Dati INAIL 2/2025 - Molestie e violenze sul lavoro
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Dati INAIL 2/2025 - Molestie e violenze sul lavoro
ID 23644 | 17.03.2025 / In allegato
Il tema è al centro del nuovo numero del periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto. Nel 2023 i casi riconosciuti, al netto di quelli occorsi agli studenti o causati da animali, sono stati 6.813, il dato più elevato dopo quello registrato nel 2019, in aumento dell’8,6% rispetto al 2022.
ROMA - Molestie e violenze sul posto di lavoro sono un fenomeno in crescita. Dall’analisi degli infortuni in occasione di lavoro riconosciuti dall’Inail, al netto di quelli occorsi agli studenti o causati da animali, emerge infatti che nel 2023 i casi di aggressioni e minacce sono stati 6.813, il dato più elevato dopo quello registrato nel 2019. Rispetto al 2022 l’incremento è pari all’8,6% e cresce fino al 14,6% per le donne, fermandosi invece al 3,8% per gli uomini. A questo tema è dedicato il nuovo numero del periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, che rileva come la maggior parte di questi episodi (61%) siano esercitati da persone esterne all’azienda, come nel caso di rapine e di aggressioni ad autisti o a personale sanitario, e in minor misura riconducibili a liti e incomprensioni tra colleghi.
Il settore più colpito è quello della Sanità e assistenza sociale. Nel quinquennio 2019-2023 poco meno del 45% degli infortuni per violenze e aggressioni ha riguardato le lavoratrici, percentuale che sale al 48% se si considera solo l’ultimo anno. Le infortunate hanno un’età media più elevata rispetto agli uomini: quattro su 10, infatti, hanno dai 50 anni in su, con un differenziale di circa otto punti rispetto ai coetanei. La quasi totalità dei casi (mediamente il 90%) riguarda la gestione assicurativa dell’Industria e servizi, mentre il resto coinvolge i dipendenti della gestione del conto Stato (9%) e l’Agricoltura (1%). Il 43% delle vittime dell'Industria e servizi opera nel settore della Sanità e assistenza sociale, il 15% nel Trasporto e magazzinaggio e il 10% nel Noleggio e servizi di supporto alle imprese. Per le lavoratrici, in particolare, l’incidenza è particolarmente elevata nella Sanità e assistenza sociale, in cui si concentra il 70% di tutte le aggressioni alle donne.
Al Nord sei episodi su 10. Tra le professioni più colpite figurano le infermiere, gli operatori sociosanitari e socioassistenziali nella Sanità e assistenza sociale, i conduttori di veicoli e i capi treno ferroviari nel Trasporto. Altre figure particolarmente soggette a violenze e minacce sono i vigili urbani, che raccolgono l’80% dei casi del comparto pubblica amministrazione, le insegnanti, in particolare quelle delle scuole primarie nel conto Stato, e gli addetti alle vendite, col 45% dei casi del Commercio. Le aggressioni avvengono in circa sei casi su 10 al Nord, una su cinque nel Centro e il resto nel Mezzogiorno. In valore assoluto la Lombardia (18,2% nel quinquennio 2019-2023), l’Emilia Romagna (13,8%) e il Veneto (9,0%) contano più eventi per entrambi i generi.
Tra il 2019 e il 2023 registrati 14 decessi. Le conseguenze di questa tipologia di infortuni per la stragrande maggioranza (oltre il 90%) sono senza postumi invalidanti permanenti. Considerando postumi di inabilità superiori all’1%, il grado medio è del 5%. Per il 56% dei casi la diagnosi è una contusione, senza differenze significative per genere. Seguono la lussazione con il 19% (22% per le donne) e le fratture con l’11% (13% per gli uomini). La principale sede del corpo coinvolta nelle violenze è la testa, con poco più del 30% del totale e pochissime differenze tra uomini e donne, mentre un caso su quattro interessa gli arti superiori. I decessi riconosciuti dall’Inail in occasione di lavoro nel quinquennio analizzato sono stati complessivamente 14, due dei quali hanno riguardato lavoratrici.
I risultati del report “Non staremo al nostro posto”. Secondo il campione intervistato per il report “Non staremo al nostro posto”, realizzato dall’organizzazione italiana no profit We World e presentato lo scorso 25 novembre in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, le forme di violenza più diffuse sono quella verbale (56%), il mobbing (53%) e l’abuso di potere (37%), con percentuali decisamente più contenute per la violenza fisica (10%), lo stalking (6%) e la violenza online (2%). Il 60% del campione intervistato, composto da 1.100 lavoratori e lavoratrici di età compresa tra i 20 e i 64 anni, rappresentativo per età, genere e area geografica di residenza, è a conoscenza di episodi di questo tipo avvenuti sul proprio luogo di lavoro e il 42% vi ha assistito direttamente o li ha subiti. La violenza verbale e quella psicologica, in particolare, sono spesso legate a dinamiche di potere asimmetrico e colpiscono più di frequente chi occupa ruoli di subordinazione e persone più giovani o con minore esperienza.
Il progetto per la valutazione dei rischi in ottica di genere. Questi episodi possono incidere sia sulla salute mentale che fisica delle persone coinvolte. Oltre un terzo delle donne ha sperimentato il burnout dopo le violenze sul lavoro, con stress, ansia e depressione tra gli altri problemi più comuni, che in molti casi costringono le vittime a dare le dimissioni. Una corretta conoscenza e valutazione dei rischi in ottica di genere, sottolinea a questo proposito Dati Inail, è imprescindibile per l’attuazione di interventi di prevenzione più mirati ed efficaci. A questo scopo l’Istituto ha promosso il progetto “Valutazione dei rischi in ottica di genere”, che supporta i datori di lavoro con strumenti di facile utilizzo. Il primo di una serie di volumi pubblicato nel luglio 2024 riporta i risultati degli approfondimenti tecnici e statistici effettuati e 13 schede di supporto alla valutazione di questa tipologia di rischi. Una scheda di carattere generale, in particolare, riporta una breve descrizione del rischio, i luoghi e le occasioni di lavoro dove l’esposizione è più frequente, alcuni dei più significativi effetti sulla salute e le principali misure di prevenzione e protezione.
Stress, ansia e depressione i problemi di salute più comuni. Le denunce di patologie professionali da disturbi psichici e comportamentali, si legge nel focus dedicato alle malattie mentali in ambito lavorativo, nel quinquennio 2019-2023 sono state più di 2.000, con una media di 400 all’anno confermata anche dai dati provvisori del 2024. Anche se rappresentano solo lo 0,7% del totale delle tecnopatie denunciate nel nostro Paese, lo stress, l’ansia e la depressione sono i problemi di salute lavoro-correlati più comuni per i lavoratori e le lavoratrici italiani ed europei. Ambienti di lavoro stressanti e ostili, carichi di lavoro eccessivi, ma anche discriminazione e molestie psicologiche e sessuali possono comportare, in mancanza di consulenza e supporto psicologico, gravi rischi per la salute mentale. Già nel 2020 l’Oms dichiarava che la depressione stava diventando la malattia mentale più diffusa al mondo e, in generale, la seconda malattia dopo le patologie cardiovascolari.
Le aggressioni da parte di animali. In diversi settori, dall’agricoltura all’allevamento, dalla sanità veterinaria alla gestione di parchi e riserve naturali, un altro rischio significativo è quello rappresentato dalle aggressioni da parte di animali. Questi incidenti possono causare lesioni di varia gravità, da semplici graffi e morsi a fratture, lussazioni e, in rari casi, anche decessi. Tra il 2019 e il 2023 sono stati almeno 7.200 i casi riconosciuti dall’Inail come aggressioni sul lavoro da parte di animali. Da un’analisi ad hoc sul tipo di animale protagonista dell’aggressione, quello che causa più infortuni sul lavoro non è da allevamento, bensì uno molto comune nelle nostre case: il cane. Nel 60%-70% dei casi osservati, infatti, l’aggressione si concretizza in morsi di cani, ricorrentemente “del cliente” mentre si consegna la posta o della merce, durante la raccolta dei rifiuti o in una prestazione sanitaria domiciliare. Seguono con circa il 15% i bovini, che con calci o semplici spinte e schiacciamenti causano lesioni ai lavoranti. Quasi altrettanto numerosi gli infortuni generati da punture di insetti (14%). Più contenuti gli incidenti con cavalli (3%, imbizzarriti calciano o disarcionano), suini (1%, soprattutto morsi) e ovini (1%, per calci, morsi e cariche). Gli animali più pericolosi, però, sono quelli più piccoli: sei dei nove decessi riconosciuti in occasione di lavoro nell’intero periodo sono stati causati da shock anafilattico per la puntura di api, vespe o calabroni.
La gestione Navigazione nella Banca dati statistica online. L’ultimo contributo del nuovo numero del periodico curato dalla Csa riguarda la Banca dati statistica online dell’Inail, che con l’aggiornamento al 31 ottobre 2024 si è arricchita con le informazioni relative alla gestione assicurativa Navigazione, ora presente con una sezione specifica all’interno delle tre aree tematiche dedicate ad aziende, infortuni sul lavoro e malattie professionali. I dati riguardano tutte le categorie di naviglio alle quali appartengono le navi i cui equipaggi sono assicurati dall’Istituto contro gli infortuni e le malattie professionali, a esclusione della cosiddetta “piccola pesca” condotta da lavoratori autonomi o associati in cooperativa con natanti fino a 10 tonnellate di stazza lorda.
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Fonte: INAIL