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Gli infortuni del lavoro notturno INAIL 2011

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Gli infortuni del lavoro notturno / INAIL 2011

Normativa di riferimento e caratteristiche del lavoratore notturno

La normativa italiana ha cercato di attenuare i problemi connessi al lavoro notturno. La prima norma che disciplina il lavoro notturno definendo l’orario massimo di lavoro e i congedi obbligatori risale al 1902 (Legge n. 242). A seguire la legge n. 653/1934 - “Tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli” - e la legge n. 903/1977 - “Parità e trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro”.

Infine, in attuazione della Direttiva UE 93/104, il D.Lgs. n. 66/2003 che ha individuato e classificato il lavoro notturno tra i lavori usuranti. Esso ha imposto controlli preventivi e periodici adeguati al rischio a cui il lavoratore è esposto (art. 14), ha stabilito, qualora sopraggiungano condizioni di salute che comportino l’inidoneità alla prestazione di lavoro notturno - tramite accertamento del medico competente o dalle strutture sanitarie pubbliche - che il lavoratore dovrà essere assegnato al lavoro diurno, in altre mansioni equivalenti, se esistenti e disponibili (art. 15).

Inoltre la disciplina di questa tipologia di lavoro deve essere predisposta dalla contrattazione collettiva nel rispetto di quanto previsto dal decreto stesso, soprattutto per quanto riguarda la durata massima della prestazione lavorativa. L’orario, infatti, non può superare in media le 8 ore giornaliere, salva l’individuazione da parte dei contratti collettivi di un periodo di riferimento più ampio sul quale calcolare il suddetto limite (art. 13 comma 1).

Misure preventive e protettive della salute

È opportuno distinguere ed identificare le diverse situazioni di svolgimento del lavoro notturno, che pur comportando un approccio analogo al processo di valutazione dei rischi, possono presentare diversità legate alle peculiari modalità lavorative.

A tal fine, si identificano le seguenti tipologie: attività a ciclo continuo (ospedali, industrie manifatturiere…); attività che si svolgono di giorno, ma che richiedono un presidio di controllo di notte (impianti chimici pericolosi...); attività che si svolgono solo di notte in luoghi di lavoro interni ad aziende come da definizione riportata nell’art. 30 comma 1del D.Lgs. 626/1994 (panificatori, stampe di quotidiani…); attività notturne che si svolgono al di fuori dei luoghi di lavoro di aziende o di unità produttive (guardia notturna, assistenza notturna…). Vengono presi in esame i rischi specifici in relazione alle tipologie e alle modalità lavorative. Pertanto, nel valutare i rischi lavorativi occorre considerare quelli ambientali ed organizzativi e i possibili danni in relazione al lavoro notturno in sé.

L’art. 11 del D.Lgs. 532/1999 al comma 1, stabilisce che il datore garantisca servizi e mezzi di prevenzione o protezione adeguati al lavoro notturno, nonché assicuri un livello di servizi equivalente a quello diurno; al comma 2 stabilisce, poi, che il datore disponga, per i lavoratori notturni che effettuino lavorazioni che comportano rischi particolari, misure di protezione personale e collettiva. Il datore di lavoro ha l’obbligo di effettuare controlli preventivi e periodici per evitare danni alla salute.

Il lavoro notturno comporta indubbiamente un maggiore affaticamento psicofisico e sacrifici alla vita affettiva, di relazione e familiare del lavoratore. In generale, l’organismo umano risulta maggiormente vulnerabile durante la notte, poiché il livello di vigilanza viene alterato dall’affaticamento. Il lavoratore turnista subisce tutta una serie di disturbi che si ripercuotono nel ciclo sonno-veglia che possono essere di diverso tipo: biologici (per esempio la perturbazione della ritmicità cardiaca), sociali ed infine sanitari. Nel seguente diagramma sono riportate tutte le patologie associate ai disturbi del sonno-veglia e all’eccessiva sonnolenza.

[...]

Gli infortuni del lavoro notturno INAIL 2011   Fig  1

Si riscontra tra i lavoratori notturni un maggior assenteismo per malattia, un maggior consumo di farmaci e spesso un maggior numero di infortuni e incidenti per affaticamento e alterazione dei ritmi biologici. Il calo della performance è più evidente tra le prime ore della notte e tra le 5 e le 6 del mattino quando il tasso di incidenti dovuti a fatica presenta un vero e proprio picco. Per cercare di “limitare” i danni del lavoro notturno basterebbe seguire alcune regole generali come per esempio lavorare in ambienti illuminati o dormire il giorno ricreando ambienti notturni, alimentarsi durante il lavoro notturno con spuntini semplici ed evitare l’abuso di caffeina. Comunque, alla lunga finiscono per manifestarsi problemi di salute latenti.

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