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Scarico dei rifiuti radioattivi in mare / Convenzione OSPAR

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Scarico dei rifiuti radioattivi in mare Convenzione OSPAR

Scarico dei rifiuti radioattivi in mare / Convenzione OSPAR

ID 17406 | 20.08.2022 / Documento completo in allegato

Premessa

Nel 1981 l’International Atomic Energy Agency (IAEA), riporta che nei passati tre decenni 50/60/70 molti Stati hanno avuto il vantaggio di usare l’oceano come discarica, precisamente associa il termine “disposal medium” (mezzo di smaltimento) per certi tipi di rifiuti radioattivi.

L’AEA riporta che negli anni Cinquanta e Sessanta i controlli sullo smaltimento di rifiuti radioattivi nei fondali oceanici erano fatti dagli stessi Stati, e non c’erano controlli internazionali.

Solo nel 1972 con la Convenzione di Londra per la prevenzione all’inquinamento marino, nota come London Dumping Convention, IAEA ebbe la responsabilità di definire il livello di radioattività dei materiali radioattivi che potevano essere scaricati in mare, e fornire raccomandazioni sullo smaltimento che divennero operative nel 1978. Il meeting internazionale del 1979 doveva fare il punto sui contenitori di rifiuti radioattivi proprio alla luce delle responsabilità della IAEA sullo smaltimento in mare, e nonostante ancora si dovesse fare il punto sulle tecnologie di smaltimento migliori per non rilasciare radioattività nel mare, si continuò a smaltire in mare certamente sino al 1982.

Fig  1   Scarico di fusto in mare

Fig. 1 - Scarico di fusto in mare

Fig  2   Sato fusto in mare

Fig. 2 - Stato fusto in mare recuperato

Migliaia di contenitori sono stati smaltiti dal 1946 al 1972 da diversi Stati senza gli standard di tenuta richiesti successivamente da NEA e IAEA.

Nel 1981 la IAEA aggiorna le Linee Guida per i contenitori di rifiuti radioattivi da scaricare in mare pubblicate qualche anno prima dalla Nuclear Energy Agency (NEA) sulla base delle esperienze di smaltimento avvenute dal 1967 al 1976.

Stima dei fusti radioattivi smaltiti in mare (IAEA)

Dal 1946 al 1967 furono smaltiti tra Atlantico e Pacifico 86.500 contenitori (a maggioranza fusti) di rifiuti radioattivi dagli Stati Uniti, 117.544 dalla Gran Bretagna nell’Atlantico dal 1949 al 1970, 2.365 dall’Olanda nell’Atlantico dal 1965 al 1972, e 1.661 dal Giappone nel Pacifico dal 1955 al 1969. Si tratta di 74 milioni di chili finiti sotto il mare in contenitori che ripescati nel ’76, dopo appena 15 anni, presentavano segni di deterioramento.

La Convenzione di OSPAR del 1992

La Convenzione OSPAR si è conclusa a Parigi il 22 settembre 1992. Riunisce e aggiorna il 1972 Convenzione di Oslo sullo scarico di rifiuti in mare e la Convenzione di Parigi del 1974 sulle fonti di inquinamento marino a terra. Il nome è anche una combinazione di "Oslo" e "Parigi".

Per quanto concerne lo scarico dei rifiuti radioattivi, su tale pratica vige un divieto totale e permanente imposto dalla Convenzione OSPAR, Convenzione Oslo-Parigi - Convenzione per la tutela dell'ambiente marino dell'Atlantico nord orientale e per la eliminazione sostenibile delle piattaforme petrolifere off-shore in disuso - Convenzione adottata nel 1992 da 15 Paesi europei (Germania, Belgio, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Svezia , Norvegia, Islanda e Svizzera) e dall'Unione europea (per quest'ultima la ratifica é avvenuta nel novembre 1997).

OSPAR Timeline

OSPAR   Storia

La Decisione 98/249/CE ha concluso la Convenzione OSPAR, per conto dell’Unione europea (UE), nota all’epoca come Comunità europea.

La Convenzione OSPAR punta a prevenire ed eliminare l’inquinamento marino e quindi a proteggere la zona marittima dell’Atlantico nordorientale dagli effetti avversi delle attività umane.

La Comunità europea è parte contraente della Convenzione per la protezione dell’ambiente marino dell’Atlantico nordorientale, firmata a Parigi il 22 settembre 1992.

La convenzione stabilisce alcune definizioni quali:

- zona marittima,
- acque interne,
- inquinamento.

Le Parti contraenti hanno adottato tutte le misure possibili atte a:

- prevenire ed eliminare l’inquinamento,
- mettere in atto le misure necessarie a proteggere la zona marittima dell’Atlantico nordorientale dagli effetti pregiudizievoli delle attività umane.

Tali misure mirano a salvaguardare la salute dell’uomo, preservare gli ecosistemi marini e, ogniqualvolta sia possibile, ripristinare l’equilibrio delle zone marine che sono state danneggiate. A questo fine, le Parti, individualmente e congiuntamente, adottano programmi e misure, armonizzano le loro politiche e strategie.

Per ottemperare ai loro obblighi, le parti devono osservare due principi.

Il principio di precauzione: devono essere adottate misure preventive ogniqualvolta si possa ragionevolmente presumere che sostanze o energie introdotte, direttamente o indirettamente, nell’ambiente marino possano rappresentare uno dei rischi seguenti, anche in assenza di una prova conclusiva del nesso causale tra immissioni ed effetti;
Un rischio per la salute umana.
Danni per le risorse biologiche e gli ecosistemi marini.
Recare pregiudizio alle attrattive dell’ambiente.
Ostacolare altri usi legittimi del mare.

Il principio chi inquina paga: le spese derivanti dalle misure di prevenzione, controllo e riduzione dell’inquinamento sono a carico di colui che inquina.

I programmi adottati dalle Parti devono tenere debito conto delle evoluzioni tecnologiche e delle migliori pratiche più recenti in materia ambientale.

Le misure adottate non devono aumentare l’inquinamento del mare al di fuori della zona marittima, o in altri settori dell’ambiente.

Le Parti contraenti adottano, individualmente e congiuntamente, ogni misura possibile atta a prevenire ed eliminare:

- inquinamento della zona marittima causata da fonti e attività situate a terra;
- operazioni di immersione o di incenerimento in mare di rifiuti o altre materie;
- inquinamento proveniente da fonti offshore (strutture e condotti offshore dai quali sostanze o energie raggiungono la zona marittima).

Le Parti possono negoziare un accordo di cooperazione per affrontare l’inquinamento transfrontaliero.

Commissione OSPAR

La convenzione istituisce una Commissione che è l’organismo della convenzione dotato di potere decisionale e composto da rappresentanti delle parti. La commissione discute e adotta decisioni e raccomandazioni. Le decisioni diventano vincolanti per le parti contraenti dopo un periodo di 200 giorni, mentre le raccomandazioni non sono vincolanti.

I suoi compiti sono:

- vigilare sull’attuazione della convenzione;
- esaminare la situazione della zona marittima;
- verificare l’efficacia delle misure adottate;
- elaborare programmi e misure volte a prevenire e eliminare l’inquinamento marittimo;
- definire il suo programma di lavoro;
- creare gli strumenti necessari all’esecuzione di tale programma.

L’attività di OSPAR

Una valutazione del progresso relativo alla Strategia OSPAR in materia di sostanze radioattive mostra che le parti hanno ottenuto una sostanziale riduzione degli scarichi nel settore nucleare.

Le parti hanno inoltre adottato misure per la protezione e la conservazione di altre specie (Salmone dell’Atlantico) e altri habitat (distese fangose intertidali) entrambi identificati da OSPAR come particolarmente vulnerabili all’interno della zona dell’Atlantico nordorientale.

Nel 2016 OSPAR ha annunciato che sono state aggiunte 10 nuove aree marine protette alla rete esistente, portando il totale a 423.

OSPAR ha intensificato gli sforzi internazionali per ridurre i rifiuti marini con la creazione di una rete di recupero dei rifiuti marini (fishing for litter) nell’area dell’Atlantico nordorientale che consentirà alle imbarcazioni di scaricare a terra i rifiuti nei 40 porti coinvolti. Le parti contraenti di OSPAR hanno anche stabilito di affrontare il problema delle fonti di inquinamento da microplastiche dell’ambiente marino.

OSPAR agisce inoltre come forum per l’attuazione coordinata della Direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (MSFD) dell’UE da parte degli Stati membri e per la cooperazione interregionale basata sui concetti e sui metodi indicati nella Direttiva quadro.

Ricerca

La convenzione richiede l’elaborazione di programmi complementari o congiunti di ricerca scientifica e tecnica, che devono essere trasmessi alla Commissione:

Procedura di arbitrato

Per la composizione delle controversie tra le parti viene fissata una procedura arbitrale.

Allegati

La convenzione OSPAR contiene allegati che trattano delle aree specifiche seguenti

Allegato I: Prevenzione ed eliminazione dell’inquinamento proveniente da fonti situate a terra
Allegato II: Prevenzione ed eliminazione dell’inquinamento causato da operazioni di scarico o di incenerimento
Allegato III: Prevenzione ed eliminazione dell’inquinamento proveniente da fonti offshore
Allegato IV: Valutazione della qualità dell’ambiente marino
Allegato V: Protezione e conservazione degli ecosistemi e della biodiversità nella zona marittima.
Strategia UE per l’Artico

Una comunicazione congiunta del 2016 raccomanda all’UE

- un impegno continuo verso accordi multilaterali in materia ambientale che abbiano particolare rilevanza per la regione artica, come ad esempio OSPAR;
- di istituire aree marine protette nella regione artica per preservare la biodiversità;
- di collaborare con gli Stati della regione artica e altri partner internazionali per sviluppare uno strumento all’interno della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare per la conservazione e l’utilizzo sostenibile della biodiversità marina in aree al di là della giurisdizione nazionale.

Rifiuti radioattivi

Valutazione periodica

Le valutazioni periodiche sono volte ad analizzare i progressi compiuti dalle Parti contraenti della Convenzione OSPAR verso la Strategia nella riduzione degli scarichi di sostanze radioattive nell'Atlantico nord-orientale.

La quarta valutazione periodica dell'OSPAR pubblicata nel 2016 mostra che le misure per ridurre gli scarichi di sostanze radioattive nell'ambiente marino stanno funzionando.

La valutazione ha valutato i progressi compiuti dai paesi che sono parti della convenzione OSPAR verso l'obiettivo della strategia OSPAR sulle sostanze radioattive, che mira a ridurre gli scarichi di sostanze radioattive nell'Atlantico nord-orientale.

I risultati mostrano evidenti riduzioni di 35 valutazioni su 53 nei sottosettori nucleari tra il 2007 e il 2013 rispetto al periodo di riferimento (1995-2001). Inoltre, nessuna delle altre valutazioni ha mostrato evidenza di un aumento degli scarichi.

RSC sta attualmente lavorando alla quinta valutazione periodica, che si baserà sui progressi compiuti dalle due precedenti valutazioni e coprirà il periodo di valutazione dal 2012 al 2018. La quinta valutazione periodica valuterà gli scarichi, le concentrazioni ambientali e gli impatti radiologici sull'uomo e sul biota.

Valutazione periodica OSPAR

La quarta valutazione periodica dei progressi verso l'obiettivo della strategia per le sostanze radioattive

L'obiettivo strategico della Commissione OSPAR in materia di sostanze radioattive è prevenire l'inquinamento dell'area marittima OSPAR attraverso la progressiva e sostanziale riduzione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze radioattive.

Per raggiungere questo obiettivo, il comitato OSPAR per le sostanze radioattive effettua valutazioni periodiche dei progressi compiuti nell'attuazione della strategia. Sono state pubblicate tre precedenti valutazioni periodiche dei progressi verso l'obiettivo della strategia OSPAR per le sostanze radioattive. La quarta valutazione periodica si concentra sui progressi compiuti per quanto riguarda gli scarichi dei settori nucleare e non nucleare.

I materiali radioattivi sono una parte essenziale della vita quotidiana e hanno molte applicazioni, come la generazione di elettricità e usi diagnostici e terapeutici in medicina. Anche la radioattività si verifica naturalmente. L'esposizione alla radiazione di fondo naturale è il risultato di materiali radioattivi presenti in natura nel suolo, nell'aria, nel cibo e nei raggi cosmici provenienti dallo spazio. Per la maggior parte delle persone, l'esposizione alla radiazione di fondo naturale è la componente più importante della loro esposizione totale alle radiazioni.

L'uso di materiali radioattivi e lo smaltimento e lo scarico dei rifiuti radioattivi è soggetto a una rigorosa regolamentazione concordata a livello internazionale. Nel corso del loro utilizzo, quantità di sostanze radioattive possono essere immesse nell'ambiente, previa autorizzazione regolamentare, da impianti nucleari come centrali nucleari e da impianti non nucleari come ospedali e impianti petroliferi e di gas. Queste scariche possono portare a un'ulteriore esposizione alle radiazioni per l'uomo e altri organismi.

Quarta valutazione OSPAR

Scarichi liquidi da impianti nucleari nel 2019

I dati sono disponibili su ODIMS tramite: https://odims.ospar.org/en/submissions/ospar_discharges_nuclear_2019_01/

La presente relazione presenta i dati del 2019 sugli scarichi radioattivi liquidi degli impianti nucleari insieme alle tendenze temporali per il periodo 1989 - 2019. Su questa base è stata effettuata una valutazione degli scarichi del settore nucleare che comprende i seguenti sottosettori;

- centrali nucleari;
- impianti di ritrattamento di combustibili nucleari;
- impianti di fabbricazione e arricchimento di combustibili nucleari;
- strutture di ricerca e sviluppo;
- impianti di disattivazione e gestione delle attività relative ai rifiuti radioattivi legacy.

Gli scarichi sono riportati come alfa totale, trizio e beta totale (escluso il trizio) in terabecquerel all'anno (TBq/a).

Gli scarichi totali di attività alfa da tutte le installazioni nucleari nel 2019 sono stati 0,19 TBq, un valore simile all'anno precedente, il 36% in meno rispetto al 2016. Gli scarichi alfa annuali hanno oscillato nell'intervallo 0,17 - 0,3 TBq dal 2007 e nel 2019 sono stati circa il 6% del picco del 1989.

Gli scarichi dell'attività beta totale (escluso il trizio) da tutti gli impianti nucleari sono diminuiti notevolmente e ora sono solo l'1,5% di quelli del 1989. Nel 2019 gli scarichi beta totali erano circa 14 TBq, il 16% in meno rispetto all'anno precedente.

Lo scarico totale di trizio nel 2019 di circa 16.000 TBq è simile agli scarichi annuali effettuati negli ultimi anni e inferiore di circa il 21% rispetto al picco registrato nel 2004. Gli scarichi di trizio sono dominati da quelli del settore del ritrattamento (con l'81% del totale da Cap de la Hague) e fluttuano in base ai tassi di ritrattamento del combustibile esaurito.

Ubicazione degli impianti nucleari nei paesi OSPAR che scaricano direttamente o indirettamente nell'area marittima OSPAR nel 2019. Disponibile su https://odims.ospar.org/en/submissions/ospar_discharges_nuclear_2019_01/

Best Available Techniques (BAT) e Best Environmental Practice (BEP)

La convenzione OSPAR impone alle parti contraenti di applicare le migliori tecniche disponibili (BAT) e le migliori pratiche ambientali (BEP), compresa, se del caso, la tecnologia pulita, nei suoi sforzi per prevenire ed eliminare l'inquinamento marino.

OSPAR ha aperto la strada a questo concetto e ha adottato un gran numero di raccomandazioni e decisioni su BAT e BEP per varie tecnologie industriali e fonti di inquinamento terrestre.

Come definito nell'Appendice 1 della Convenzione OSPAR BAT “indica l'ultima fase di sviluppo (stato dell'arte) di processi, impianti o modalità di funzionamento che indicano l'idoneità pratica di una determinata misura per limitare scarichi, emissioni e rifiuti”. Il BEP è definito come “l'applicazione della combinazione più appropriata di misure e strategie di controllo ambientale”.

Ne consegue che BAT e BEP per una particolare fonte cambieranno nel tempo alla luce dei progressi tecnologici, dei fattori economici e sociali, nonché dei cambiamenti nella conoscenza e nella comprensione scientifica.

La raccomandazione OSPAR 2018/01 sulle scariche radioattive mira a prevenire ed eliminare l'inquinamento causato dagli scarichi radioattivi di tutte le industrie nucleari e dei relativi impianti di trattamento dei rifiuti radioattivi e delle attività di disattivazione, applicando le migliori tecniche disponibili (BAT) e la migliore pratica ambientale (BEP). Dal 2020 le parti contraenti riferiranno ogni sei anni sull'attuazione della presente raccomandazione seguendo le linee guida dell'accordo OSPAR 2018-01 . Questa raccomandazione sostituisce la raccomandazione PARCOM 91/04 che è stata attuata nell'ambito di sette cicli di rendicontazione dalle parti contraenti fino al 2019.

Scarichi da impianti non nucleari

La Commissione OSPAR raccoglie e pubblica relazioni annuali sugli scarichi di sostanze radioattive da impianti non nucleari, compreso il sottosettore del petrolio e del gas.

La Commissione OSPAR effettua una raccolta annuale di dati sugli scarichi del settore non nucleare per esaminare i progressi compiuti verso la strategia. La Strategia sulle sostanze radioattive si pone l'obiettivo di prevenire l'inquinamento dell'area marittima OSPAR da radiazioni ionizzanti attraverso la progressiva e sostanziale riduzione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze radioattive, con l'obiettivo ultimo di concentrazioni nell'ambiente vicine ai valori di fondo per le sostanze radioattive presenti in natura e vicino allo zero per le sostanze radioattive artificiali.

La Commissione OSPAR ha comunicato i dati sugli scarichi dal settore non nucleare dal 2005 seguendo le linee guida dell'Accordo OSPAR 2013-11. Le coperture dei rapporti non nucleari di OSPAR;

- il settore petrolifero e del gas:
- il settore medico;
- università e centri di ricerca;
- l'industria dei fosfati;
- produzione di pigmenti di biossido di titanio;
- acciaieria primaria;
- produzione radiochimica.

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Fonte: Commission OSPAR

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