Rapporto sul recupero energetico da rifiuti in Italia | 2019
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Rapporto sul recupero energetico da rifiuti in Italia
Utilitalia/ISPRA, 10 aprile 2019
Oltre 180 impianti tra inceneritori e digestione anaerobica della frazione organica e dei fanghi di depurazione presenti sul territorio italiano nel 2017, che hanno prodotto 7,6 milioni di MWh di energia, un quantitativo in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 2,8 milioni di famiglie. E’ la fotografia scattata dal “Rapporto sul Recupero Energetico da rifiuti in Italia” realizzato da Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua, ambiente ed energia) in collaborazione con Ispra e presentato oggi a Roma. Dallo studio emerge come il recupero di energia da rifiuti sia essenziale per il conseguimento degli obiettivi fissati dalle direttive europee sull’economia circolare.
In Italia, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, si registra una carenza impiantistica e se non si inverte questa tendenza, il nostro Paese continuerà a ricorrere in maniera eccessiva allo smaltimento in discarica: attualmente ci attestiamo al 23%, mentre le direttive Ue impongono di scendere sotto al 10% entro il 2035. Aumentare la capacità di trattamento degli impianti è quindi fondamentale per chiudere il ciclo dei rifiuti, perché la raccolta differenziata produce scarti che vanno smaltiti nella maniera ambientalmente più corretta e perché il recupero energetico – con conseguente produzione di energia rinnovabile – evita lo smaltimento in discarica.
LA DIGESTIONE ANAEROBICA DELLA FRAZIONE ORGANICA E DEI FANGHI
Nel 2017 erano operativi nel nostro Paese 55 impianti di digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti urbani - 47 al Nord, 2 al Centro e 6 al Sud – che hanno trattato 6,1 milioni di tonnellate di rifiuti. Nei prossimi anni saranno operativi altri 31 impianti. L’organico, con 6,6 milioni di tonnellate raccolte, rappresenta il 41,2% dei Rifiuti Urbani che entrano nel circuito della raccolta differenziata, con una crescita media annua dell’8%. Per quanto riguarda invece la digestione anaerobica dei fanghi di depurazione, nel 2017 erano operativi 87 impianti: 45 al Nord, 17 al Centro e 25 al Sud.
GLI INCENERITORI
Nel 2017 erano invece operativi 39 impianti di incenerimento (attualmente ridotti a 37 per la chiusura di Colleferro e Ospedaletto), così dislocati: 26 al Nord, 7 al Centro e 6 al Sud. Al loro interno sono stati trattati 6,1 milioni di tonnellate di rifiuti, 5,3 dei quali di rifiuti urbani, una tendenza in leggera diminuzione rispetto ai 5,6 milioni del 2015. Tali impianti sono ormai saturi e non si prevedono nuove aperture nei prossimi anni. L’85% delle scorie prodotte sono state avviate a riciclaggio, un dato in crescita rispetto all’ultima rilevazione del 2013 (82%); con la revisione delle direttive europee previste nell’ambito del Pacchetto per l’economia circolare, i metalli recuperati dalle scorie di incenerimento concorrono inoltre al raggiungimento dei target di riciclo. Per quanto riguarda invece il controllo delle emissioni in atmosfera, per diversi inceneritori i limiti applicati risultano più stringenti rispetto a quelli determinati dalla normativa vigente, soprattutto per quanto riguarda le polveri, gli ossidi di zolfo ed il monossido di carbonio.
LA PRODUZIONE DI ENERGIA
Gli impianti di digestione anaerobica hanno prodotto 1,2 milioni di MWh e gli inceneritori 6,4 milioni di MWh, tra produzione elettrica e termica: questa energia è in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 2,8 milioni di famiglie. Il 100% dell’energia prodotta dagli impianti di digestione anaerobica ed il 51% di quella prodotta dagli inceneritori, inoltre, è energia rinnovabile: contribuisce pertanto, sostituendo l’utilizzo di combustibili fossili, alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti ed alla lotta ai cambiamenti climatici. Si tratta inoltre di energia prodotta localmente che contribuisce a ridurre la dipendenza dall’estero. Il 38% dell’energia prodotta dagli inceneritori è stata oggetto di incentivi, ma questa percentuale si ridurrà progressivamente nei prossimi 10 anni; nel 2017, 18 dei 39 impianti non hanno usufruito di forme di incentivazione.
IL CRITERIO DI PROSSIMITA’ E LO SQUILIBRIO TERRITORIALE
Come emerge dal Rapporto, l’Italia ha urgentemente bisogno di nuovi impianti soprattutto per il trattamento della frazione organica, in mancanza dei quali sarà impossibile mantenere lo smaltimento in discarica al di sotto del 10%; anche perché nei prossimi anni è previsto un considerevole aumento delle percentuali di raccolta differenziata, che si tradurrà in un incremento degli scarti di lavorazione e dei rifiuti organici da trattare. “Il problema – spiega Filippo Brandolini, vicepresidente di Utilitalia - non è solo quantitativo, ma soprattutto geografico. Senza impianti di digestione anaerobica e senza inceneritori non si chiude il ciclo dei rifiuti e non si potranno raggiungere i target UE. Serve una strategia nazionale per definire i fabbisogni che operi un riequilibrio a livello territoriale, in modo da limitare il trasporto fra diverse regioni e le esportazioni, abbattendo le emissioni di CO2”.
Non mancano peraltro degli ostacoli normativi: “Dal rifiuto organico – continua Brandolini - si produce compost e biometano; per quest’ultimo, un carburante pulito realizzato in perfetta ottica di economia circolare, manca ancora un quadro normativo certo e stabile”.
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Contenuto del Rapporto:
INTRODUZIONE
IL RUOLO DELLA TERMOVALORIZZAZIONE NELL’ECONOMIA CIRCOLARE
1. LA DIGESTIONE ANAEROBICA DEI RIFIUTI
1.1 Il quadro impiantistico nazionale
1.2 Parco impiantistico in previsione
1.3 L’indagine Utilitalia con la collaborazione di ISPRA
1.3.1 La stabilizzazione anaerobica
1.3.2 Il trattamento e l’utilizzo del biogas
1.3.3 I rifiuti trattati e la produzione del digestato
2. LA DIGESTIONE ANAEROBICA DEI FANGHI DI DEPURAZIONE
2.1 L'indagine Utilitalia con la collaborazione di ISPRA
2.2 Il questionario di raccolta dati
2.3 Le caratteristiche e la qualità dei dati ricevuti
2.4 Il quadro di sintesi degli impianti
2.4.1 Il carico inquinante in ingresso agli impianti di depurazione
2.4.2 Anno di costruzione e avviamento della linea fanghi
2.4.3 Le matrici in ingresso alla digestione anaerobica
2.4.4 I trattamenti della linea fanghi
2.4.5 La digestione anaerobica
2.4.5.1 Il volume dei reattori della digestione anaerobica
2.4.5.2 I volumi riscaldati dei reattori della digestione anaerobica
2.4.5.3 I tempi di funzionamento
2.5 La produzione del biogas
2.6 La composizione del biogas
2.7 I trattamenti sul biogas
2.8 L’utilizzo energetico del biogas
2.9 La produzione del biometano
3. L’INCENERIMENTO DEI RIFIUTI URBANI
3.1 L’indagine Utilitalia con la collaborazione di ISPRA
3.2 Il quadro di sintesi
3.3 La capacità di trattamento degli impianti
3.4 L’età del parco impianti
3.5 Le apparecchiature di trattamento termico
3.5.1 Le tipologie impiegate
3.5.1.1 I combustori a griglia
3.5.1.2 I combustori a letto fluido
3.5.1.3 I forni a tamburo rotante
3.6 Il trattamento dei fumi
3.6.1 Le configurazioni adottate
3.6.2 I sistemi di rimozioni delle polveri
3.6.3 I sistemi di neutralizzazione dei gas acidi
3.6.4 I sistemi di riduzione degli ossidi di azoto
3.7 I rifiuti trattati
3.8 Il recupero energetico
3.9 La produzione e la gestione dei residui
3.10 Il monitoraggio e il campionamento delle emissioni gassose
3.11 Gli incentivi per la produzione di energia elettrica da impianti di incenerimento di rifiuti urbani
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Fonte: Utilitalia
ISPRA
Collegati
Impianti di coincenerimento dei rifiuti
UNI 10667-1 riciclo e recupero dei rifiuti di plastica
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