Protocollo di Nagoya (ABS)
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Protocollo di Nagoya (ABS)
Protocollo sull’Accesso alle Risorse Genetiche e l’Equa Condivisione dei Benefici
Il Protocollo di Nagoya (ABS) sull’Accesso alle Risorse Genetiche e l’equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo è uno strumento internazionale adottato dalla Conferenza delle Parti della CBD (Convenzione sulla Biodiversità Biologica) nel corso della sua X Riunione, il 29 ottobre 2010 a Nagoya, in Giappone ed è stato aperto alla firma il 2 febbraio 2011.
L’obiettivo del Protocollo consiste nella giusta ed equa condivisione dei benefici che derivano dall’utilizzazione delle risorse genetiche, ivi incluso l’appropriato accesso alle risorse genetiche e l’appropriato trasferimento delle relative tecnologie, tenendo in considerazione tutti i diritti riguardanti quelle risorse e quelle tecnologie e i fondi opportuni, contribuendo in tal modo alla conservazione della diversità biologica e all’uso sostenibile dei suoi componenti.
Il Protocollo dovrà applicarsi alle risorse genetiche nell’ambito dei contenuti dell’Articolo 15 della Convenzione sulla Diversità Biologica e ai benefici derivanti dall’utilizzazione di tali risorse. Il presente Protocollo dovrà anche applicarsi alle conoscenze tradizionali associate alle risorse genetiche nell’ambito dei contenuti della Convenzione sulla Diversità Biologica e ai benefici che derivano da tali conoscenze.
Oggetto del protocollo
Il Protocollo di Nagoya risponde direttamente al terzo obiettivo della CBD e adotta un quadro giuridico condiviso che regolamenta l’accesso alle risorse genetiche e garantisce una equa ripartizione dei benefici derivanti dal loro utilizzo. Da un lato, il Protocollo faciliterà l'accesso alle risorse genetiche e alle conoscenze tradizionali, dall’altro sosterrà la giusta ed equa ripartizione dei vantaggi con il paese fornitore e le comunità indigene e locali.
La sua applicazione fornirà maggiore certezza giuridica e trasparenza, facilitando sia per i fornitori che per gli utilizzatori l’accesso alle risorse genetiche ed alle conoscenze tradizionali.
L'importanza del protocollo
Il protocollo rappresenta un risultato storico in quanto costituisce un possibile anello di congiunzione tra le politiche per la conservazione della biodiversità e quelle per la lotta alla povertà. Esso, infatti, garantendo ai Paesi che dispongono di una ricca biodiversità la ripartizione dei benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse, li incoraggia a preservare questa inestimabile ricchezza.
Ad oggi il Protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e l’equa ripartizione dei benefici che derivano dal loro utilizzo e delle conoscenze tradizionali ad esse associate è stato sottoscritto da 92 Parti e ratificato da 78 di esse.
La firma e l'entrata in vigore
Il primo Paese ad averlo ratificato è stato il Gabon, l’11 novembre 2011. L’Unione Europea ha approvato il Protocollo di Nagoya con decisione 283/2014/UE, depositando lo strumento di ratifica il 16 maggio 2014.
L’Italia ha aderito al Protocollo il 23 giugno 2011, contestualmente all’Unione Europea e ad altri 11 dei suoi Stati membri, nel corso della cerimonia di firma organizzata dal Segretariato per gli Stati membri dell’UE presso la sede delle Nazioni Unite a New York.
Il Protocollo è entrato in vigore il 12 ottobre 2014, in coincidenza con lo svolgimento della COP 12 della CBD, dopo il deposito del 50° strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione o di adesione ( avvenuta da parte dell’Uruguay il 16 luglio 2014).
Il primo Meeting delle Parti (MoP1) del Protocollo di Nagoya (Repubblica di Corea, Pyeongchang, 13-17 ottobre 2014), che ha seguito la sua entrata in vigore formale, è stato preparato da un apposito Comitato Intergovernativo (Ad Hoc Intergovernmental Committee for the Nagoya Protocol, ICNP), che si è riunito tre volte. La prima riunione (ICNP-1) si è svolta in Canada, a Montreal, dal 5 al 10 giugno 2011. Scopo di questa prima riunione è stato quello di porre le basi per l’implementazione del Protocollo. La seconda (ICNP-2) si è svolta in India, New Delhi, dal 2 al 16 luglio 2012, nel corso della quale sono state adottate 8 raccomandazioni su: ABS Clearing House, capacity building, sensibilizzazione, compliance, meccanismo multilaterale globale di ripartizione dei benefici, guida al meccanismo finanziario, mobilizzazione delle risorse per l’implementazione del Protocollo, lavori futuri in preparazione della COP/MOP1. La terza riunione (ICNP-3) si è tenuta nella Repubblica di Corea, a Pyeongchang, dal 24 al 28 febbraio 2014, ed ha finalizzato il lavoro preparatorio per l’entrata in vigore del Protocollo che sarà oggetto di negoziato nell’ambito del Primo Meeting delle Parti (MOP1).
La COP/MOP ha la funzione di verificare l’implementazione del Protocollo ed è tenuta ad assumere, nell’ambito del proprio mandato, tutte le decisioni necessarie a promuovere la sua efficace attuazione, tra le quali (art. 26 Protocollo):
- formulare raccomandazioni su qualsiasi argomento necessario per l’implementazione del Protocollo;
- istituire quegli organismi sussidiari ritenuti necessari per le medesime finalità;
- cercare e utilizzare, per quanto opportuno, i servizi e la relativa cooperazione e le informazioni fornite da organizzazioni internazionali competenti e organismi intergovernativi e non governativi;
- stabilire le forme e la tempistica per trasmettere le informazioni funzionali al monitoraggio.
Lo svolgimento della MOP-1 è avvenuto durante il Semestre Italiano di Presidenza Europa.
Destinatari del protocollo
Le risorse genetiche, vegetali, animali o microrganismi, vengono utilizzate per vari scopi, che vanno dalla ricerca di base allo sviluppo dei prodotti. Ad esse è spesso associata la conoscenza tradizionale delle comunità indigene e locali, peraltro tutelata dall’ art. 8(j) della Convenzione. Il protocollo regola l'accesso alle risorse genetiche in relazione al sapere tradizionale degli indigeni e delle comunità locali.
I Paesi ricchi di biodiversità e di tradizioni locali sono per lo più quelli in via di sviluppo mentre i paesi utilizzatori di risorse genetiche coincidono con quelli industrializzati che dispongono di tecnologie avanzate e di risorse finanziarie.
Il caso dell’Italia offre l’esempio di un Paese che è al contempo fornitore e utilizzatore di risorse genetiche.
Risorse genetiche: utilizzatori e benefici
I principali utilizzatori delle risorse genetiche sono gli Istituti di ricerca, le Università e le aziende private operanti in vari settori quali: la farmaceutica, l'agricoltura, l’orticoltura, i cosmetici e le biotecnologie.
I benefici derivanti dalle risorse genetiche possono includere la condivisione dei risultati della ricerca, la partecipazione ad attività di ricerca biotecnologica, nonché i vantaggi monetari derivanti dalla commercializzazione di prodotti a base di risorse genetiche, come ad esempio quelli farmaceutici.
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