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Il terremoto e il maremoto di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908 / INGV

Il terremoto e il maremoto di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908 / INGV
 
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  Newsletter n. 494 del 30 Settembre 2025  
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Il terremoto e maremoto di Messina e Reggio Cal. 28 dicembre 1908

ID 24663 | 30.09.2025 / Download Scheda

Il sisma con magnitudo stimata intorno a 7.1. ebbe epicentro in mare e generò il maremoto più rovinoso di cui si ha memoria in Italia con effetti devastanti sulle coste della Sicilia Orientale e il Sud della Calabria. Il terremoto si originò alle 05:21 di mattina, cogliendo la maggior parte degli abitanti nel pieno del sonno.

Le vittime furono tra 75.000 e 82.000.

Le prime onde di maremoto si abbatterono sulle coste che affacciano sullo Stretto di Messina e Reggio Calabria e raggiunsero la Sicilia Orientale dopo circa 5-10 minuti dalla scossa principale, aggravando ulteriormente la devastazione causata dal sisma.

I titoli delle testate locali e nazionali, esplicativi e compendiosi, illustrarono la tragedia in tutta la sua vastità. Il “Giornale di Sicilia” del 29 dicembre 1908 scrisse: Messina distrutta da un violento terremoto, un terribile maremoto allaga la città sommergendola.

Messina distrutta da un violento terremoto, un terribile maremoto allaga la città sommergendola. 

Messina distrutta da un violento terremoto, un terribile maremoto allaga la città sommergendola. 
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«Ormai in quel lido, non altra opera umana si compie che l’ultima; il seppellimento. Non si aggirano tra le rovine se non fossori. E i fossori sono militi, come dopo una battaglia. E fu invero una battaglia quale mai non si raccontò nella storia degli uomini. Una immensa torma di cavalli […] sembrò passare al galoppo, sottoterra, nella fragorosa carica di un minuto. Una bocca di fuoco sparò […] col rombo di cento cannoni in uno, nel cupo silenzio della notte. E il mare si alzò di cinquanta metri, e la terra si abbassò e poi balzò su. E un soffio vastissimo di luce rossa, come un’improvvisa aurora boreale, alitò dal lido opposto; e un astro o più astri si sgretolarono in cielo. Fu una battaglia davvero, ma di Titani, ridesti dal loro sonno millenario in fondo agli abissi, e ritrovatisi in cuore la terribile loro collera primordiale. Ora in quel campo di battaglia, battaglia durata un attimo, dopo quindici giorni si procede all’opera ultima e postuma».
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Con queste parole commosse Giovanni Pascoli commemorò nel gennaio 1909 all’Università di Bologna le vittime causate dal terremoto e dal maremoto che il 28 dicembre 1908 avevano devastato entrambe le sponde dello Stretto di Messina. Fu quella la più grave catastrofe che il giovane Stato italiano si trovò ad affrontare per l’altissimo numero di morti e le distruzioni subite da centinaia di centri abitati. Il suo impatto sulla pubblica opinione fu straordinario e lasciò un’impronta indelebile non solo nella realtà delle aree colpite, ma anche nella coscienza e nella memoria storica del Paese e dell’intera Europa. Al di là dell’emozione suscitata dalle molte migliaia di vittime, questa fama si spiega col fatto che furono distrutte due città importanti come Reggio Calabria e, soprattutto, Messina, che era il capoluogo economico e geografico dello Stretto e il cui porto era d’importanza strategica e commerciale lungo le rotte che collegavano i bacini del Tirreno e del Mediterraneo centrale con il canale di Suez.

Militari impegnati a Messina nell’opera di soccorso (La Domenica del Corriere, 24 gennaio 1909).

Militari impegnati a Messina nell’opera di soccorso (La Domenica del Corriere, 24 gennaio 1909).

Ciò che oggi sappiamo sugli effetti del terremoto e del maremoto del 28 dicembre 1908 deriva da un insieme di fonti di vario tipo (giornalistiche, istituzionali e scientifiche) e la ricostruzione più recente e completa del quadro complessivo di tali effetti è contenuta nell’articolo di Guidoboni e Mariotti (2008), di cui questo post rappresenta una breve sintesi. Tale articolo è parte del volume antologico Il terremoto e il maremoto del 28 dicembre 1908 (2008), pubblicato nel centenario dell’evento dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dal Dipartimento della Protezione Civile, che fa il punto a un secolo di distanza sulle conoscenze di carattere storico e scientifico accumulate su questo evento epocale.

Anche le dinamiche a lungo termine della grande opera di ricostruzione sono state estesamente indagate dal punto di vista economico e sociale. Una notevole raccolta di contributi riguardanti la storia urbanistica, la progettazione architettonica e il restauro è contenuta nel volume antologico 28 dicembre 1908: la grande ricostruzione dopo il terremoto del 1908 nell’area dello Stretto (2008), pubblicato anch’esso in occasione del centenario.

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Il terremoto

Il grande terremoto avvenne all’alba del 28 dicembre, alle ore 5:20:27 locali. L’ora esatta risulta dal sismogramma registrato all’Osservatorio di Messina, salvato dal sismologo Emilio Oddone, che fu tra i primi studiosi a giungere sui luoghi del disastro. La durata della scossa percepita dalle persone fu di 30-40 secondi e, secondo la maggioranza dei testimoni, fu divisa in due o tre fasi distinte, di cui l’ultima molto più violenta. Il valore di magnitudo fu di 7.1, secondo i dati convergenti risultanti dalle analisi delle registrazioni strumentali e delle stime macrosismiche.

Localizzazione degli effetti classificati del terremoto del 28 dicembre 1908 (da Guidoboni e Mariotti 2008).

Localizzazione degli effetti classificati del terremoto del 28 dicembre 1908 (da Guidoboni e Mariotti 2008).

I danni più gravi (equivalenti a effetti di XI e X grado della scala MCS) furono rilevati in un’area di circa 600 km2: in 76 località della provincia di Reggio Calabria e in 14 della provincia di Messina ci furono distruzioni devastanti, estese dal 70 al 100% delle costruzioni. Nel Messinese l’area delle distruzioni pressoché totali fu ristretta al territorio del comune di Messina e comprese, oltre alla città, diverse frazioni litoranee o dell’immediato entroterra. A Messina il terremoto fu catastrofico e distrusse completamente il tessuto urbano: abitazioni, edifici pubblici civili ed ecclesiastici, infrastrutture. Le costruzioni che resistettero furono incredibilmente poche: secondo i dati del Ministero dei Lavori Pubblici soltanto due case risultarono illese. Tutte le altre crollarono totalmente o ne rimasero in piedi solo le pareti esterne, mentre collassarono tetti, solai, muri divisori e scale.

Messina: piazza del Duomo ingombra di macerie.

Messina: edifici distrutti in via Cardines.

Pure in questo quadro di distruzione generale, fu rilevato che gli effetti furono più catastrofici nei quartieri antichi e più bassi della zona centrale della città, fondati su terreni alluvionali poco stabili e dove la qualità del patrimonio edilizio era generalmente pessima. Gli edifici erano infatti troppo alti, quasi sempre non in seguito a un progetto di edificazione organico, ma a causa di successive sproporzionate soprelevazioni, senza un adeguato rafforzamento delle fondazioni, che risultavano dunque insufficienti. I muri erano troppo sottili in relazione all’altezza, spesso costruiti con ciottoli di fiume o con mattoni tenuti insieme da scarso cemento. I tetti e i solai risultavano eccessivamente pesanti e mal connessi con i muri maestri: per questo in molti casi sprofondarono anche quando le murature esterne rimasero in piedi. Gli effetti furono un po’ meno disastrosi nella parte alta più periferica della città, dove gli edifici erano fondati su terreni più stabili e compatti, e nei quartieri nuovi

Messina: piazza del Duomo ingombra di macerie.

Messina: piazza del Duomo ingombra di macerie.

In Calabria il terremoto ebbe effetti distruttivi in un’area molto più estesa di quella siciliana, comprendente tutto il versante occidentale del massiccio dell’Aspromonte. In molte località, inoltre, i danni del 1908 si sovrapposero a quelli non adeguatamente riparati causati dai precedenti terremoti del 1894, 1905 e 1907. Oltre che a Reggio Calabria, la scossa fu disastrosa in diversi centri abitati importanti, come Calanna, Sant’Alessio in Aspromonte, Sant’Eufemia in Aspromonte, Villa San Giovanni, e in tutte le località della costa, a nord e a sud di Reggio, rimaste poi devastate anche dallo tsunami che seguì la scossa.

[...]

segue allegato

Fonte: INGV



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