Terra dei fuochi: 30 Gennaio 2025 Italia condannata dalla CEDU
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Terra dei fuochi: Italia condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell'uomo (CEDU) di Strasburgo
ID 23382 | 30.01.2025
Allegati:
- Comunicato stampa
- Sentenza
La prolungata inazione da parte dello Stato italiano riguardo agli scarichi diffusi ha messo a rischio la vita dei residenti della Terra dei Fuochi. Accettare che esistesse un rischio per la vita “sufficientemente serio, reale e accertabile”, che potrebbe essere qualificato come “imminente”, la Corte ha ritenuto che il caso rientrasse sotto l’egida dell’articolo 2 (Diritto alla vita).
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Nell’odierna sentenza del 30 Gennaio 2025 della Camera nel caso Cannavacciuolo e altri c. Italia (ricorsi nn. 51567/14 e altri tre) la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha ritenuto, all’unanimità, che era stato: una violazione dell'articolo 2 (diritto alla vita) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il caso riguardava lo scarico, il seppellimento o l'incendio di rifiuti su terreni privati, spesso effettuati da gruppi criminali organizzati, nelle zone della regione Campania conosciute come Terra dei Fuochi, dove vivono circa 2,9 milioni di persone.
Si è verificato un aumento dei tassi di cancro e di inquinamento delle acque sotterranee registrato nella zona. La Corte ha ritenuto in particolare che lo Stato italiano non fosse riuscito a far fronte ad una situazione così grave con la diligenza e la rapidità richieste, pur essendo a conoscenza del problema da molti anni - in particolare nel valutare il problema, prevenirne la continuazione e comunicarlo al pubblico interessato.
La Corte ha ritenuto, all'unanimità, ai sensi dell'art. 46 (forza vincolante ed esecuzione delle sentenze), che L'Italia ha dovuto elaborare una strategia globale per affrontare la situazione della Terra dei Fuochi, istituire un meccanismo di monitoraggio indipendente e istituire una piattaforma informativa pubblica. Il termine per si tratta di due anni, durante i quali arriveranno le 36 domande pendenti di circa 4.700 richiedenti essere aggiornato. Una sintesi giuridica del caso sarà disponibile nel database HUDOC della Corte.
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La Corte ha aggiunto che le autorità italiane sembravano essere state piuttosto lente nell'affrontare le carenze sistematiche che affliggevano il sistema di gestione dei rifiuti in Campania. Data l'entità, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, al fine di informare il pubblico in modo proattivo sui potenziali o effettivi rischi per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Ciò non era stato fatto. In effetti, alcune delle informazioni erano state per periodi considerevoli coperte dal segreto di Stato.
Nel complesso, la Corte ha ritenuto che le autorità italiane non avevano affrontato il problema della Terra dei Fuochi con la diligenza giustificata dalla gravità della situazione. Lo Stato italiano non aveva fatto tutto ciò che gli era richiesto per proteggere la vita dei ricorrenti.
La Corte ha indicato che l'Italia deve elaborare una strategia globale che riunisca le esistenti o misure previste per affrontare il problema Terra dei Fuochi; istituire un'organizzazione indipendente meccanismo di monitoraggio, comprendente membri liberi da qualsiasi affiliazione istituzionale con lo Stato autorità; istituire un'unica piattaforma informativa pubblica che riunisse tutte le informazioni rilevanti informazioni riguardanti il problema Terra dei Fuochi.
Le misure devono essere attuate entro il termine di due anni a partire da giudizio divenuto definitivo.
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La Corte ha indicato che l'Italia deve elaborare una strategia globale che riunisca le esistenti o misure previste per affrontare il problema Terra dei Fuochi; istituire un'organizzazione indipendente meccanismo di monitoraggio, comprendente membri liberi da qualsiasi affiliazione istituzionale con lo Stato autorità; istituire un'unica piattaforma informativa pubblica che riunisse tutte le informazioni rilevanti informazioni riguardanti il problema Terra dei Fuochi.
Le misure dovevano essere attuate entro il termine di due anni a partire da quello attuale giudizio divenuto definitivo.
Le campagne del Nord Napoli erano diventate “un ricettacolo di rifiuti di ogni genere”. Un rapporto si riferiva al fatto che la Campania veniva trattata come “la pattumiera d’Italia” (la pattumiera d’Italia). Un altro ha affermato che si trattò di un “disastro ambientale…paragonabile solo al dilagare della peste nel XVII secolo”.
La contaminazione da diossina aveva provocato l'inquinamento di un'area considerevole. Un eccezionale in alcune zone, come attorno a Villa Literno, erano state osservate concentrazioni di metalli pesanti.
C’era un “avvelenamento persistente” del suolo. Tra le altre scoperte riguardanti la salute, è stato notato che i tassi di cancro erano notevolmente aumentati nel zona. Rapporti italiani e internazionali, come quello di The Lancet Oncology, Epidemiologia&Prevenzione ISS, Senato italiano e Organizzazione mondiale della sanità confermano i risultati sanitari al di fuori delle norme italiane nell’area.
Le commissioni parlamentari hanno evidenziato le questioni giuridiche relative alla gestione dell’inquinamento, compresa la deterrenza “praticamente inesistente”, la mancanza della “necessaria fermezza” dello Stato risposta, la quasi impossibilità di ottenere condanne per crimini ambientali e, tra le altre cose cose, i termini di prescrizione brevi. Erano critici nei confronti dei piani di bonifica e dei lunghi ritardi agire.
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