Logistica del vaccino Covid-19
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Logistica del vaccino Covid-19
06.01.2020 | Istruzioni spediziomne vaccino Pzifer
Contenitore termico di spedizione istruzioni per il riempimento con ghiaccio secco (Documento allegato)
26.12.2020 | Notizie e documenti aggiornati sulla distribuzione del vaccino Covid
Update 26.12.2020: arrivate le dosi per il Vaccine Day del 27 Dicembre 2020
Il furgone refrigerato con le prime 9.750 dosi del vaccino anti-Covid di Pfizer-Biontech è arrivato alla caserma Tor di Quinto di Roma scortato dai carabinieri. Il mezzo si dirigerà oggi, 26 dicembre 2020, all'ospedale Spallanzani di Roma dove saranno effettuate le prime vaccinazioni a partire da domani, 27 dicembre 2020.
L'inizio della campagna di vaccinazione è ufficialmente fissato per domani: le dosi che saranno somministrate a Roma resteranno allo Spallanzani, tutte le altre transiteranno nell'hub dell'aeroporto militare di Pratica di Mare dove con 5 aerei, 60 veicoli e circa 250 militari saranno trasferiti nelle altre Regioni in modo che domenica mattina possa scattare il Vaccine Day in tutto il Paese.
Update 25.12.2020: in arrivo le dosi per il per il Vaccine Day del 27 Dicembre 2020
Sono in viaggio i camion-frigo con i primi lotti del vaccino Pfizer/BioNTech che ieri hanno lasciato lo stabilimento di Puurs, in Belgio, diretti verso i 27 Paesi dell'Ue, dove arriveranno in tempo per il Vaccine Day fissato per sabato.
Quello diretto in Italia, con a bordo quasi 10 mila dosi, ha varcato la frontiera italiana alle ore 09.30 del 25 Dicembre 2020, farà l'autostrada fino a Roma, e sarà consegnato all'ospedale Spallanzani nella mattinata del 26 dicembre. I protocolli di sicurezza sono strettissimi, assolutamente riservati e coinvolgono non solo le forze di sicurezza ma anche i servizi, in modo che il vaccino tanto atteso non possa subire alcun tipo di incidente, come rapine o attacchi informatici.
Anche la casa farmaceutica ha sviluppato piani logistici e strumentazioni molto dettagliate per garantire un trasporto efficace, oltreché lo stoccaggio e il controllo continuo della temperatura dei vaccini. Il confezionamento e lo stoccaggio delle dosi è stato adattato alla varietà di luoghi in cui si ritiene che avranno luogo le vaccinazioni e sono stati progettati contenitori specifici a temperatura controllata che utilizzano ghiaccio secco per mantenere le condizioni di conservazione raccomandate di -70 gradi centigradi fino a 10 giorni (ovviamente con il contenitore non aperto).
L'azienda farmaceutica ha spiegato che utilizzerà sensori termici abilitati al Gps con una torre di controllo che seguirà la posizione e la temperatura di ogni spedizione di vaccini attraverso i loro percorsi prestabiliti: "Questi dispositivi Gps ci consentiranno di prevenire in modo proattivo le deviazioni indesiderate e di agire prima che si verifichino".
Una volta che il contenitore termico arrivi a destinazione, sono state studiate diverse opzioni di conservazione: si possono ovviamente conservare fino a sei mesi in congelatore a temperatura ultra bassa, che è disponibile sul mercato; oppure si possono utilizzare i contenitori isotermici Pfizer in cui arriveranno le dosi, che possono fungere da unità di stoccaggio temporaneo, purché siano siano riempiti di ghiaccio secco ogni 5 giorni (durata di conservazione fino a 30 giorni di conservazione).
Infine il vaccino può essere conservato per cinque giorni in condizioni refrigerate tra i 2 e gli 8 gradi centigradi. Pfizer assicura anche che dopo 30 giorni nei contenitori termici, i centri di vaccinazione possono spostare le fiale in condizioni di refrigerazione tra 2 e 8 C per altri cinque giorni, per un totale di 35 giorni; ma consiglia che "una volta scongelate e conservate in condizioni di refrigerazione tra 2 e 8 C" le fiale non siano "ricongelate o conservate in condizioni di congelamento". Comunque in sintesi, assicura la casa farmaceutica, le varie opzioni di stoccaggio nei "punti di utilizzo" consentono un "accesso equo" al vaccino in aree con diverse infrastrutture.
Update 15.11.2020: Intervista a Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa
Le fabbriche dei vaccini sono già al lavoro. «Aspettiamo la pubblicazione dei dati finali delle aziende farmaceutiche. Poi partiremo con approvazione e distribuzione». Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, spiega come arriveremo di qui a un anno a vaccinare gli italiani contro il coronavirus.
La conservazione del vaccino di Pfizer a 75° pone dei problemi?
«Pfizer ha predisposto contenitori ad hoc per il trasporto delle fiale. Sono pieni di ghiaccio secco e conservano i vaccini per 10 giorni. Lo stabilimento è in Belgio, a una giornata di camion da noi. Potremmo cercare di avere consegne periodiche frequenti e non avere bisogno di troppi freezer».
Quando avverrà la distribuzione?
«È solo un termine orientativo, ma Pfizer potrebbe consegnare all'Italia 3,4 milioni di dosi tra fine gennaio e metà febbraio. Poiché serve un richiamo, parliamo di 1,7 milioni di persone. I vaccini verrebbero consegnati in modo scaglionato per ridurre i problemi di stoccaggio. Il commissario Arcuri coordinerà la distribuzione alle regioni in base a un documento di programmazione del dipartimento prevenzione».
Come verranno fatte le parti?
«In modo equo fra le regioni. L'ordine di vaccinazione per le prime dosi è già fissato. Si parte con le persone più a rischio: operatori sanitari, forze dell'ordine, grandi anziani e ospiti delle Rsa. Parliamo di circa 10 milioni di persone. Ci vorrà qualche mese, a partire dalle prime consegne». E il resto della popolazione? «Oltre all'età, via via decrescente, l'ordine verrà deciso in base alla presenza di fattori di rischio».
Gli altri vaccini in arrivo?
«Ne aspettiamo tre per la fine di quest'anno o l'inizio del prossimo. Sono Pfizer con BionTech, AstraZeneca con Oxford e Irbm, e l'americana Moderna. Altri dovrebbero arrivare all'inizio del 2021: Johnson&Johnson, Sanofì e, poco più avanti, l'italiana Reithera, che ha completato i test di fase uno con dati molto buoni. Nel mondo ci sono 45 vaccini in sperimentazione sull'uomo, 6 o 7 a circa sei mesi dal traguardo. È questione di tempo, ma non ci mancheranno le dosi per una copertura di oltre il 75%, per una immunità di gregge capace di frenare la circolazione del virus. Non vedo un rischio di accaparramento come è avvenuto da parte degli Usa con il farmaco remdesivir». Gli Usa parlano del 18 dicembre per la prima iniezione.
Da noi?
«Auspichiamo un'approvazione coordinata per Usa ed Europa». Ma l'Fda americana sta già studiando i dati di Pfizer per un'approvazione di emergenza. Aspetta solo i due mesi obbligatori dopo la seconda dose ai volontari. «Sì, è possibile che gli Usa facciano prima. Credo che abbiano carte che all'Europa non sono arrivate. Sarebbe sgradevole vedere una parte del mondo che supera le altre, ma non creerebbe problemi. Le consegne saranno scaglionate e graduali».
È possibile che in Europa uno Stato decida di scavalcare gli altri, approvando un vaccino prima dell'Ema, l'agenzia europea?
«È possibile e qualche nazione lo ha minacciato. Ma mi auguro che non vvenga. Le trattative e gli acquisti vengono gestiti ordinatamente dalla Commissione europea. Le dosi sono suddivise tra gli Stati in base alla popolazione. All'Italia spetta il 13%». Da AstraZeneca quante dosi avremo, e quando? «In Europa 400 milioni, il 13% corrisponde a 52 milioni. Non so quando le avremo. Hanno finito di immunizzare i volontari, aspettano un numero di contagi significativo per confrontare vaccino e placebo».
Quanto costeranno?
«AstraZeneca circa 2,5 euro a dose. Pfizer è intorno ai 16 euro». Il vaccino di Pfizer è indicato tra 12 e 85 anni.
Molti anziani non potranno riceverlo?
«Lo deciderà l'Ema, ma non credo che ci saranno rigidità che escluderanno i grandi anziani, anche se meno rappresentati negli studi». Quando avremo più vaccini, come li incastreremo? «Possiamo deciderlo solo dopo aver visto i dati. Dobbiamo conoscere efficacia e caratteristiche di ciascun vaccino per capire come combinarli».
Se altre aziende avranno efficacia più bassa di Pfizer avremo vaccini di serie A e serie B?
«È prematuro parlarne. Anche Pfizer ha comunicato una percentuale di efficacia molto buona, del 90%, ma senza pubblicare alcunché. Non sappiamo per esempio se il suo prodotto protegge solo dai sintomi gravi o anche dal contagio».
Fonte: Repubblica.it
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