La regola di San Benedetto
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La regola di San Benedetto / Ora et Labora
ID 19222 | 26.03.23 / In allegato Scheda / La regola
San Benedetto da Norcia (480-547) fu non soltanto il fondatore dell'Abbazia di Montecassino, ma anche il padre di tutto l'Ordine Benedettino. Gli sono stati attribuiti molti miracoli, ma San Gregorio Magno fu il primo a proporre una tesi ampiamente sostenuta: il miracolo più importante e duraturo di San Benedetto è stato la stesura della sua Regola, che noi chiamiamo Regola di San Benedetto. Sebbene il monachesimo esistesse già prima di San Benedetto, la Regola, che si pensa sia stata scritta nel periodo attorno al 530 d.C., fu il testo definitivo che cambiò il monachesimo occidentale.
La Regola consiste di 73 capitoli. Nel settantatreesimo e ultimo capitolo, San Benedetto afferma con modestia che la sua Regola non è tanto un manuale di istruzioni per raggiungere la perfezione, quanto piuttosto si tratta di linee guida verso la devozione per coloro che si avvicinano alla vita spirituale. La Regola, comunque, non è soltanto per i novizi o coloro che intendono diventare monaci, ma è anche un manuale, un codice per la preghiera, per la vita monastica nel complesso, così come una ispirazione per l'organizzazione, per i doveri monastici e per le azioni disciplinari che vanno intraprese dagli abati e dai superiori. La Regola nel suo complesso incoraggia l'amore, la preghiera, il lavoro, il rispetto, la castità, la moderazione e la comunione.
Originariamente fu scritta nella lingua del tempo: Lingua Vulgaris e la sua lingua, semplice e precisa fu descritta poi da San Gregorio Magno come sermone luculentam o "dalla lingua assai chiara" volendo indicare come fosse stata scritta in una lingua semplice da seguire e da comprendere.
La Regola si diffuse velocemente, fu accolta da numerosi altri monasteri, e rimane oggi di fondamentale importanza per l'Ordine Benedettino. La Regola era semplice da utilizzare e da seguire per tutti, non soltanto per i messaggi chiari e concisi al suo interno, ma anche perché era pensata per essere adottata da altri monasteri autonomi e non soltanto dall'amato Montecassino di San Benedetto. Un importante personaggio storico che fece una copia della Regola di San Benedetto e la promosse in tutta l'Europa occidentale fu Carlo Magno nell'VIII secolo. Dopo essere stato ispirato durante una visita a Montecassino, Carlo Magno richiese delle trascrizioni della Regola. Una di queste molte trascrizioni originali della Regola sopravvive ancora oggi.
Nella "Regola" San Benedetto fa tesoro anche di una breve esperienza personale di vita eremitica che gli fece capire quanto le debolezze umane allontanino di più dalla contemplazione di Dio. Per questa ragione propone di vincere l'accidia (una certa "noia" spirituale) con il cenobitismo, cioè una vita comunitaria che prevede un tempo per la preghiera e uno per il lavoro e lo studio (Ora et labora), lontana dalle privazioni e mortificazioni estreme imposte dalla vita in solitudine scelta dagli asceti e, quindi, attuabile anche da persone comuni.
Così San Benedetto organizza la vita monastica intorno a tre grandi assi portanti che permettono di fare fronte alle tentazioni, impegnando continuamente e in modo vario il monaco:
- Preghiera comune
- Preghiera personale
- Lavoro
Lo studio non era compreso in quanto, almeno inizialmente, la maggior parte dei monaci benedettini era analfabeta. Compito del monaco è, con l'aiuto della comunità monastica di cui fa parte, di adempiere a questi tre obblighi con il giusto equilibrio, perché quando uno prende il sopravvento sugli altri il monachesimo cessa di essere benedettino.
I monaci che seguono la regola di San Benedetto, infatti, non devono essere né dei contemplativi dediti unicamente all'orazione, né dei liturgisti che sacrificano tutto all'Ufficio, né degli studiosi, né dei tecnici o degli imprenditori di qualsivoglia genere di lavoro.
Riproduzione fotografica di una delle più antiche versioni manoscritte della Regola oggi ancora esistenti. Il manoscritto in questione è il ms. 197 del Corpus Christi College, Oxford University: risale al X secolo d. C. L’immagine riproduce la carta 1r.
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