Stop pesticidi: Analisi dei residui di pesticidi negli alimenti e buone pratiche agricole
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Stop pesticidi
Analisi dei residui di pesticidi negli alimenti e buone pratiche agricole
La necessità di garantire produzioni agricole quantitativamente e qualitativamente elevate e al contempo di difendere le colture da attacchi di parassiti, funghi e insetti comporta ancora oggi un largo impiego di pesticidi, nonostante soluzioni alternative e più sostenibili siano da tempo offerte da buone pratiche agronomiche e suggerite da un’evoluzione normativa che fissa tra i propri obiettivi l’uso sostenibile dei pesticidi. La situazione è migliorata nel complesso e lo rileva l’ultimo aggiornamento Istat relativo ai consumi di fitosanitari in Italia, secondo cui dal 2002 al 2013 la quantità di pesticidi distribuiti per uso agricolo si è ridotta del 29,2%.
Si tratta di un calo significativo, a cui però andrebbe collegato il graduale e progressivo aumento di aziende agricole che non fanno ricorso ai pesticidi e producono secondo i criteri del biologico e biodinamico.
Basti considerare che, sempre secondo i dati Istat, dal 2010 al 2013, a fronte di una riduzione della superficie agricola utilizzata su scala nazionale del 3,3%, la superficie agricola coltivata a biologico è cresciuta del 23,1%. Per quanto il quadro appaia in positivo, secondo l’ultimo rapporto Eurostat, l'Italia è il primo paese europeo per ricorso alla chimica di sintesi nella difesa delle colture e anche la varietà di residui di pesticidi negli alimenti, di cui porta evidenza il dossier di Legambiente, resta elevato. Una mole crescente di studi scientifici dimostra le ricadute negative che l’esposizione diretta o indiretta ai pesticidi può produrre sulle persone, in primis gli agricoltori, i bambini, gli anziani, e sull’ambiente.
Si deve infatti ricordare che solo una modesta parte dei trattamenti fitosanitari raggiunge gli organismi bersaglio, la quantità maggiore invece si disperde nelle matrici ambientali, aria, suolo e acqua, contaminandole, e può provocare danni agli organismi non bersaglio, quali la vegetazione spontanea e gli insetti utili. Per questo, Legambiente sostiene da sempre le pratiche agricole che non fanno ricorso alla chimica di sintesi o che prevedono un minor consumo di fitofarmaci e chiede che il cambiamento verso un futuro libero da pesticidi sia guidato da una decisa azione comunitaria e sostenuto da una quadro normativo chiaro ed efficace. La comunità europea ha compiuto diversi passi in questa direzione, per quanto è evidente che molta strada ci sia ancora da percorrere.
Nell’ambito del Sesto programma d’azione per l’ambiente, adottato il 22 luglio del 2002 dal Parlamento e dal Consiglio europeo, era stata infatti prevista la necessità di elaborare una strategia tematica per l’uso sostenibile dei pesticidi. In linea con questa volontà, la Direttiva europea 128/2009 ha definito un quadro d’azione comunitario e ha rimandato agli Stati membri l’adozione di Piani d'Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi.
L’Italia si è allineata alle prescrizioni europee nel 2014, adottando un Piano d’Azione Nazionale (PAN) che mira ad una sensibile riduzione dell'impiego di pesticidi in agricoltura e in ambiente urbano e che investe su formazione, sensibilizzazione, tutela dei consumatori, salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità.
Legambiente 2014