Esplosione centrale idroelettrica bacino di Suviana
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Esplosione centrale idroelettrica bacino di Suviana
ID 21664 | Update 16.04.2024 / Notizia seguita
16.04.2024
Il 9 aprile 2024, alla centrale idroelettrica di Bargi, a Suviana, i tecnici stavano provando la funzionalità dell’alternatore al massimo della sua potenza. Il concetto è arrivare ai limiti della sua capacità di esercizio per mettere il macchinario sotto stress e controllare che tutto funzioni alla perfezione: la parte meccanica, quella elettrica, l’allacciamento alla rete, i vari sistemi di protezione.
Questo prevedeva il collaudo in corso quel giorno ma, come sappiamo, qualcosa non è andata come avrebbe dovuto.
Prima che i consulenti riusciranno a estrarre e decifrare i dati dalla scatola nera della centrale di Bargi, il sistema Scada di supervisione e controllo, ci vorrà ancora del tempo. Necessario a capire cosa sia accaduto nell’impianto del bacino di Suviana il 9 aprile scorso, quando 7 operai hanno perso la vita e 8 sono rimasti feriti, cinque dei quali in condizioni gravi o gravissime. Ciò che sta emergendo in queste ore, e che verrà investigato dalla Procura di Bologna che indaga per omicidio e disastro colposi, è che nella centrale idroelettrica fosse in corso un collaudo. Uno dei numerosi test necessari durante i lavori di ammodernamento tecnologico che erano cominciati nel 2022 e che erano arrivati alla fase finale.
Qualcosa è andato storto, probabilmente nell’alternatore, come hanno riferito alcuni testimoni che erano presenti al momento della esplosione e che hanno parlato di uno «strano rumore» prima dello scoppio.
Oltre allo Scada, informazioni utili potrebbero arrivare dai Plc (Programmable logic controller), dispositivi computerizzati per monitorare macchine e processi di produzione in ambienti industriali. I tecnici erano impegnati in uno stress test, che come consuetudine avviene portando le macchine alla massima potenza. Con i Plc, ricorda la Repubblica, gli esperti di questa fase stavano monitorando anche le vibrazioni: se l’esplosione non ha distrutto gli apparecchi, potrebbero aver tenuto traccia dell’andamento del collaudo, restituendo una fotografia di quanto accaduto.
Sebbene non vi sia ancora una conferma ufficiale, come spiega il Corriere della Sera, pare che i test fossero stati già eseguiti sul sistema meccanico (vibrazioni, rumori, temperatura dei cuscinetti, etc.), e in mattinata su quello elettrico. Intorno all’ora dell’incidente, erano in corso quelli sul collegamento con la rete elettrica.
In questa fase viene progressivamente fatta aumentare la portata dell’acqua nell’impianto. «Più acqua entra più cresce l’energia immessa nel gruppo di produzione e quindi quella immessa nella rete. Fino al punto limite», spiega il Corriere.
In quale momento si sia verificato il malfunzionamento che ha portato allo scoppio, non è ancora chiaro. Ulteriori risposte utili alle indagini potrebbero riemergere dai piani -10, -9 e -8, che sono ancora allagati e sui quali personale specializzato ed Enel stanno lavorando a pieno regime per svuotarli con le idrovore.
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10.04.2024
Intorno alle 15 del 9 aprile 2024 diverse squadre VF sono intervenute nel comune di Camugnano presso la centrale idroelettrica ENEL di Bargi, ubicata sulle rive del lago di Suviana per un’esplosione avvenuta all’ottavo piano interrato. Lo scoppio ha interessato una turbina causando crolli e parziale allagamento della struttura.
La centrale elettrica di Bargi, in cui è avvenuto il grave incendio durante dei lavori di manutenzione - con morti, feriti e dispersi - è la più potente dell’Emilia Romagna. Situata sul bacino artificiale di Suviana, nel comune di Camugnano sull’Appenino Bolognese, al confine tra le provincie di Bologna e Prato. È gestita da Enel ed è stata costruita nel 1975. Ha una potenza di 330 MW e funziona turbinando e pompando l’acqua tra i laghi di Suviana e quello di Brasimone, distante circa 12 chilometri, sfruttando la differenza di altitudine tra un bacino e l’altro.
La centrale di Bargi è di tipo “a pozzo”, ovvero è stata costruita in profondità sulla sponda del lago. Si è scelta una realizzazione di questo tipo perché le pompe dovevano trovarsi 25 metri sotto il livello di massimo svaso del serbatoio di Suviana, e una centrale in caverna sarebbe stata più onerosa. La dimensione della centrale è di 61 metri per 37 metri a pianta rettangolare, ed è alta 54 metri. La galleria di derivazione in pressione Brasimone-Stagno (da dove partono le condotte) ha un diametro di 5,4 metri ed è lunga 4 chilometri e 700 metri.
L'esplosione e il successivo crollo hanno travolto almeno 12 tecnici, tutti di ditte esterne (uno era un ex dipendente Enel impiegato come consulente per queste società), che lavoravano alla messa in opera di adeguamenti della centrale. In tre, all'ottavo piano, sono morti sul colpo. Altri sono stati investiti dal soffitto crollato, prima che un tubo refrigerante della turbina allagasse l'ambiente. Quattro persone risultano disperse.
Il dispositivo di soccorso al momento è composto da 100 Vigili del Fuoco di cui 39 provenienti dalla Direzione Regionale VF Emilia Romagna e 61 provenienti da fuori regione. I sommozzatori VF hanno eseguito una serie di immersioni al piano meno nove che al momento risulta allagato allo scopo di individuare e recuperare i dispersi. Il personale USAR (Urban Search and Rescue) ha ispezionato il piano meno otto che risulta difficilmente agibile a causa di crolli generalizzati con la presenza di elementi instabili. Proseguono le operazioni di soccorso e ricerca.
A provocare l’esplosione sarebbe dunque stato lo scoppio di una turbina che doveva entrare in esercizio proprio ieri. A confermarlo nel pomeriggio è stato anche il prefetto di Bologna Attilio Visconti: «Erano in corso dei lavori di adeguamento della centrale, ma ad u tratto una un turbina è esplosa». A seguire è collassato il solaio tra ottavo e nono piano, provocato la rottura dei condotti di refrigerazione. Per questo si è allagato l’intero nono piano. Proprio qui i sommozzatori dei Vigili del Fuoco cercano i dispersi. Con un residua speranza espressa dal direttore regionale dei Vigili del Fuoco, Francesco Notaro. «Nonostante lo scoppio abbia determinato un allagamento - spiega -, potrebbero aver trovato ricovero da qualche altra parte della piastra». I vigili del fuoco hanno raggiunto il nono piano attraverso le scale, che fino ad un certo punto sono agibili. Ma debbono comunque procedere con molta cautela, con tute e bombole dell’ossigeno.
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Bologna, esplosione in una centrale idroelettrica a Bargi. Vigili del fuoco impegnati nelle operazioni di soccorso
Fonte: VVF
Corriere della Sera
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