MATTM - Relazione sullo stato dell'Ambiente 2016

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MATTM - Relazione sullo stato dell'Ambiente 2016

A otto anni dalla precedente pubblicazione del 2009, la Relazione sullo Stato dell’Ambiente, trasmessa al Parlamento il 6 luglio 2017, rappresenta un doveroso aggiornamento sui principali indicatori ambientali del nostro Paese, ma anche uno strumento, il più ampio e completo, per chi desidera approfondire sotto il profilo scientifico la situazione dell’ambiente italiano.

Un lavoro che consente di avere piena contezza del nostro territorio, dei suoi ecosistemi, della sua biodiversità, dei punti di forza e insieme delle sue criticità.

La Relazione sullo Stato dell’Ambiente si avvia dal contesto già tratteggiato con il documento dell’Agenzia Europea per l’Ambiente “State and Outlook 2015” e facendo riferimento al tradizionale approccio DPSIR (Driving forces, Pressures, State, Impacts, Responses) è costruita secondo un modello concettuale che favorisce una più ampia modalità di analisi e lettura delle problematiche ambientali.

Il modello delineato mira ad individuare le relazioni di causa-effetto e le interazioni tra i moduli che lo costituiscono, con l’intento di costruire gli scenari possibili, adottare e valorizzare le politiche di tutela, fissando precise nomenclature e ponendosi in definitiva quale vero e proprio sistema di supporto alle decisioni.

L’Italia che emerge da questa disamina è uno Stato saldamente incardinato nel sistema di tutele ambientali definito dall’Unione Europea, il più attento e completo del mondo. Molti sono i punti positivi: siamo ad esempio tra i sistemi-paese a più alta efficienza energetica, possiamo contare su performance nelle rinnovabili che ci collocano all’avanguardia su scala mondiale.

Il documento analizza anche i ritardi antichi del Paese, a partire dal settore rifiuti, da quello in materia di depurazione e della qualità dell’aria delle nostre città.

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"Questa Relazione rappresenta non solo un doveroso aggiornamento sui principali indicatori ambientali del Paese, è uno strumento, il più ampio e completo, per chi desidera approfondire sotto il profilo scientifico la situazione italiana. Un lavoro ponderoso che consente di avere piena contezza del nostro territorio, dei suoi ecosistemi, della sua biodiversità, delle sue criticità. E’ un quadro che riporta le molte luci, ma anche le poche persistenti ombre dell’ambiente italiano, con l’assoluta trasparenza che è dovuta al Parlamento cui questo documento è destinato, e a tutti gli italiani che potranno consultare la Relazione sul sito del Ministero dell’Ambiente.

L’Italia che emerge da questa disamina è un Paese saldamente incardinato nel sistema di tutele ambientali definito dall’Unione europea, che è probabilmente il più attento e completo del mondo.

In questo ambito segniamo molti punti positivi, essendo gli unici fra i “grandi” d’Europa a non avere il nucleare come componente strategica (in alcuni casi assolutamente maggioritaria) del mix energetico. Siamo fra i sistemi-paese con la più alta efficienza energetica, abbiamo performance nelle rinnovabili che non solo ci pongono ai vertici del continente, ma ci collocano all’avanguardia a scala mondiale.
Io credo perciò che siano non agevoli, ma certamente alla nostra portata, gli ambiziosi target al 2030 ai quali siamo vincolati su scala europea dal pacchetto clima energia del 2014 (-40% di emissioni di gas serra, +27% di energia da rinnovabili e +27% di efficienza energetica) e sul piano internazionale dalla firma dell’accordo di Parigi sul clima, i cui impegni andranno rivisti ogni 5 anni per verificarne l’allineamento con l’obiettivo del contenimento dell’incremento delle temperature del pianeta entro i 2 gradi.

In alcuni settori scontiamo ritardi antichi sui quali stiamo lavorando. Mi riferisco ad esempio ai rifiuti, dove ancora siamo al di sotto degli standard europei per la raccolta differenziata che è in crescita e si attesta al 47,5% (i target UE sono del 65%), e abbiamo la criticità costituita dalle discariche dove finisce ancora il 40 % dei rifiuti, con aree del Paese in cui tale percentuale è più che doppia.

A tal proposito va detto che esiste un ritardo diffuso relativo all’impiantistica che riguarda anche i sistemi di termovalorizzazione, che nei paesi considerati più virtuosi dal punto di vista ambientale in Europa smaltiscono un’alta percentuale di rifiuti.
Stiamo intervenendo anche per sanare le carenze strutturali in materia di depurazione. Altro elemento di problematicità che emerge da questa “Relazione sullo Stato dell’Ambiente” è la qualità dell’aria delle nostre città, che in massima parte è condizionata negativamente dalle emissioni (pure in diminuzione) dei consumi civili e dei trasporti. A incidere in maniera decisiva sui superamenti dei limiti sono le condizioni climatiche peggiorate negli ultimi anni: i periodi di siccità più lunghi e l’assenza di vento determinano l’accumulo di sostanze inquinanti specie in aree “chiuse” a ridotto ricambio d’aria come la Pianura Padana. Sono situazioni complesse che richiedono interventi coordinati e di sistema, saldamente inquadrati nelle politiche di de-carbonizzazione del Paese e mirati in particolare al comparto della mobilità e degli usi civili.

Su questi temi sono stati avviati programmi organici e condivisi con i territori interessati, nella consapevolezza che le città, dove viene prodotto il 70% dei gas serra, sono il banco di prova di ogni politica di sostenibilità ambientale. Le realtà urbane rappresentano anche il luogo in cui si sperimentano e collaudano stili di vita individuali (penso alla differenziata, ai sistemi di mobilità come car e bike sharing, ai mezzi elettrici, all’uso delle biciclette per gli spostamenti casa-lavoro)
che possono avere una significativa incidenza sulle emissioni e sulla qualità dell’aria.

E gli ambiti urbani e para urbani sono anche quelli su cui si misura la propensione del nostro Paese al consumo del suolo, che rappresenta un altro dei “motori” di spreco di risorse naturali. Siamo ancora fra i paesi europei che cementificano più ettari ogni anno, e ciò è tanto più grave perché il nostro territorio è fragile, basti pensare che oltre il 60% delle frane che si registrano nel nostro continente avvengono in Italia.

Il nostro impegno in questo campo è di cambiare verso, di passare con decisione dalla cultura dell’occupazione di nuovi spazi a quella del recupero del già costruito e spesso abbandonato o degradato. Ciò può accadere per i centri storici, per le periferie da “rammendare”, per le vecchie aree industriali inquinate, oggi spesso al centro delle città, da bonificare e restituire agli usi civili o produttivi. Fare questo è possibile, in Italia lo si sta già facendo. Una misura fiscale come l’ecobonus
per le ristrutturazioni sta cambiando il volto e l’efficienza energetica delle nostre case ed ha innescato investimenti ingenti, creando centinaia di migliaia di posti di lavoro. Il nostro è un Paese meraviglioso in cui ambiente, arte e storia creano un mix inimitabile e irripetibile.

Abbiamo eccellenze monumentali, paesaggistiche, agroalimentari che nessun altro paese può vantare. Abbiamo competenze e talenti di valore assoluto. Abbiamo la più ricca biodiversità d’Europa, una straordinaria rete di parchi e di aree marine protette, abbiamo, in sintesi, un immenso “Capitale Naturale” che va tutelato, protetto, ma anche valorizzato come risorsa di sviluppo di una economia sostenibile.
Quella green economy che già coinvolge tre milioni di lavoratori italiani e che rappresenta il futuro del nostro Paese nell’ambito di un impegno globale per un domani che sia per tutti più sostenibile e più equo".

Gian Luca Galletti - Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Fonte: MATTM

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Teriritorio e del Mare

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