Informazione tecnica HSE / 25 ° anno
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ID 22500 | 01.09.2024 / CNR-DT 211/2014
Le pavimentazioni in calcestruzzo sono molto utilizzate in aree industriali, sia interne (ad esempio magazzini o aree di lavorazione industriale in genere) che esterne (aree di stoccaggio o di movimentazione merci), ma anche per la realizzazione di vie di transito quali piste aeroportuali e, soprattutto all’estero, di vie stradali per il traffico su ruota. Inoltre, in questi ultimi anni l’evoluzione tecnologica negli ambienti industriali e nelle logistiche ha richiesto prestazioni sempre più importanti alle pavimentazioni, evidenziate anche nella stessa evoluzione normativa.
Le pavimentazioni di calcestruzzo sono spesso realizzate unicamente sulla base di voci di capitolato, senza alcuna progettazione preliminare. Il risultato della scarsa attenzione progettuale ed esecutiva è spesso causa di vari difetti, tra i quali fessurazioni, deformazioni, rotture e disomogeneità che possono compromettere la funzionalità della pavimentazione. Dal punto di vista strutturale, le pavimentazioni sono piastre su appoggio continuo cedevole.
La progettazione delle pavimentazioni in calcestruzzo è di grande importanza ed attualità, malgrado tale settore sia sempre stato considerato non di competenza ingegneristica.
Ciò è palesemente in contrasto con i numerosi aspetti tecnici coinvolti, a partire dalle caratteristiche del supporto, per continuare con la tecnologia del calcestruzzo e per finire con lo strato di finitura superficiale.
Le verifiche devono essere condotte soprattutto nei confronti dello Stato Limite di Esercizio (SLE) senza però trascurare lo Stato Limite Ultimo (SLU).
In condizioni di esercizio rivestono particolare importanza lo stato limite di formazione delle fessure e quello di deformazione in quanto un’eccessiva deformazione potrebbe creare problemi, ad esempio alle scaffalature, al transito dei mezzi e, in generale, alla funzionalità della stessa pavimentazione. Una pavimentazione può essere realizzata adottando differenti tecniche costruttive, quali ad esempi:
1. pavimentazione in calcestruzzo non armato;
2. pavimentazione in calcestruzzo armato;
3. pavimentazione in calcestruzzo fibrorinforzato (FRC) con armatura convenzionale;
4. pavimentazione in FRC senza armatura convenzionale.
A seconda delle tecniche costruttive adottate, l’armatura di una pavimentazione è costituita da uno o più strati di rete e/o da fibre “strutturali”; altre tipologie di fibre “non strutturali” possono essere aggiunte per contrastare la fessurazione da ritiro. In presenza di carichi sismici, quali quelli trasmessi da scaffalature porta-pallet o similari, fissate alla pavimentazione con tasselli di tipo meccanico o chimico, la tipologia di cui al punto 1 non può essere adottata ma occorrerà utilizzare una pavimentazione dotata di armatura convenzionale (il progettista verificherà l’eventuale necessità di disporre l’armatura sia all’intradosso sia all’estradosso) o, in alternativa, una pavimentazione in FRC, con o senza armatura tradizionale integrativa.
Le azioni agenti sulle pavimentazioni di calcestruzzo comportano stati di sollecitazione piuttosto complessi. Ad esempio, i carichi mobili provocano azioni cicliche variabili, per cui la pavimentazione risulta sottoposta ad azioni flettenti con tensioni di trazione sia all’intradosso sia all’estradosso della piastra. Quando le tensioni di trazione superano la resistenza a trazione del calcestruzzo (nelle condizioni di esercizio), risulta necessaria una attenta valutazione dei fenomeni fessurativi e l’utilizzo di un’armatura tradizionale e/o l’impiego di FRC (vedi documento CNR DT 204/2006)
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segue in allegato
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Abroga...
Testata editoriale iscritta al n. 22/2024 del registro periodici della cancelleria del Tribunale di Perugia in data 19.11.2024