Codici di comportamento / FAQ ANAC
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Codici di comportamento FAQ - ANAC
ID 23323 | 19.01.2025 / In allegato FAQ aggiornate al 7 Febbraio 2024
La legge n. 190 del 2012 "Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalita' nella pubblica amministrazione" prevede un codice di comportamento nazionale valido per tutte le amministrazioni pubbliche e un codice per ciascuna amministrazione, obbligatorio, che integra e specifica il predetto codice generale.
La legge n. 190 del 2012 ha sostituito l’art. 54 del d.lgs. n. 165 del 2001 rubricato “Codice di comportamento”, prevedendo:
- un codice di comportamento generale, nazionale, valido per tutte le amministrazioni pubbliche
- un codice per ciascuna amministrazione, obbligatorio, che integra e specifica il predetto codice generale.
Il codice nazionale è stato emanato con d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62, modificato con d.P.R. 13 giugno 2023 n. 81.
Esso prevede i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta per i dipendenti pubblici e stabilisce che le disposizioni ivi contenute siano integrate e specificate dai codici di comportamento adottati dalle singole amministrazioni.
Tutti gli enti e le amministrazioni cui si applica il codice nazionale sono, quindi, tenuti all’adozione di un proprio codice di amministrazione che integri e specifichi le previsioni del codice nazionale adattandole alle proprie caratteristiche organizzative.
Art. 54 (Codice di comportamento).
1. Il Governo definisce un codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni al fine di assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni di corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo alla cura dell'interesse pubblico. Il codice contiene una specifica sezione dedicata ai doveri dei dirigenti, articolati in relazione alle funzioni attribuite, e comunque prevede per tutti i dipendenti pubblici il divieto di chiedere o di accettare, a qualsiasi titolo, compensi, regali o altre utilità, in connessione con l'espletamento delle proprie funzioni o dei compiti affidati, fatti salvi i regali d'uso, purché di modico valore e nei limiti delle normali relazioni di cortesia.
1-bis. Il codice contiene, altresì, una sezione dedicata al corretto utilizzo delle tecnologie informatiche e dei mezzi di informazione e social media da parte dei dipendenti pubblici, anche al fine di tutelare l'immagine della pubblica amministrazione.
2. Il codice, approvato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, previa intesa in sede di Conferenza unificata, è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale e consegnato al dipendente, che lo sottoscrive all'atto dell'assunzione.
3. La violazione dei doveri contenuti nel codice di comportamento, compresi quelli relativi all'attuazione del Piano di prevenzione della corruzione, è fonte di responsabilità disciplinare. La violazione dei doveri è altresì rilevante ai fini della responsabilità civile, amministrativa e contabile ogniqualvolta le stesse responsabilità siano collegate alla violazione di doveri, obblighi, leggi o regolamenti. Violazioni gravi o reiterate del codice comportano l'applicazione della sanzione di cui all'articolo 55-quater, comma 1.
4. Per ciascuna magistratura e per l'Avvocatura dello Stato, gli organi delle associazioni di categoria adottano un codice etico a cui devono aderire gli appartenenti alla magistratura interessata. In caso di inerzia, il codice è adottato dall'organo di autogoverno.
5. Ciascuna pubblica amministrazione definisce, con procedura aperta alla partecipazione e previo parere obbligatorio del proprio organismo indipendente di valutazione, un proprio codice di comportamento che integra e specifica il codice di comportamento di cui al comma 1. Al codice di comportamento di cui al presente comma si applicano le disposizioni del comma 3. A tali fini, la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche (CIVIT) definisce criteri, linee guida e modelli uniformi per singoli settori o tipologie di amministrazione.
6. Sull'applicazione dei codici di cui al presente articolo vigilano i dirigenti responsabili di ciascuna struttura, le strutture di controllo interno e gli uffici di disciplina.
7. Le pubbliche amministrazioni verificano annualmente lo stato di applicazione dei codici e organizzano attività di formazione del personale per la conoscenza e la corretta applicazione degli stessi. Le pubbliche amministrazioni prevedono lo svolgimento di un ciclo formativo obbligatorio, sia a seguito di assunzione, sia in ogni caso di passaggio a ruoli o a funzioni superiori, nonché di trasferimento del personale, le cui durata e intensità sono proporzionate al grado di responsabilità, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente, sui temi dell'etica pubblica e sul comportamento etico.
FAQ aggiornate al 7 Febbraio 2024
1. Quali sono le norme di riferimento per il codice di comportamento nazionale e per i codici di comportamento di amministrazione?
La legge n. 190 del 2012 ha sostituito l’art. 54 del d.lgs. n. 165 del 2001 rubricato “Codice di comportamento”, prevedendo, da un lato, un codice di comportamento generale, nazionale, valido per tutte le amministrazioni pubbliche e, dall’altro, un codice per ciascuna amministrazione, obbligatorio, che integra e specifica il predetto codice generale.
Il codice nazionale è stato emanato con d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62, modificato con d.P.R. 13 giugno 2023 n. 81. Esso prevede i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta per i dipendenti pubblici e stabilisce che le disposizioni ivi contenute siano integrate e specificate dai codici di comportamento adottati dalle singole amministrazioni.
Tutti gli enti e le amministrazioni cui si applica il codice nazionale sono, quindi, tenuti all’adozione di un proprio codice di amministrazione che integri e specifichi le previsioni del codice nazionale adattandole alle proprie caratteristiche organizzative.
Parole chiave: anticorruzione- codici di comportamento- normativa di riferimento
Fonti: art. 54 d.lgs. n. 165/2001- d.PR. n. 62/2013 - d.P.R n. 81/2023- delibera ANAC 177/2020
2. Qual è il ruolo dei codici di comportamento nella strategia di prevenzione della corruzione?
I codici di comportamento sono considerati un’importante misura di prevenzione della corruzione e costituiscono un fondamentale strumento per regolare le condotte dei funzionari ed orientarle alla migliore cura dell’interesse pubblico, in una stretta connessione con i Piani triennali di prevenzione della corruzione e della trasparenza (PTPCT) e la sezione anticorruzione e trasparenza dei Piani integrati di organizzazione e attività (PIAO). Essi, quindi, rivestono un ruolo importante nella strategia di prevenzione della corruzione delineata dalla legge n. 190 del 2012.
Parole chiave: anticorruzione- codici di comportamento-
Fonti: art. 54 d.lgs. n. 165/2001- - l. n. 190/2012 - d.PR. n. 62/2013 - d.P.R n. 81/2023- delibera ANAC 177/2020
3. Che natura ha il codice di comportamento nazionale di cui al d.P.R. 62/2013?
Il codice nazionale ha natura regolamentare e definisce i doveri minimi che i destinatari dello stesso sono tenuti ad osservare, al fine di assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni di corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità, servizio esclusivo alla cura dell’interesse pubblico.
La gran parte delle disposizioni del codice nazionale ha carattere generale e di principio ed è applicabile a tutte le amministrazioni. Si tratta di disposizioni riferibili ad una figura tipica di pubblico funzionario tenuto al rispetto di quei doveri, indipendentemente dall’amministrazione presso cui presta servizio.
Parole chiave: anticorruzione- codice nazionale- natura regolamentare
Fonti: art. 54 d.lgs. 165/2001 – d.P.R. 62/2013- d.P.R. n. 81/2023- delibera ANAC 177/2020
4. Che natura hanno i codici di amministrazione?
I codici di comportamento delle singole amministrazione sono atti unilaterali di chiara natura pubblicistica che definiscono i doveri di comportamento, alla luce della realtà organizzativa e funzionale di ciascuna amministrazione/ente, dei suoi procedimenti e processi decisionali.
Parole chiave: anticorruzione - codice di amministrazione - natura- atto unilaterale
Fonti: art. 54 d.lgs. 165/2001 – d.P.R. 62/2013 - d.P.R. n. 81/2023 – delibera ANAC 177/2020
5. Quali valutazioni devono effettuare le amministrazioni per adottare i propri codici di comportamento?
Ciascuna amministrazione deve definire doveri di comportamento che siano integrazione e/o specificazione di quelli individuati dal codice nazionale.
L’attività di integrazione e/o specificazione presuppone una mappatura dei processi cui far seguire l’analisi dei rischi e l’individuazione dei doveri di comportamento, seguendo quindi lo stesso approccio utilizzato per la redazione del PTPCT o della sezione anticorruzione e trasparenza del PIAO.
In ogni caso nell’individuazione dei doveri le amministrazioni non possono regolare ambiti diversi da quelli previsti dal codice nazionale, a pena di sconfinare in aree riservate ad altre fonti, né replicare in maniera acritica i contenuti dello stesso codice nazionale.
Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento - valutazioni
Fonti: art. 54 d.lgs. 165/2001 – d.P.R. 62/2013 - d.P.R. n. 81/2023 - d.l 80/2021, art 6 - Delibera ANAC n. 177 /2020
6. Quali sono i principali contenuti dei codici di amministrazione?
Le amministrazioni nei propri codici devono approfondire quei valori ritenuti importanti e fondamentali in rapporto alla propria specificità, in modo da aiutare i soggetti cui si applica il codice a capire quale comportamento è auspicabile in una determinata situazione.
Gli ambiti generali entro cui le amministrazioni definiscono i doveri, avuto riguardo alla propria struttura organizzativa, possono essere ricondotti a cinque: prevenzione dei conflitti di interesse, reali e potenziali; rapporti col pubblico; correttezza e buon andamento del servizio; collaborazione attiva dei dipendenti e degli altri soggetti cui si applica il codice per prevenire fenomeni di corruzione e di malamministrazione; comportamento nei rapporti privati; corretto utilizzo delle tecnologie informatiche, dei mezzi di informazione e dei social media.
Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – contenuti
Fonti: art. 54 d.lgs. n. 165/2001 – d.l. 36/2022, cov. con mod. dalla l. 79/2022- d.P.R.n. 62/2013 - d.P.R. n. 81/2023 - Delibera ANAC n. 177 /2020
[...]
36. All’interno dell’amministrazione a quali soggetti spetta la vigilanza sul rispetto dei codici di comportamento?
La vigilanza sulla effettiva attuazione delle regole contenute nel codice di comportamento, è svolta all’interno delle amministrazioni con la cooperazione di una pluralità di soggetti che, a diversi livelli, esercitano il controllo al fine di garantire in concreto il rispetto degli obblighi e dei doveri indicati nel codice.
La vigilanza è posta in primo luogo in capo ai dirigenti responsabili di ciascuna struttura per l’ambito di propria competenza e in relazione alla natura dell’incarico e ai connessi livelli di responsabilità.
Il controllo sul rispetto del codice di comportamento, nonché sulla mancata vigilanza da parte dei dirigenti è svolto dal superiore gerarchico/organo sovraordinato.
Funzioni di vigilanza possono essere attribuiti anche alle strutture di controllo interno, tra le quali l’Organismo indipendente di valutazione (OIV) che svolge attività di supervisione sull’applicazione del codice, riferendone nella relazione annuale sul funzionamento complessivo del Sistema di valutazione, trasparenza e integrità dei controlli interni.
La vigilanza è inoltre attuata con il coinvolgimento dell’ufficio procedimenti disciplinari (UPD) cui spetta il compito di esaminare le segnalazioni di violazione del codice e di attivare il procedimento in contraddittorio con il dipendente.
Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – vigilanza
Fonti: art. 54, co. 6, del d.lgs. 165/2001- artt. 13 e 15 del d.P.R. n. 62/2013- Delibera ANAC 177/2020
37. Quali competenze sono attribuite all’ANAC in materia di codici di comportamento?
L’Autorità ha un potere di vigilanza e sanzionatorio per omessa adozione dei codici di comportamento.
Nei casi in cui si accertino tali ipotesi l’Autorità, all’esito dell’apposito procedimento, irroga a ciascuno dei soggetti obbligati una sanzione pecuniaria in misura correlata alle responsabilità accertate nella omessa adozione.
L’ANAC può avvalersi dei propri poteri conoscitivi e di vigilanza sull’effettiva applicazione ed efficacia delle misure di prevenzione della corruzione adottate dalle pubbliche amministrazioni, anche con riferimento ai codici di comportamento.
L’attività di vigilanza dell’Autorità, non assistita da poteri sanzionatori, riguarda anche il contenuto dei doveri, l’applicazione dei codici nonché le azioni intraprese dalle amministrazioni per promuovere la conoscenza dei doveri di comportamento.
L’Autorità è altresì titolare di un potere consultivo sulle problematiche generali relative ai comportamenti dei dipendenti pubblici, potendo esprimere, “parere obbligatorio sugli atti di direttiva e di indirizzo, nonché sulle circolari del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione in materia di conformità di atti e comportamenti dei funzionari pubblici alla legge, ai codici di comportamento e ai contratti, collettivi e individuali, regolanti il rapporto di lavoro pubblico”.
Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – competenze ANAC
Fonti: l. 190/2012, art. 1, co.2, lett d) ed f) - art. 19, co. 5, lett. b)_del d.l. 90/2014 – “Regolamento ANAC per l’esercizio del potere sanzionatorio dell’Autorità per la mancata adozione dei PTPC e dei codici di comportamento”– l. 689/1981- Delibera Anac 177/2020
[...]
Collegati
D.P.R. 16 aprile 2013 n. 62
Legge 6 novembre 2012 n. 190
DPR 13 giugno 2023 n. 81
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Codici di comportamento FAQ - ANAC 2024.pdf ANAC - 7 Febbraio 2024 |
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