il 2 agosto del 1980 una bomba posta nella sala d'aspetto della stazione centrale di Bologna provocò un'esplosione. La deflagrazione, di enorme potenza, fece crollare un tratto del fabbricato che ospitava i locali del ristorante e delle sale di attesa di prima e seconda classe causando la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200.
Fu colpito anche il treno interregionale 13544 Ancona-Basilea, fermo sul primo binario. La forza d'urto mandò in frantumi i vetri di quasi tutti i palazzi che circondano la stazione.
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Il 23 novembre un fortissimo terremoto investe un'area di 17.000 Kmq. Le cifre della tragedia sono pesantissime: 2.914 i corpi recuperati, 10.000 i feriti, 280.000 i senzatetto.
I Vigili del Fuoco intervengono sul territorio con 4.300 unità e oltre 1.000 mezzi.
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Il 19 luglio 1985, alle 12.22, il crollo delle discariche della miniera di Prestavel provoca una immensa frana che sconvolge la valle del rio Stava, 180 mila metri cubi di fango ed acqua percorrono la valle alla velocità di circa 90 chilometri all'ora, uccidendo 268 fra uomini, donne e bambini e provocando danni per decine di miliardi.
La tragedia della val di Stava è la più grave catastrofe industriale degli ultimi anni in Italia, seconda per distruzione e numero di vittime solo alla catastrofe del Vajont.
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17 luglio 1987, 305 i millimetri di pioggia in un solo giorno: un quarto di tutta l'acqua che solitamente cade nella valle in un anno intero.
28 luglio 1987, frana in Val Pola (saranno colpiti i paesi: Morignone, S. Antonio, Aquilone, Foliano, Castellaccio, S. Martino, Plegne, ecc.).
Attorno alle 7.30 la frana si materializza: a cedere non è un milione di metri cubi, né cinque, né dieci: sono quaranta milioni di metri cubi.
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Giovedì 11 aprile sulla petroliera Haven, ancorata nel porto di Genova, scoppia un incendio che causa un disastro ecologico.
500 chilometri quadrati coperti dal petrolio nel golfo Ligure.
La petroliera conteneva, al momento dello scoppio, 143.000 tonnellate di greggio nella sua stiva, capace di ben 220.000 a pieno carico.
Circa 15.000 tonnellate di petrolio galleggiano nel mar Ligure, 27 microgrammi di anidride solforosa, la concentrazione massima per mq. registrata in provincia di Genova.
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5 novembre 1994, ore 18.00. Da vari giorni piove incessantemente su tutto il Nord Italia. I principali corsi d'acqua, investiti dalla crescente pressione, cominciano ad ingrossarsi sempre più, iniziando a tracimare dai loro argini, allagando le campagne circostanti.
Tra le regioni maggiormente interessate figurerà il Piemonte, particolarmente colpito nelle provincie di Cuneo, Asti ed Alessandria. É proprio in queste zone, infatti, che il Tanaro, il Covetta ed il Bovina fuoriescono contemporaneamente dai loro letti, trascinando nella loro corsa verso valle una quantità enorme di detriti. Sarà a causa della potenza delle loro acque, cresciuta a dismisura col passare del tempo e dei chilometri percorsi, che questi corsi si trasformeranno in fiumi tumultuosi, capaci di travolgere tutto con la veemenza delle proprie acque. Nell'inondazione, perderanno la loro vita più di cento persone, mentre il numero dei senzatetto oltrepasserà i cinquemila. L'economia stessa della zona risulterà annientata: innumerevoli abitazioni vengono infatti distrutte dall'alluvione, migliaia di capi di bestiame vanno perduti, annegati nel fango; le scorte di cereali e mangimi svaniscono, i terreni agricoli, invasi dalla piena, divengono.
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19 giugno 1996 alle 6 del mattino, sul crinale tra l'Alta Versilia e la Garfagnana sulle montagne del Corchia e della Pania, del Forato e del Procinto, e nelle strette gole che vi si insinuano, il cielo cominciò a tuonare mentre l'acqua venne giù a scrosci sempre più fitti, si trattò di un acquazzone dovuto all'impatto di aria calda venuta dal mare con quella, assai più fredda, che sovrastava le cime delle Apuane, il classico temporale estivo, sfuggito alle previsioni, tanto ridotto era il perimetro su cui insistette: le cime e le ripide pendici delle montagne, sul versante garfagnino, sopra a Fornovolasco, e su quello della valle senza nome che finisce a Cardoso, nei comuni di Stazzema e di Serravezza. Un perimetro di due chilometri per dieci, a esagerare, è piovuto per dodici ore di seguito, alle ore 13.50 l'alluvione raggiunse la massima intensità, alla fine si calcolò che erano piovuti 482 millilitri, mezza tonnellata d'acqua per ogni metro quadro.
Su Cardoso, portati dalle acque, piombarono 2.200.000 metri cubi di detriti. Fango, pietre e grandi massi, interi castagneti, a ondate successive. L'acqua piovana aveva gonfiato a dismisura i rivi che scendono dalle montagne fino a diventare cascate il cui urto aveva sbranato le pendici dei monti, dalla Pania al Forato, precipitandole dabbasso, nella ridotta conca dove confluiscono i torrenti Capriola, Farneto e Vezza, tra le case di Cardoso. Disintegrato il paese, la valanga d'acqua e di fango era straripata lungo tutta la valle, fino a Serravezza e poi nella piana versiliese e fino al mare. La valanga aveva viaggiato alla velocità di dieci metri al secondo: così aveva travolto tutto ciò che si trovava sopra l'alveo del Vezza, i ponti e le fiancate della strada, le massicciate, le case fino a tre piani, lo storico Albergo Milani al Ponte Stazzemese, i magazzini e le segherie, per inondare poi la pianura fino a sfondare la via Aurelia e scardinare il terrapieno della ferrovia Pisa-Genova. Fino alle passeggiate lungomare e aveva portato con sé la gente.
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Alle ore 16,30 del 23 gennaio si verifica il crollo di una palazzina di tre piani, già sotto ordinanza di sgombero, contemporaneamente al crollo si innesca un violento incendio causato dallo scoppio del gas metano fuoriuscito dalla sottostante tubazione, che provoca un'ampia voragine sull'assetto stradale di circa venti metri di profondità, danneggiando i cavi elettrici, quelli telefonici e facendo precipitare le auto in sosta e quelle in transito.
Nella zona erano in corso dei lavori per la costruzione di una galleria per collegare Arzano e Miano dove, in quel momento avveniva una esplosione all'interno della galleria dove si trovavano otto operai. I Vigili del Fuoco hanno lavorato ininterrottamente per giorni per recuperare i corpi delle vittime (11), per la messa in sicurezza dei manufatti limitrofi e per le numerose verifiche di stabilità richieste.
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In Milano alle ore 14,40 del 12 dicembre 1996 si forma una voragine di dimensioni considerevoli, 35 metri di profondità, sotto la bottega di un fabbro, causata probabilmente da infiltrazioni d'acqua.
Il proprietario ed il figlio vengono inghiottiti con parte della loro officina ed in seguito ritrovati in fondo alla voragine; prima il figlio ed il 31 dicembre alle ore 18 si chiudevano le operazioni con il recupero del genitore.
I Vigili del Fuoco hanno operato per 20 lunghissimi giorni, realizzando ed istallando il sistema per operare all'interno della profonda voragine.
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Il 29 gennaio 1996 un incendio ha distrutto il teatro La Fenice a Venezia.
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Venerdì 11 aprile 1997, divampa un incendio all'interno della Cappella del Guarini, nel Duomo di Torino. Le fiamme raggiungono, rapidamente, il vicino Palazzo Reale mettendo in pericolo la teca contenente la Sacra Sindone.
Quando tutto sembrava perduto, un Vigile del Fuoco si è lanciato tra le fiamme con una grossa mazza di ferro, rompendo a furia di colpi la teca, antiproiettile, che proteggeva la reliquia e portando al sicuro il Sudario di Cristo.
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Nella notte del 26 settembre 1997, una prima scossa dell'ottavo grado della scala Mercalli, poi alle 11,42 una seconda, mentre frati e tecnici stavano controllando eventuali danni alla volta nella Basilica di San Francesco ad Assisi, causarono ingenti danni al patrimonio architettonico.
Il crollo della volta nella Basilica ha provocato quattro morti. I paesi più colpiti saranno: Assisi, Foligno, Colfiorito, Serravalle del Chienti, e tanti altri piccoli centri.
Nei giorni 4, 5 e 6 maggio del 1998, una massa di fango e detriti si è staccata dalla montagna e dalla collina sovrastanti i paesi di Quindici (in Irpinia), Sarno, Siano e Braciliano (Salerno).
In alcuni casi, come nella frazione di Episcopio (Sarno), la furia del fiume di fango ha distrutto tutto quello che c'era.
La frana ha provocato la morte di 159 persone.
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Il 10 novembre a Foggia un palazzo di sei piani crolla seppellendo circa novanta persone. Dopo quattro giorni di incessante lavoro Vigili del Fuoco, Forze dell'ordine e volontari estraggono dalle macerie 62 vittime e una ventina di feriti.
In piena notte il palazzo comincia a manifestare sinistri scricchioli, sintomi precursori inequivocabili di un imminente cedimento strutturale. L'amministratore dello stabile, per fortuna è sveglio. Intuisce il pericolo, esce in strada e pigia freneticamente la pulsantiera dei citofoni per dare l'allarme.
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Già a partire dal giorno 13, il Centro Nazionale Climatologia e Meteorologia Aeronautica (C.N.C.M.A.), ha emesso le previsioni meteo "...molto nuvoloso o coperto, con piogge diffuse e locali rovesci o temporali; i fenomeni potranno risultare localmente forti sul settore ovest, in particolare sulle zone alpine, prealpine e sulla riviera di levante" ed infatti, in serata e per tutta la giornata del 14 ottobre, intense precipitazioni hanno interessato le regioni Piemonte e Valle d'Aosta ed in particolare le zone montane.
In poche ore le abbondanti piogge hanno provocato l'ingrossamento di numerosi fiumi e torrenti che sono esondati provocando l'isolamento di diversi centri abitati; la pioggia è stata anche causa di diverse frane e crolli che hanno provocato non poche difficoltà alla viabilità stradale.
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L'ondata assassina è arrivata poco prima delle 5. Ed ha sorpreso nel sonno tutto il campeggio, dove insieme ai soliti turisti c'erano tanti disabili organizzati in una specie di colonia. È stata una strage. Il fango ha travolto tutti e tutto, lasciando pochissime vie di scampo: i tetti dei bungalow in muratura ed i salici centenari. Chi non ha avuto la forza, la prontezza ed il coraggio di saltare sui muri e sugli alberi non ha trovato scampo, a meno di un miracolo.
Il teatro della tragedia è il camping Le Giare, alle porte dei Soverato, una trentina di chilometri da Catanzaro lungo la jonica.
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Alle ore 11.35 dell'11 marzo 2000, una forte scossa di terremoto è stata avvertita dalle popolazioni residente nella zona dei monti Tiburtini, in un territorio compreso tra le provincie di Roma, L'Aquila, Frosinone e Rieti.
Il movimento tellurico, registrato dai sismografi dell'Istituto Nazionale di Geofisica con magnitudo 4.1, è stato distintamente avvertito in molte zone delle provincie sopracitate provocando, oltre a comprensibili momenti di panico, diversi danni agli edifici, tutti localizzati nella zona epicentrale ed in particolare nei Comuni di Subiaco, Agosta, Cerreto Laziale, Ciciliano, Cervara di Roma, Gerano, Bellegra, Canterano, Rocca S. Stefano, Sambuci e Tivoli.
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Nella mattina del 27 novembre, a Roma, mentre i pompieri con i tecnici dell'azienda del gas stavano lavorando per cercare di individuare una perdita, dopo aver evacuato il palazzo probabilmente interessato dalla fuga di gas, c'è stata un'esplosione.
Gravissime le conseguenze per la squadra dei Vigili del Fuoco intervenuta, tutti investiti dallo scoppio, decine i feriti, notevoli danni materiali alle abitazioni circostanti. Cinque le palazzine evacuate.
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Monte Etna - Catania: Il 26 ottobre 2002 l'Etna si risveglia e sono circa 200 le scosse sismiche, di origine vulcanica, registrate fra il 27 e il 28 ottobre 2002, dall'I.N.G. (Istituto Nazionale di Geofisica). I valori sono compresi tra il 3° e il 6° grado della scala Mercalli, con magnitudo tra 3.1 e 3.9.
L'eruzione del vulcano dell'Etna, che ha minacciato alcuni comuni pedemontani del versante Nord e Sud dell'Etna, ha reso necessaria la mobilitazione di uomini e mezzi di tutti i Comandi Provinciali della Sicilia, nonché l'approntamento di un Campo Base per il monitoraggio del fenomeno. Le scosse sismiche, che hanno raggiunto la massima intensità il 29 ottobre, causando numerosi dissesti statici, parziali crolli in diversi Comuni, tra cui S. Venerina, Zafferana, Milo e alcune frazioni di Acireale, Guardia e Mangano, hanno comportato un rafforzamento della macchina dei soccorsi, attraverso l'invio di ulteriori Sezioni Operative di Colonna Mobile dai Comandi dei Vigili del Fuoco della vicina Calabria e delle regioni Emilia Romagna e Lombardia, con un dispositivo di soccorso che ha coinvolto più di 400 unità, oltre al personale già operante sul territorio.
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Alle ore 16.08 del 31 ottobre 2002 l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia registra una scossa sismica di magnitudo 5.3, pari all'8° della scala Mercalli, con epicentro tra le località di Casacalenda, Sant'Elia a Pianisi e Colletorto.
La scossa principale è stata seguita da numerose repliche, le più forti delle quali si sono verificate alle 16.20, con magnitudo 4.1 (6° Mercalli), alle ore 18.21 con magnitudo 3.8 (5° Mercalli).
A causa degli eventi si sono verificati ulteriori crolli a Castellino sul Biferno, dove sono state interessate circa 50 abitazioni e la chiesa parrocchiale, a Bonefro ed a S. Giuliano di Puglia, un solaio a Termoli e numerose lesioni a Campobasso.
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Le alte temperature ed il conseguente innalzamento dello zero termico sulle Alpi Pennine hanno causato la formazione di un lago alla base del ghiacciaio Belvedere, nei pressi del preesistente lago delle Locce.
I Vigili del Fuoco, dopo aver effettuato le preliminari operazioni di monitoraggio, hanno approntato apposite infrastrutture destinate ad accogliere pompe idrovore ad altissima capacità, realizzando al contempo un by-pass a valle per il deflusso delle acque con il conseguente svuotamento del lago. Gli interventi, effettuati in condizioni di estrema difficoltà a causa delle temperature piuttosto basse e delle assenze di vie di comunicazione, hanno evitato che l'eventuale repentina tracimazione delle acque travolgesse l'abitato di Macugnaga, con conseguenze gravissime per la vita delle persone e per le loro abitazioni.
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Un inquilino, colpito da disperazione per lo sfratto in atto dall'appartamento in cui abitava, si barricava in casa e minacciando il suicidio apriva la valvola del gas provocando la saturazione degli ambienti.
Sul posto sono immediatamente intervenuti Vigili del Fuoco e Forze di Polizia. Mentre il personale della Polizia di Stato tentava un'opera di dissuasione gli operatori dei Vigili del Fuoco, ben consci del grave pericolo in atto, dovuto alla fuoriuscita di gas, si apprestavano ad intervenire.
Purtroppo, com'è noto, l'uomo ha esploso alcuni colpi di arma da fuoco, che hanno provocato il ferimento di un Vigile, mentre una successiva esplosione ha investito il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco, unitamente a diversi agenti della Polizia di Stato ed ad un funzionario della stessa, in seguito deceduto.
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In prossimità della stazione di Rometta Marina è deragliato il treno 1932, che ha causato la morte di 8 persone e 30 feriti.
L'intervento di numerose squadre dei Vigili del Fuoco, affluite anche dai Comandi VV.F. di Messina, Catania e Palermo, ha consentito di portare in salvo molti viaggiatori rimasti intrappolati tra le lamiere della motrice e delle carrozze.
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A seguito delle avverse condizioni meteorologiche che, nei primi giorni di settembre, hanno interessato il territorio dell'Isola d'Elba, provocando l'allagamento dei piani scantinati di molti edifici nonché diffusi smottamenti, numerose squadre dei Vigili del Fuoco sono intervenute in soccorso della popolazione, procedendo, tra l'altro, all'evacuazione da campeggi e strutture ricettive di circa 750 persone.
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Le numerose e forti scosse di terremoto verificatesi dal 9 settembre scorso nella città di Palermo hanno comportato una incessante attività delle squadre dei VV.F. per accertamenti statici (circa 2.000 i sopralluoghi effettuati), verifiche di stabilità ed attività di assistenza alla popolazione.
Alle ore 03.21 del 6 settembre, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato una scossa sismica di Magnitudo 5.6 con epicentro localizzato in mare a circa 40 km a largo di Palermo. La scossa è stata seguita da altre scosse di assestamento di intensità inferiore. L'evento è stato avvertito in tutta la Sicilia.
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6 aprile, ore 3.32: la terra trema. Viene registrata una scossa di 5,8 gradi della scala Richter con epicentro a pochi chilometri dal centro del L'Aquila e a circa 5 km di profondità. Il sisma viene avvertito in tutto il centro-sud, dalla Romagna a Napoli.
Nelle 48 ore successive vengono registrate altre 256 scosse o repliche, delle quali più di 150 nel giorno di martedì 7 aprile, di cui 56 di grado superiore a 3,0. Lo sciame sismico prosegue per mesi con circa 18000 terremoti registrati in tutta l'area della città del L'Aquila.
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Il 29 giugno, alle ore 23.48, il treno merci 50325, con il suo con il suo convoglio di quattordici carri cisterna, deraglia in corrispondenza del sovrappasso pedonale che scavalca il fascio binari sud della stazione ferroviaria, collegando via Burlamacchi con via Ponchielli.
Quattro carri cisterna escono dai binari e uno si danneggia, con fuoriuscita del GPL. Il gas fuoriuscito si innesca immediatamente provocando un incendio di vastissime proporzioni che interessato la stazione di Viareggio, qualche centinaio di metri a sud del fabbricato viaggiatori della stessa, e le aree circostanti.
Il 1° ottobre 2009 piogge torrenziali colpiscono la Sicilia orientale per tutta la notte, fino al mattno. Il nubifragio provoca lo straripamento dei corsi d'acqua e diversi eventi franosi, a cui seguì lo scivolamento a valle di colate di fango e detriti.
Particolarmente colpiti i paesi di Giampilieri, Molino, Altolia Briga, Pezzolo, Santa Marina e nei Comuni di Scaletta Zanclea e Itala, dove colate di fango bloccarono il sistema viario e isolarono Scaletta Zanclea.
L'alluvione provoca 37 vittime. Oltre duemila le persone evacuate.
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Il 13 ottobre l'area ionica è interessata da diffusi temporali e piogge intense. Colpita particolarmente la zona Sud di Messina, le frazioni ed i comuni già interessati dall'alluvione del 1° ottobre 2009.
Circa 70 gli interventi effettuati dai Vigili del fuoco per straripamenti di torrenti, frane e smottamenti a Giampilieri Superiore, Altolia, Molino, Scaletta Zanclea, Itala, Briga Superiore, Pezzolo e Mili S. Marco, anche con impiego di mezzi movimento terra.
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Il 25 ottobre, a seguito di una forte precipitazione che in sei ore ha riversato oltre 500 mm di pioggia sulla provincia della Spezia e di Massa e Carrara, si verifica una alluvione che interessa il territorio dello Spezzino e della Lunigiana.
Questo evento meteorologico causa la piena dei fiumi Vara e Magra e dei torrenti affluenti nelle zone colpite, con allagamenti e inondazione in tutta la Val di Vara e la Val di Magra.
I centri più colpiti sono quelli di Borghetto di Vara, Brugnato, Bonassola, Levanto, Monterosso al Mare, Vernazza, Beverino, Santo Stefano di Magra, Sarzana, Ameglia in provincia della Spezia e Aulla in provincia di Massa-Carrara.
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Venerdì 13 gennaio, alle ore 21.45, la nave da crociera Costa Concordia urta uno scoglio riportando l'apertura di una falla lunga circa 70 metri sul lato sinistro dell'opera viva. L'impatto provoca la brusca interruzione della crociera, un forte sbandamento e il conseguente arenamento sullo scalino roccioso del basso fondale prospiciente Punta Gabbianara, a nord di Giglio Porto.
Sulla nave erano presenti oltre 4000 persone, compreso l'equipaggio.
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Alle ore 4.03 del 20 maggio, una scossa sismica di magnitudo 5.9 ha interessato un’ampia zona dell'Italia Settentrionale. L'epicentro è stato localizzato tra i comuni di Finale Emilia, Borgofranco sul Po e Felonica.
Alle prime luci dell'alba, l'elicottero VVF del nucleo di Bologna effettua una ricognizione rilevando danni alle strutture in particolare nei comuni delle province di Ferrara, Modena e Mantova.
Immediato l'invio delle sezioni operative dalle Direzioni Regionali di Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio e Veneto e di ulteriori mezzi aerei del nucleo di Venezia.
Il 29 maggio ulteriori scosse colpiscono l'Emilia Romagna: alle ore 9.00 di magnitudo 5.8, alle 12.55 una di 5.4 e poi alle 13.00 altre due scosse, rispettivamente di magnitudo 4.9 e 5.2. L'epicentro viene individuato tra i comuni di Medolla, Mirandola e Cavezzo. Le scosse furono avvertite in tutta l'Italia settentrionale.
Ulteriori repliche, anche importanti, si susseguono nei giorni successivi.
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Alle ore 12.33 del 21 giugno, una scossa sismica di magnitudo 5.2 interessa le provincie di Massa Carrara e di Lucca.
Molte le repliche che si susseguono nelle settimane successive, alcune anche di magnitudo elevata.
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Il 18 novembre, la Sardegna viene colpita da una intensa perturbazione che provoca abbondantissime piogge, che provocano esondazioni e imponenti allagamenti.
Particolarmente colpite le provincie di Sassari, in particolare Olbia e Arzachena, di Nuoro.
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Fonti: VVF