Spallanzani | Coronavirus: quello che c’è da sapere - 17 maggio 2021
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Spallanzani | Coronavirus: quello che c’è da sapere - 17 maggio 2021
Documento di riepilogo di tutte le informazioni disponibili sull'epidemia da Sars-CoV-2 a cura dell'Istituto Nazionale Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” IRCCS.
Il documento riporta tutti i dati conosciuti circa l'origine della malattia, la sua diffusione in Italia e nel mondo, le cure disponibili e le misure di prevenzione e protezione.
Documento aggiornato al 17 maggio 2021.
[...] Quando è iniziata l’epidemia?
Il 31 dicembre 2019 le autorità sanitarie cinesi hanno reso nota la presenza di un focolaio di sindrome febbrile, associata a polmonite di origine sconosciuta, tra gli abitanti di Wuhan, città di circa 11 milioni di abitanti situata nella provincia di Hubei, nella Cina Centro-meridionale, alla confluenza tra il Fiume Azzurro e il fiume Han, a circa 1.100 chilometri da Pechino, 800 da Shangai, 1.000 da Hong Kong. In un primo momento il punto di partenza dell’infezione è stato identificato nel mercato del pesce e di altri animali vivi (c.d. “wet market”) di Huanan, al centro della città di Wuhan, che è stato chiuso il 1 gennaio 2020, ma è ormai confermato che il mercato è stato soltanto il primo amplificatore dell’infezione, iniziata settimane prima. L’analisi del sangue di oltre 38.000 donatori sani a Wuhan e in altre due città cinesi, Shenzen (estremo sud) e Shijiazhuang (estremo nord) tra gennaio ed aprile 2020) ha evidenziato una prevalenza, ovvero una percentuale di persone che avevano sviluppato anticorpi contro il virus Sars-CoV-2, del 2,66% a Wuhan, dello 0,033% a Shenzen e dello 0,0028% a Shijiazhuang.
Nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Wuhan il 9 febbraio 2021 con gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) chiamati ad indagare sull’origine dell’epidemia, si è appreso che il primo caso di Covid-19 a Wuhan è datato 8 dicembre 2019 e non aveva alcuna relazione con il mercato di Huanan.
Nei due mesi precedenti circa 90 persone erano state ricoverate con sintomi simili al Covid-19 nella Cina centrale. Le autorità cinesi hanno eseguito di recente test anticorpali su due terzi di questi pazienti, senza trovare traccia di infezione. Ma a distanza di più di un anno gli anticorpi potrebbero essere scesi a livelli non più rilevabili, ed occorrerebbero quindi studi sistematici su campioni di sangue prelevati all’epoca per capire se il virus si stesse diffondendo in Cina prima del dicembre 2019. Studi, questi, che al momento le autorità sanitarie cinesi non hanno autorizzato.
Quando è arrivata in Italia?
Le analisi della acque di scarico condotte dall’Istituto Superiore di Sanità hanno evidenziato presenza di RNA di SARS-CoV-2 nei campioni prelevati a Milano e Torino il 18 dicembre 2019 e a Bologna il il 29 gennaio 2020. In un altro studio pubblicato a maggio dallo stesso gruppo di lavoro5 erano state individuate tracce di RNA virale in sei campioni di acque reflue raccolti a Roma e Milano tra febbraio ed aprile 2020, di cui uno relativo ad un prelievo effettuato a Milano il 24 febbraio, tre giorni dopo il primo caso accertato di positività a Codogno. Sempre a Milano, un gruppo di ricercatori dell’Università statale ha condotto una analisi retrospettiva6 sui tamponi oro-faringei dei casi sospetti di morbillo raccolti tra settembre 2019 e febbraio 2020 nell’ambito della rete di sorveglianza integrata morbillo e rosolia MoRoNet.
Dall’analisi è emersa la positività ad un gene del SARS-CoV-2 del campione di un bambino di 4 anni abitante nell’hinterland milanese e senza alcun link con la Cina, che il 21 novembre 2019 aveva manifestato sintomi (tosse e rinite), il 30 novembre era stato portato al pronto soccorso con sintomi respiratori e vomito, il 1° dicembre aveva avuto un’eruzione cutanea simile a quella che si manifesta con il morbillo, e il 5 dicembre aveva effettuato il tampone oro-faringeo per la diagnosi clinica del sospetto morbillo. Un altro studio condotto dall’Istituto Tumori di Milano e dall’Università di Siena7 ha cercato gli anticorpi del SARS-CoV-2 nei campioni di sangue prelevati a 959 pazienti che tra settembre 2019 e marzo 2020 si erano sottoposti a screening per la prevenzione del cancro al polmone. Gli anticorpi del coronavirus sono stati individuati nell’11,6% dei pazienti, in alcuni casi in campioni prelevati a settembre del 2019.
La ricerca sembrerebbe indicare una circolazione molto precoce del SARS-CoV-2 tra individui asintomatici in Italia diversi mesi prima dell’identificazione del primo paziente. Si tratta di una ipotesi che necessita di ulteriori e solide conferme, da effettuarsi con metodi adeguatamente validati. Al momento, sulla base dell’evidenza delle migliaia di sequenziamenti genomici effettuati in tutto il mondo, lo spillover del virus, ovvero il suo passaggio dall’animale all’uomo, va collocato con elevata probabilità tra la seconda metà di novembre e i primi giorni del mese di dicembre 2019.
A cosa è dovuta l’infezione?
Il 7 gennaio 2020 è stato isolato l’agente patogeno responsabile dell’epidemia: si tratta di un nuovo betacoronavirus, che l’OMS ha denominato SARS-CoV-2, ad indicare la similarità con il virus della SARS, che nel 2002-2003 causò una epidemia globale con 8.096 casi confermati e 774 decessi. L’OMS ha denominato Covid-19 la malattia causata dal virus.
Quanto è diffusa l’epidemia?
In base ai dati forniti giornalmente dall’OMS , ad oggi (17 maggio 2021) i casi accertati complessivi sono 162.704.139, con 3.374.052 decessi. Ad oggi sono complessivamente 220 le nazioni e i territori con almeno un caso di positività. Sono 17 le nazioni e i territori che non hanno comunicato casi di positività: 13 si trovano in Oceania (Isole Cook, Kiribati, Nauru, Micronesia, Niue, Isola Norfolk, Palau, Isole Pitcairn, Samoa Americane, Tokelau, Tonga, Tuvalu, Isola di Wake), tre in Asia (Isola di Natale, Corea del Nord, Turkmenistan) e una in Africa (Sant’Elena).
Come si trasmette l’infezione?
I virus respiratori differiscono tra loro sia per la facilità di diffusione che per le modalità di trasmissione. La trasmissibilità, misurata dal numero di riproduzione di base (R0) o dal tasso di attacco secondario, che misura l’incidenza della trasmissione dal caso indice ai suoi contatti, può essere estremamente variabile. Anche il Sars-CoV-2, come gli altri virus respiratori, utilizza come porte di ingresso nel corpo umano il naso, la bocca e gli occhi, e può essere trasmesso attraverso quattro modalità principali di trasmissione:
- contatto indiretto (fomite), ovvero per il tramite di oggetti o superfici inanimate contaminate da secrezioni di persone infette;
- goccioline grandi o droplets, che vengono espulse con la tosse, gli starnuti o parlando ad alta vice, e che di solito si depositano entro breve distanza (circa 1-2 metri) da chi le emette;
- goccioline fini o aerosol, che vengono emesse con la normale respirazione, che rimangono sospese nell’aria per lunghi periodi e possono quindi diffondersi a maggiore distanza, specialmente negli spazi chiusi e non adeguatamente ventilati.
Fonte: Istituto Nazionale Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” IRCCS
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