Dati Inail nr. 12/2022 | Andamento infortunistico e tecnopatico nel settore dell’energia
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Dati Inail nr. 12/2022 | Andamento infortunistico e tecnopatico nel settore dell’energia
ID 18623 | 12.01.2023
Il periodico curato dalla Consulenza statistico attuariale dedica un approfondimento a questo comparto cruciale per il sistema economico, da mesi al centro del dibattito pubblico per le ricadute globali legate alla guerra in Ucraina. Le aziende assicurate con l’Istituto nel 2021 erano circa quattromila, per un totale di 117mila addetti.
Il nuovo numero di Dati Inail, periodico curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, dedica un approfondimento al settore dell’energia, essenziale per lo svolgimento di qualsiasi attività economica e da mesi al centro del dibattito internazionale per le conseguenze provocate a livello globale dalla guerra in Ucraina. Nel 2021 le aziende del comparto assicurate con l’Inail erano circa quattromila, per un totale di 117mila addetti, l’84% dei quali occupati nella fornitura dell’elettricità, il 12% in quella del gas e il rimanente 4% in quella del vapore e dell’aria condizionata.
Tra il 2017 e il 2021 denunciati circa cinquemila infortuni. Nel quinquennio 2017-2021 sono stati denunciati circa cinquemila infortuni, di cui due terzi nella divisione della produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica, più di un quarto in quella del gas e i restanti nell’erogazione di vapore e aria condizionata. Trattandosi di un settore che occupa principalmente uomini, oltre l’80% delle denunce riguarda il genere maschile, mentre le professioni più coinvolte, con oltre un terzo dei casi (1.710), sono quelle degli elettricisti (installatori, manutentori di impianti e riparatori di linee elettriche, di distribuzione, tiralinee), dei tecnici addetti alla distribuzione sia dell’energia elettrica che del gas e dei tecnici addetti alla produzione di energia termica ed elettrica. I casi mortali denunciati tra il 2017 e il 2021 sono stati 18 (14 nella sola divisione della fornitura di energia elettrica), di cui 10 hanno riguardato i lavoratori di età compresa tra i 49 e i 59 anni e cinque quelli tra i 60 e i 65 anni.
Le cause e le conseguenze più frequenti. Le cause di infortunio sono molteplici, come impianti e installazioni che non presentano una sufficiente protezione da folgorazione, cavi sotto tensione non isolati o non adeguatamente segnalati, il non rispetto della distanza di sicurezza dai sistemi sotto tensione o il cattivo stato di macchinari e impianti. Dei 2.739 casi avvenuti in occasione di lavoro e accertati positivamente, un terzo ha causato delle lussazioni, un quarto delle contusioni e circa un sesto delle fratture. Per la peculiarità delle attività svolte, gli organi maggiormente colpiti da lesioni sono la mano (500 casi), la colonna vertebrale (344) e le estremità degli arti inferiori: ginocchio (284) e caviglia (278).
Le denunce di malattia professionale in calo del 12,7% nel quinquennio. Per quanto riguarda le malattie professionali, nell’arco dello stesso quinquennio l’Inail ha protocollato complessivamente 558 denunce registrando una diminuzione del 12,7%, dai 118 casi del 2017 a 103 casi del 2021, con un picco al ribasso di 95 casi nel 2020, dovuto alla chiusura di molte attività commerciali e industriali durante la pandemia da Sars-CoV-2. La maggior parte delle denunce si concentra nella produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica, con il 79% delle protocollazioni del 2021. Seguono le attività di produzione e distribuzione di gas (20%) e la fornitura di vapore e aria condizionata (1%). Le patologie denunciate con maggiore frequenza sono quelle del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo (46,2% del totale del quinquennio), seguite dai tumori (19,0%), dalle malattie del sistema respiratorio (14,2%) e da quelle dell’orecchio e dell’apofisi (10,6%).
Il focus sulla sicurezza negli impianti a rischio di incidente rilevante. Il nuovo numero del periodico statistico dell’Istituto comprende anche un focus dedicato alla normativa che regola il settore degli impianti a rischio di incidente rilevante, tra cui rientrano tra l’altro la maggior parte delle raffinerie come pure i depositi di Gpl o gas naturale con uno stoccaggio superiore a 50 tonnellate, che è l’unico in cui è previsto l’obbligo di legge di adottare un sistema di gestione per la sicurezza. A seguito del tragico incidente di Seveso del luglio 1976, la Comunità europea decise di avviare una politica comune per evitare che potessero ripetersi incidenti dalle conseguenze così devastanti per gli abitanti e per l’ambiente circostante.
Nacque così la direttiva 82/501/CEE (la cosiddetta “Direttiva Seveso I”), seguita nei decenni successivi da altre direttive che hanno introdotto anche il principio della necessità di un approccio gestionale, e non solo basato sulla sicurezza impiantistica, per prevenire gli incidenti rilevanti.
Tra le novità più recenti la norma sulla gestione degli eventi NaTech. Una delle novità più recenti in materia è stata la pubblicazione nel 2021 della norma UNI/TS 11816-1, contenente le linee guida per la gestione di eventi NaTech (Natural Hazard Triggering Technological Disasters), ossia incidenti industriali causati da disastri naturali, come terremoti, inondazioni, frane ed eventi meteorologici estremi. Al momento è stata pubblicata la prima parte, su requisiti generali e sisma, ma sono già stati avviati i lavori per ulteriori parti relative ai Natech correlati con il cambiamento climatico (alluvioni, fulminazioni, trombe d’aria). Altre due norme importanti sono quelle sugli audit dei sistemi di gestione degli impianti a rischio di incidente rilevante: la UNI 11226-1:2017 Parte 1, sulle linee guida per l’effettuazione degli audit, e la UNI 11226-2:2017 Parte 2, sui requisiti di conoscenza, abilità e competenza delle figure professionali che effettuano l’audit di sicurezza.
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Fonte: INAIL
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