1. L'impugnazione di sentenza di condanna alla sola pena dell'ammenda, e come tale inappellabile (art. 593 comma 3 cpp), va senz'altro qualificata come ricorso per cassazione per il principio del favor impugnationis e di conservazione degli atti processuali (art. 568 cpp). Nel caso di specie, quindi, l'impugnazione contro la sentenza del Tribunale di Padova correttamente è stata inoltrata a questa Corte.
Ciò premesso, col primo motivo il ricorrente denunzia sostanzialmente la inosservanza dell'art. 32 del D. Lvo n. 626/1994 rilevando che la norma non prevede l'obbligo di tenuta del Registro dei controlli antincendio (la cui omissione è stata oggetto della contestazione sub a), ma detta una diversa serie di obblighi a carico del datore di lavoro.
Il motivo è fondato.
L'art. 32 del
D.Lgs. 626/94 elencava gli obblighi del datore di lavoro ma non includeva l'obbligo di tenuta del registro in questione.
Il predetto decreto legislativo è stato peraltro abrogato dal
decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e la disposizione dell'art. 32 è stata riprodotta ugualmente nell'art. 64 di tale ultimo decreto.
In ogni caso, il Registro, già previsto dall'art. 5 comma 2 DPR n. 37/1998 è stato eliminato perché l'art. 12 comma 1 lett. b) del DPR n. 151/2011 ha abrogato il decreto del Presidente della Repubblica 12 gennaio 1998, n.37, concernente il regolamento recante disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi, a norma dell'articolo 20, comma 8,della legge 15 marzo 1997, n. 59. (*)La sentenza dunque va annullata senza rinvio perché il fatto non sussiste.
2. Col secondo motivo si deduce la insussistenza del reato di cui al capo b perché il teste non aveva precisato se, pur in mancanza degli attestati di frequentazione al corso antincendio, fossero stati indicati o meno i nomi dei lavoratori designati.
3. Col terzo motivo si denunzia la mancanza dell'elemento soggettivo in relazione al reato contestato sub c): rileva in proposito il ricorrente che solo uno degli estintori era sfuggito al controllo periodico, per cui è evidente, trattandosi di una mera dimenticanza del personale preposto, che sussiste la buona fede dell'imputato.
Entrambi i motivi, che in sostanza denunciano una mancanza di motivazione della sentenza in ordine alla sussistenza del reato sub b) e all'elemento soggettivo del reato sub c) sono fondati.
La sentenza del Tribunale si è limitata infatti a rilevare la regolarità delle notificazioni, compresa quella dell'avviso ad estinguere le violazioni in via amministrativa, e a dare atto del mancato pagamento, ma non ha speso una parola sull'accertamento della sussistenza dei reati contestati all'imputato. Non è dato rinvenire nelle poche righe di motivazione alcun percorso motivazionale che possa giustificare la dichiarazione di responsabilità, non potendosi attribuire valore al solo capo di imputazione.
Consegue l'annullamento con rinvio al Tribunale di Padova che riesaminerà la vicenda motivando adeguatamente sulla sussistenza dei reati sub b) e c).
Restano logicamente assorbiti l'esame del quarto motivo (con cui si deduce l'assoluta indeterminatezza del capo di imputazione nel quale viene contestata genericamente l'omessa adozione di misure di sicurezza, senza che sia stato precisato quali fossero tali misure violate) nonché il quinto ed ultimo motivo (relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e alla quantificazione della pena).