Aree a rischio specifico d'Incendio
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Aree a rischio specifico d'incendio: definizione ed individuazione / Rev. 1.0 Marzo 2024
ID 8659 | Update Rev. 1.0 del 23.03.2024
Le aree a rischio specifico d'incendio sono state definite in modo organico all'entrata in vigore del Codice di Prevenzione Incendi D.M. 3 agosto 2015.
Nei luoghi di lavoro, in particolare in quelli che non rientrano nella classificazione di “luoghi a basso rischio di incendio”, è possibile individuare degli ambiti caratterizzati da un rischio di incendio sostanzialmente differente rispetto a quello tipico dell’attività, cioè rispetto a quello che potrebbe essere valutato non considerando gli specifici pericoli di incendio presenti in tali aree (es: un’area di deposito di materiale combustibile con un carico di incendio elevato, o comunque, sostanzialmente maggiore rispetto a quello presente nel resto dell’attività). Le disposizioni più recenti che regolano la progettazione della sicurezza antincendio, in virtù della loro tipicità, definiscono tali aree come “aree a rischio specifico”.
Il Documento può essere un utile esercizio per l'individuazione delle aree a rischio specifico di cui al Decreto 3 settembre 2021 (Minicodice) e Decreto 2 Settembre 2021 (Decreto GSA) e per la Valutazione del rischio incendio nei luoghi di lavoro.
Infatti prima del Codice la definizione e l'individuazione erano rimandate alle RTV di Prevenzione Incendi.
Con il Codice le aree a rischio specifico sono ora regolamentate dalla sezione V delle Regole Tecniche Verticali del D.M. 3 agosto 2015.
Il codice stabilisce i criteri per l'individuazione delle aree a rischio specifico (G.1.16 e V.1.1) e la strategia antincendio da adottare (V.1.2).
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Sezione G - Generalità
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G.1.16 Aree a rischio specifico
1. Area a rischio specifico: porzioni dell'attività caratterizzate da rischio di incendio sostanzialmente differente rispetto a quello tipico dell'attività.
Nota
L'individuazione delle aree a rischio specifico è effettuata dal progettista secondo i criteri del capitolo V.1 ovvero è riportata nella regola tecnica verticale
V. Regole Tecniche verticali
V.1 Aree a rischio specifico
V.1.1 Scopo e campo di applicazione
1. La presente regola tecnica reca le indicazioni di prevenzione incendi che si applicano alle aree a rischio specifico.
2. Le aree a rischio specifico possono essere fissate dalle regole tecniche verticali applicabili all’attività. Sono inoltre individuate dal progettista sulla base della valutazione del rischio d’incendio e dei seguenti criteri:
a. aree in cui si detengono o trattano sostanze o miscele pericolose, materiali combustibili, in quantità significative;
b. aree in cui si effettuano lavorazioni pericolose ai fini dell’incendio;
c. aree in cui vi è presenza di impianti o loro componenti rilevanti ai fini della sicurezza antincendio di cui al capitolo S.10;
d. aree con carico di incendio specifico qf > 1200 MJ/m2, non occupate o con presenza occasionale e di breve durata di personale addetto;
e. aree in cui vi è presenza di impianti ed attrezzature con fluidi di processo in pressione o ad alta temperatura;
f. aree in cui vi è presenza di superfici esposte ad elevate temperature o fiamme libere;
g. aree in cui vi è presenza di reazioni chimiche pericolose ai fini dell’incendio;
h. ambiti dell’attività con Rambiente significativo.
3. Lo stoccaggio di limitate quantità di liquidi infiammabili in armadi metallici per impieghi funzionali all’attività principale non è generalmente considerato rischio specifico.
V.1.2 Strategia antincendio
1. Per la valutazione del rischio e delle caratteristiche delle aree a rischio specifico, devono essere considerate almeno le informazioni desumibili dalle seguenti documentazioni:
a. schede di sicurezza di sostanze o miscele pericolose;
b. norme applicabili;
c. specifiche e manuali dei fabbricanti degli impianti e delle macchine.
2. In relazione alle risultanze della valutazione del rischio di incendio ed alle caratteristiche delle aree a rischio specifico, il progettista valuta, almeno, l’applicazione delle seguenti misure:
a. inserimento delle aree a rischio specifico in compartimenti distinti per ambiti aventi caratteristiche di rischio omogenee, interposizione di distanze di separazione, riduzione delle superfici lorde di compartimento, ubicazione fuori terra o su piani poco interrati;
b. controllo dell’incendio con livello di prestazione III (capitolo S.6);
c. installazione di sistemi manuali o automatici di inibizione, controllo o estinzione dell’incendio a bordo macchina per la protezione specifica degli impianti
e delle apparecchiature a rischio specifico di incendio;
d. installazione di un impianto IRAI con livello di prestazione III (capitolo S.7);
e. installazioni di sistemi a bordo macchina per il rilevamento automatico di anomalie o guasti che comportino la deviazione dai parametri di funzionamento ordinario degli impianti e delle attrezzature di processo, con le funzioni automatiche di allarme ed intercettazione delle alimentazioni elettriche e dei fluidi pericolosi;
f. effettuazione della valutazione del rischio per atmosfere esplosive (capitolo V.2);
g. adozione di accorgimenti impiantistici e costruttivi per limitare e confinare i rilasci di sostanze o miscele pericolose;
Nota Ad esempio: bacini di contenimento, disponibilità di polveri o dispositivi assorbenti, inserimento di valvole di eccesso di flusso, intercettazioni automatiche e manuali dei sistemi di distribuzione, incamiciatura delle tubazioni, …
h. adozione di accorgimenti per limitare l’impatto esterno di eventuali rilasci di sostanze o miscele pericolose;
Nota Ad esempio: distanze di separazione che tengano conto della propagazione degli effluenti nelle matrici ambientali, …
i. adozione di sistemi di rilevazione ed allarme, di procedure gestionali per la sorveglianza ed il controllo dei parametri critici dei processi;
Nota Ad esempio: allarmi di massimo livello per i serbatoi, …
j. formazione, informazione ed addestramento degli addetti alla gestione delle lavorazioni e dei processi pericolosi;
Nota Tale formazione, informazione ed addestramento deve prevedere nozioni riguardanti i parametri critici di funzionamento delle lavorazioni e dei processi pericolosi, le modalità e le procedure di avvio e fermo degli impianti in sicurezza, la gestione degli stati di allarme e di emergenza, …
k. disponibilità di specifiche attrezzature di soccorso, dispositivi di protezione collettiva ed individuale;
3. Nel caso di compartimentazione multipiano dell’attività (capitolo S.3), le aree a rischio specifico devono comunque essere inserite in compartimento distinto.
4. Le risultanze della specifica valutazione del rischio e le relative misure preventive, protettive e gestionali adottate devono essere considerate ai fini della gestione della sicurezza dell’attività (capitolo S.5).
Sulla base dei criteri forniti, con riferimento ai casi sopra esemplificati, potranno trovare applicazione le seguenti soluzioni progettuali: ▪
Esempio 1 - stabilimento meccanico lavorazione a freddo, con aree ossitaglio – In questo caso il progettista potrà valutare e progettare l’adozione di una o più misure in precedenza elencate; in particolare: installazione impianti di rilevazione e allarme, anche finalizzati alla individuazione di perdite di gas infiammabile o comburente (rif. “elenco misure” - lett.d e lett. i) con relative procedure gestionali; centralizzazione dell’impianto di distribuzione dei gas, con depositi esterni e installazione, in zona protetta e facilmente raggiungibile, di intercettazioni manuali\automatiche del flusso di gas (rif. “elenco misure” - lett. g); valutazione del rischio per atmosfere esplosive (rif. “elenco misure” - lett. f);
Esempio 2 - grande deposito di materiali per l’edilizia, con area dedicata all’immagazzinamento di materiale combustibile in grandi quantità – anche in questo caso il progettista potrà valutare e progettare l’adozione di una o più misure in precedenza elencate; in particolare: collocazione dei materiali in un compartimento distinto (rif. “elenco misure” - lett. a); impianti “rilevazione e allarme incendio” (solo nell’area a rischio specifico; rif. “elenco misure” lett. d); sistema di controllo dell’incendio mediante impianto con rete idranti (solo nell’area a rischio specifico; rif. “elenco misure” lett. b) È evidente che alle misure “tecniche” dovranno sempre corrispondere specifiche procedure gestionali nonché adeguata formazione, informazione ed addestramento degli addetti alla gestione della lavorazione e dei processi pericolosi nonché la disponibilità di idonee attrezzature di soccorso e dispositivi di protezione individuale e collettiva.
S. Strategia antincendio: Le misure
Le misure da adottare schematicamente dovranno essere quelle previste alla Sezione S. Strategia antincendio del Codice:
S1 | Reazione al fuoco | ... |
S2 | Resistenza al fuoco | ... |
S3 | Compartimentazione | ... |
S4 | Esodo | ... |
S5 | GSA | ... |
S6 | Controllo dell'Incendio | ... |
S7 | Rilevazione e allarme | ... |
S8 | Controllo di fumi e calore | ... |
S9 | Operatività antincendio | ... |
S10 | Sicurezza degli impianti tecnologici e di servizio | ... |
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Le Aree a rischio specifico sono quindi (Vedi Fig. 1):
1. Fissate dalla specifica regola tecnica verticale (se applicabile anche senza Codice)
2. Stabilite dal progettista sulla base ai criteri V.1.1 e conseguentemente seguire sezione V. Regole Tecniche verticali (se applicabile con obbligo Codice)
Fig. 1 - Individuazione Aree a rischio specifico (incendio)
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Es.1 Aree a rischio specifico su RTV (senza obbligo Codice)
D.M. 19 agosto 1996
Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo.
(G.U. n. 14 del 12 settembre 1996 SO)
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Titolo XII aree ed impianti a rischio specifico
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12.1 classificazione le aree e gli impianti a rischio specifico sono così classificati:
- depositi;
- impianti tecnologici;
- autorimesse.
12.2 DEPOSITI
Si intendono depositi o magazzini gli ambienti destinati alla conservazione di materiali occorrenti all’esercizio dei locali ed ai servizi amministrativi.
I depositi, ove previsti, annessi ai locali di cui alle presenti norme, con esclusione di quelli già trattati ai punti 5.1, 5.2.6.2, 7.4 e 8.3, devono essere realizzati con strutture portanti e separanti di resistenza al fuoco almeno REI 60.
Essi devono essere aerati direttamente dall’esterno mediante aperture di superficie non inferiore a 1/40 di quella in pianta; devono avere accesso dall’esterno e possono comunicare con gli altri ambienti dei locali a mezzo di porte resistenti al fuoco almeno REI 60, munite di dispositivo di autochiusura.
12.3 IMPIANTI TECNOLOGICI
12.3.1 IMPIANTI DI PRODUZIONE CALORE
Gli impianti di produzione di calore funzionanti a combustibile solido, liquido e gassoso dovranno essere realizzati nel rispetto delle specifiche normative di prevenzione incendi.
12.3.2 IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO E VENTILAZIONE
Gli impianti di condizionamento e ventilazione devono essere progettati e realizzati nell’osservanza dei seguenti criteri:
A) IMPIANTI CENTRALIZZATI
Le unità di trattamento dell'aria e i gruppi frigoriferi non possono essere installati nei locali ove sono ubicati impianti di produzione calore.
I gruppi frigoriferi devono essere installati in appositi locali, realizzati con strutture di separazione di caratteristiche di resistenza al fuoco non inferiori a REI 60, aventi accesso direttamente dall'esterno o tramite disimpegno aerato di analoghe caratteristiche, munito di porte REI 60 dotate di dispositivo di autochiusura.
L'aerazione nei locali dove sono installati i gruppi frigoriferi non deve essere inferiore a quella indicata dal costruttore dei gruppi stessi, con una superficie minima non inferiore a
1/20 della superficie in pianta del locale.
Nei gruppi frigoriferi devono essere utilizzati come fluidi frigorigeni prodotti non infiammabili e non tossici. I gruppi refrigeratori che utilizzano soluzioni acquose di ammoniaca possono essere installati solo all'esterno dei fabbricati o in locali aventi caratteristiche analoghe a quelli delle centrali termiche alimentate a gas.
Le centrali frigorifere destinate a contenere gruppi termorefrigeratori ad assorbimento a fiamma diretta devono rispettare le disposizioni di prevenzione incendi in vigore per gli impianti di produzione calore, riferiti al tipo di combustibile impiegato.
Non è consentito utilizzare aria di ricircolo proveniente da cucine, autorimesse e comunque da spazi a rischio specifico.
B) CONDOTTE
Le condotte devono essere realizzate in materiale di classe 0 di reazione al fuoco; le tubazioni flessibili di raccordo devono essere di classe di reazione al fuoco non superiore a 2
Le condotte non devono attraversare:
- luoghi sicuri, che non siano a cielo libero;
- vani scala e vani ascensore;
- locali che presentino pericolo di incendio, di esplosione e di scoppio.
L'attraversamento dei soprarichiamati locali può tuttavia essere ammesso se le condotte sono racchiuse in strutture resistenti al fuoco di classe almeno pari a quella del vano attraversato.
Qualora le condotte attraversino strutture che delimitano i compartimenti, nelle condotte deve essere installata, in corrispondenza degli attraversamenti, almeno una serranda avente resistenza al fuoco pari a quella della struttura che attraversano, azionata automaticamente e direttamente da rivelatori di fumo.
Negli attraversamenti di pareti e solai, lo spazio attorno alle condotte deve essere sigillato con materiale di classe 0, senza tuttavia ostacolare le dilatazioni delle stesse.
C) DISPOSITIVI DI CONTROLLO
Ogni impianto deve essere dotato di un dispositivo di comando manuale, situato in un punto facilmente accessibile, per l'arresto dei ventilatori in caso d'incendio.
Inoltre, gli impianti a ricircolo d'aria, a servizio di più compartimenti, devono essere muniti, all'interno delle condotte, di rivelatori di fumo che comandino automaticamente l'arresto dei ventilatori e la chiusura delle serrande tagliafuoco. L’intervento dei rivelatori deve essere segnalato nella centrale di controllo degli impianti di rivelazione e segnalazione automatica degli incendi. L'intervento dei dispositivi, sia manuali che automatici, non deve consentire la rimessa in marcia dei ventilatori senza l'intervento manuale dell'operatore.
D) IMPIANTI LOCALIZZATI
È consentito il condizionamento dell'aria a mezzo di armadi condizionatori, purché il fluido refrigerante non sia infiammabile né tossico. È comunque escluso l'impiego di apparecchiature a fiamma libera.
12.4 AUTORIMESSE
I locali, di cui all’art. 1, comma 1, lettere a), b), c), d), e), f), possono essere attigui, sottostanti e sovrastanti alle autorimesse, nel rispetto delle specifiche normative di prevenzione incendi.
Es.2 Aree a rischio specifico su RTV (con obbligo Codice)
Capitolo V.8 Attività commerciali
...
V.8.3 Classificazioni
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3. Sono considerate aree a rischio specifico (Capitolo V.1) almeno le seguenti aree: aree TK1, TK2, TM2, TM3, TT2.
TK1: aree collegate ad aree TA(1) ove si effettuano lavorazioni pericolose ai fini dell’incendio o dell’esplosione, aventi superficie > 150 m2;
(1) TA: aree di vendita ed esposizione comprensive di spazi comuni, accessibili al pubblico;
Nota Ad esempio: aree di taglio legno, officine di montaggio o riparazione di parti, aree per la miscelazione di vernici, …
TK2: aree esterne all’opera da costruzione, coperte o scoperte, destinate anche temporaneamente, allo stoccaggio, alla movimentazione ed al carico/scarico delle merci, al deposito dei materiali di scarto e degli imballaggi;
TM2: depositi con carico di incendio specifico qf > 1200 MJ/m2;
TM3: depositi di articoli pirotecnici NSL, con quantitativi netti di manufatti 150 kg;
TT2: aree destinate alla ricarica di accumulatori elettrici di trazione;
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Certifico Srl |
0.0 | 29.06.2029 | --- | Certifico Srl |
Decreto 3 settembre 2021
Decreto 2 settembre 2021
Decreto 3 agosto 2015: Pubblicato il Testo Unico di Prevenzione Incendi (RTO)
ebook Codice Prevenzione Incendi (RTO)
Classificazione rischio di incendio luoghi di lavoro
Codice Prevenzione Incendi: Status
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