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Depositate il 13 febbraio 2017 le conclusioni della Corte di Cassazione sulla tragica vicenda della ormai nota "Casa dello Studente" a l'Aquila.
La Corte respinge i ricorsi e conferma le condanne a quattro anni di reclusione per gli ingegneri B.D.P., P.C. e T.R., e a due anni e sei mesi per P.S., il presidente della Commissione collaudo dell'Azienda per il diritto agli studi universitari.
La figura del progettista, ove si inserisca in una situazione in cui altri siano già intervenuti, è tenuta ad informarsi circa i pregressi interventi e, se del caso, a proporre o ad effettuare i necessari adeguamenti: è questo il principio di diritto affermato dalla Suprema Corte esaminando quanto è successo alla Casa dello studente, un principio applicabile a tutti i disastri, come quello di Rigopiano, nei quali un evento naturale fa da detonatore a grossi errori di progettazione.
Gli imputati hanno infatti trascurato che la casa dello studente era stata trasformata da edificio destinato, negli anni '60, ad abitazioni private, in una vera e propria struttura alberghiera e, come tale, completamente stravolta rispetto all'originaria destinazione d'uso.
Dunque è chiaro che non è loro addebitabile la realizzazione della variazione, avvenuta molti anni prima, ma è altrettanto chiaro che tale situazione non andava ignorata.
La Cassazione, in diversi punti, afferma poi che la zona in questione è zona considerata a rischio sismico almeno dal 1965 e proprio per questo il sisma del 6 aprile non è stato nè imprevedibile nè eccezionale.
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ID 15445 | 13.01.2022
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